Russia, regione del Mar Nero, Ucraina e Kazakistan spingeranno la produzione internazionale di frumento a livelli vicini, se non superiori, a quelli registrati nell'annata record 2011. Il livello delle scorte dovrebbe salire, pur mantenendosi intorno a valori piuttosto esigui. Gli scambi internazionali dovrebbero crescere, ma le esportazioni europee potrebbero subire un leggero calo. I consumi globali si prospettano in ascesa, anche se la domanda rischia di essere indebolita dal minor utilizzo del frumento per l'alimentazione animale e dalla accresciuta appetibilità di altre tipologie di cereali con quotazioni più basse.
Sono queste, in sintesi, le previsioni per il mercato internazionale del frumento nell'annata 2013/2014, secondo gli analisti della Commissione europea, della società francese Tallage e dell'Us Wheat, che hanno fornito le loro stime in occasione dell'assemblea nazionale di Italmopa.
Concentrando lo sguardo sull'Europa, emergono aspettative diverse per i segmenti del tenero e del duro. Nel primo caso, secondo le analisi fornite da Tallage, tutti i valori dovrebbero essere positivi. Crescono la superficie investita (23,4 milioni di ettari, +1,5%), la produzione (125 milioni di tonnellate, +5%) - spinta dai forti aumenti di Spagna, Europa Centrale, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania, Austria e Bulgaria - e la produttività. «Al momento della semina - ha spiegato Andrée Defois - i prezzi erano alti e quindi il mercato si presentava allettante». Per l'Italia ci si aspetta un incremento del 10% della produzione. Nonostante ciò le nostre importazioni dovrebbero salire.
Il motivo di questa apparente incogruenza riguarda la qualità del raccolto, che si prospetta piuttosto deludente. In generale la disponibilità molitoria dovrebbe comunque essere compensata dall'aumento produttivo. La domanda aumenterà solamente sul fronte biocarburanti, mentre si prevedono cali sia per il consumo umano - a causa della crisi - che animale - a causa della forte contrazione della suinicoltura.
«Le quotazioni - ha spiegato l'analista - dovranno scendere se si vorrà alimentare la domanda, anche perchè in questo momento il frumento sta subendo la concorrenza del mais che viaggia su prezzi più contenuti. Ad ogni modo, a livello mondiale, non disponiamo di eccedenze. Questo significa che ogni imprevisto potrebbe muovere il mercato».
Pasta senza alternative
Passando all'analisi del duro la situazione appare più critica. L'area di coltivazione scende del 4%, seguendo l'andamento negativo di Francia e Italia, e la produzione dovrebbe passare da 8,17 a 8 milioni di tonnellate (per l'Italia da 4,42 a 3,74). Sul fronte della qualità, anche se è ancora presto per stilare bilanci, si prevede un contesto a macchia di leopardo: per il nostro Paese le prospettive dovrebbero essere abbastanza rosee al Sud e piuttosto fosche al Nord. In Spagna e Grecia la qualità sarà mista, mentre in Francia potrebbero esserci problemi per le micotossine. Il livello di scorte rimarrà molto basso.
E sono proprio gli stock, secondo Italmopa, il vero tallone d'Achille del comparto. «Limitandosi al solo segmento del duro, il livello di scorte comunitarie a fine campagna 2012/2013 dovrebbe essere di 0,5 milioni di tonnellate, rispetto ad un consumo globale di 10 milioni. Si tratta di una cifra allarmante, anche perchè non disponiamo di alternative per la produzione di pasta». L'associazione ribadisce pertanto l'esigenza di introdurre, in ambito comunitario, adeguati strumenti in grado di assicurare la fluidità del mercato e limitare le fluttuazioni delle quotazioni. Su quest'ultimo aspetto Italmopa ha ricordato come, negli ultimi cinque anni, i prezzi del frumento siano aumentati, rispettivamente, del 20% per il duro e del 5% per il tenero. Nonostante ciò «l'industria molitoria ha evitato di ripercuotere interamente sui propri prodotti i costi della materia prima, con un'assunzione di responsabilità, che si è però tradotta in un ulteriore riduzione dei margini, già tra i più bassi all'interno del settore agroalimentare».
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