Dalle serre idroponiche alle fattorie verticali, dai sistemi evoluti di tracciabilità e blockchain ai sistemi di supporto decisionale (Dss, Decision Support System) per la gestione sostenibile di acqua, suolo, ottimizzazione della produzione. Di questo e molto altro si è parlato ad Agrifood Next, l’evento organizzato da Segretariato Italiano di Prima, Fondazione Qualivita, Università di Siena e Comune di Siena, il 15 e 16 novembre scorsi, al Santa Maria della Scala, Palazzo Squarcialupi di Siena.
Protagonisti della due giorni sono stati i giovani, il mondo della ricerca, le imprese, le istituzioni e le organizzazioni del settore agroalimentare. L’obiettivo? Valorizzare i casi di innovazione tecnologica e organizzativa da parte di piccole e medie imprese del settore agroalimentare e promuovere le figure professionali del futuro.
L’innovazione muove la ricerca
«Innovazione e miglioramento genetico sono i cardini della ricerca nel settore agroalimentare che anche l’Ue sostiene e incentiva con risorse finanziarie mirate, a partire da quelle stanziate attraverso la Pac. La commissione Agricoltura del Parlamento è impegnata in prima linea per arrivare a definire quanto prima norme più chiare e trasparenti sull’uso delle nuove biotecnologie e sulle informazioni nutrizionali nelle etichette degli alimenti». Così Paolo De Castro, Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, in occasione di Agrifood Next.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche Massimo Inguscio, presidente del Consiglio nazionale delle ricerche: «La buona ricerca pubblica italiana e le iniziative di incontro e divulgazione come Agrifood Next possono essere di grande aiuto all’innovazione e allo sviluppo delle produzioni sostenibili del settore agroalimentare – ha affermato Inguscio -. I temi all’ordine del giorno per i ricercatori del Cnr a esempio sono l’agricoltura di precisione, l’intelligenza artificiale, le tecnologie innovative per la tracciabilità degli alimenti, la geolocalizzazione e il monitoraggio delle falsificazioni dei prodotti alimentari».
Dalla teoria alla pratica
Ma se c’è chi si occupa della teoria, c’è anche qualcuno pensa alla pratica. E questi sono i giovani che, freschi di studi e nativi dell’era digitale, trovano soddisfazione e soprattutto nessuna difficoltà nell’applicare soluzioni innovative.
Ad Agrifood Next sono state molte le case history raccontate dagli imprenditori under 40, tra questi Valeria Villani (leggi l’articolo di approfondimento su Valeria Villani), presidente regionale Agia, che per la sua azienda cerealicola a Gualtieri di Reggio Emilia ha scelto di puntare tutto su innovazione tecnologica, know how e spinta imprenditoriale. «Dopo l’abbassamento dei prezzi cerealicoli, l’azienda ha investito in strumenti innovativi per ottimizzare le risorse – ha spiegato la giovane -, aderendo al circuito Fieldview, che monitora la produzione tramite sensori installati su macchinari, collegati a dei satelliti, raccogliendo dati essenziali per la pianificazione. Nella coltivazione di mais, i sistemi satellitari ottimizzano i costi e massimizzano le rese. La spinta innovativa mia e di mio fratello Mirco, ha portato l’azienda a puntare su sistemi altamente tecnologici per migliorare la sostenibilità produttiva ed economica».
L’irrigazione programmata da remoto
Anche la storia del trentunenne Cosimo Calciano ha suscitato grande interesse al pubblico in sala. Agricoltore di terza generazione, Cosimo fonda la società Revotree, una startup innovativa che ha creato una piattaforma harware e software per l’agricoltura di precisione per monitorare lo stato dei terreni, gestire le operazioni agronomiche e le attività agricole, automatizzare l’impianto d’irrigazione, ottimizzando i suoi processi. Un esempio di precision farming che sfrutta le nuove tecnologie per aumentare la produttività del terreno risparmiando tempo, energie e risorse. «Il mio obiettivo? Quello di rendere semplice e accessibile a tutti gli agricoltori l’utilizzo di nuove soluzioni tecnologiche in agricoltura. Con Retrovee – ha sottolineato Cosimo - l’agricoltore a esempio può controllare dal proprio smartphone umidità e temperatura del frutteto o dell’uliveto, programmando l’irrigazione. Oltre alla gestione dell’irrigazione sarà possibile anche un aumento di potenziale di tracciabilità del prodotto, potendo collegare i dati dei sensori alla produzione».
Diversificare è la parola d’ordine
Emanuele Vita invece è laureato in Agraria e specializzato in Agro Ingegneria e a 32 anni gestisce la propria azienda agricola insieme ai fratelli Giuseppe ed Andrea, nel sud della Sicilia. «Messi in difficoltà dai prodotti che arrivano dall’Africa abbiamo deciso di puntare su innovazione e qualità. Coltiviamo così uva da tavola in fuori suolo a ciclo chiuso, una tecnica che consiste nel sostituire il terreno agrario con vari substrati in diverse tipologie di contenitori, dove le esigenze idriche e nutrizionali delle piante sono soddisfatte dalla distribuzione di soluzioni nutritive acquose “irrigazione fertilizzante”. I fuori suolo vengono attuati all’interno di serre o sistemi protetti». Parallelamente a questo lavoro, è iniziata anche la coltivazione di albicocche sottoterra e la coltivazione fuori suolo di finger lime, frutto di origine australiana detto anche caviale di limone. «La coltivazione fuori suolo a ciclo chiuso – ha precisato Emanuele - recupera con delle canalette l’acqua che viene data alle piante, che sterilizzata, viene rimessa in circolo, per ottimizzare i costi e rispettare l’ambiente».
Il microchip nelle piante da tartufo
Un’altra case history di Agrifood Next è stata quella di Francesco Loreti Urbani, ultima generazione della Famiglia Urbani, che all’età di 22 anni decide di contribuire al completamento della filiera del tartufo dando vita a Truffleland, un grande vivaio a Scheggino (Umbria) rigorosamente 4.0 per la coltivazione di piante da tartufo, corredate di microchip che misurano ogni dato possibile. «Sono piante di quercia, nocciolo e carpino – ha spiegato Francesco -, curate singolarmente da mani esperte. Piantate poi all’esterno e per cinque anni se ne stanno silenziose ad assorbire il nutrimento aspettando he la terra maturi. Il risultato è il tartufo, cibo unico e profumato. Il nostro obiettivo è quello di esportare in tutto il mondo, valorizzando la biodiversità, e indicare la via più virtuosa per il recupero delle zone abbandonate, per l’aumento della redditività dei terreni montani incolti, attraverso la creazione di ecosistemi ad elevatissima biodiversità con un impatto benefico sull’ambiente».
L’agricoltura social
Utilizzo innovativo dei social in ambito agricolo e migliaia di followers, è questa l’agricoltura di Paolo Nenci che vuole un’agricoltura alla portata di tutti. «All’interno della mia azienda agricola a Chiusi (Siena) ho creato un lavoro inesistente prima, aiutando gli imprenditori agricoli a capire come creare un maggior reddito, con minori spese, utilizzando nuove idee e nuovi concept, facendo crescere il loro brand in modo che possano sprecare meno tempo, soldi ed energie ed essere più soddisfatti». Così Paolo utilizza in maniera innovativa il web e nello specifico i social network attuando strategie di marketing digitale che hanno fatto crescerei il suo fatturato e la sua popolarità.
Alto contenuto tecnologico per uno sviluppo sostenibile e competitivo
A salire sul palco di Agrifoof Next è stato anche Thomas Marino imprenditore, fondatore e direttore Marketing di The Circle, la più grande azienda agricola tecnologica acquaponica d’Italia. Nel suo ruolo ha curato ogni aspetto legato al brand e al suo sviluppo, dall’identità all’acquisizione clienti, dallo sviluppo di new business ai rapporti con tv e media. L’azienda si pone l’obiettivo di imporre un modello di sviluppo sostenibile e competitivo che produca cibo senza alcun impatto sull’ambiente. «The Circle è un’azienda agricola ed energetica dall’alto contenuto tecnologico che sta lavorando a un modello di sviluppo sostenibile e competitivo che produce cibo ed energia, senza alcun impatto sull’ambiente – ha spiegato Thomas -. Abbiamo realizzato il primo impianto commerciale acquaponico d’Italia: 1500 mq di serra che ospitano un sistema di coltivazione tecnologico e competitivo. Nell’impianto acquaponico l’acqua circola dalle vasche dei pesci raggiungendo e fertilizzando le piante, per tornare poi nuovamente pulita ai pesci. Questo consente di recuperare tutta l’acqua che le piante non sono state in grado di assorbire; riducendo del 90% il consumo di acqua per kg di prodotto rispetto all’agricoltura tradizionale. La tecnologia aquaponica consente di coltivare interamente fuori suolo, anche nei suoli esausti o contaminati».
Leggi l’articolo di approfondimento su The Circle!
Eliminare le concimazioni solfatiche o azotate
Trentatre anni di Avezzano (Aq), presidente Anga giovani agricoltori di Confagricoltura L’Aquila, Claudio Scipioni, in collaborazione con l’Università dell’Aquila, con i laboratori del Crab e con il Consorzio di Ricerca It.Qsa sviluppa progetti con lo scopo di migliorare la qualità alimentare dei propri prodotti e contrastare la perdita di biodiversità e di suolo. «La mia azienda agricola sta sperimentando tecniche particolari per la coltivazione (soprattutto di patate, carote e cipolle) a basso impatto ambientale, che permettono di ridurre o eliminare le concimazioni solfatiche o azotate e di non impoverire il terreno». Per le caratteristiche di sostenibilità delle sue produzioni l’Agricola Scipioni è stata scelta come fornitore di patate per McDonald’s attraverso il progetto “Fattore Futuro”, promosso in occasione dell’Expo 2015 da McDonald’s, con il patrocinio del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, per sostenere l’agricoltura italiana e i giovani imprenditori.
Economia agraria sotto controllo
Tra i relatori di Agrifood Next anche Carlo Bisaglia,responsabile scientifico del Crea-It di Treviglio (Bg): «Fino ad oggi è stato difficile tenere conto di tutte le variabili che caratterizzano l’economia agraria dal momento che le agrotecniche si sono sempre basate su valori medi aziendali. L’agricoltura di precisione e l’agricoltura digitale permettono invece di gestire al meglio la variabilità con l’introduzione di tecnologie, ma servono investimenti e competenze extra-agricole. Ecco perché il settore dovrebbe puntare sui giovani, sempre più preparati. L’agricoltura di precisione e digitale – ha concluso Bisaglia - porterà a una riduzione del 15% dei concimi minerali distribuiti a parità di produzione, a una riduzione del 20% dei concimi organici distribuiti, a una riduzione del 70% delle quantità di fitofarmaci distribuiti, a rese superiori del 10% seminando a densità maggiore solo dove il terreno è più fertile e a un risparmio del 30% di acqua irrigua utilizzando Sistemi di supporto alle decisioni».