Sebbene in Italia meridionale la cimice asiatica (Hyalomorpha halys) non sia ancora un insetto così diffuso e dannoso come lo è nelle regioni settentrionali, resta alto il rischio potenziale per la frutticoltura e diverse colture ortive che questo polifago insetto può infestare (pero, melo, actinidia, pesco, ciliegio, albicocco, nocciolo, vite, fava, pisello, soia, pomodoro, peperone, mais, per citarne alcune di interesse agrario).
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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La presenza di H. halys, infatti, è stata segnalata ormai in tutta la penisola e in Sicilia, anche se per ora la densità di popolazione della cimice non sembra molto alta e non sono stati segnalati particolari problemi in campo.
Specie polifaga obbligata
La particolare biologia alimentare della cimice asiatica contribuisce alla sua diffusione, sia nello spazio, sia su colture diverse; questa specie, infatti, è polifaga obbligata: per completare lo sviluppo e riprodursi, un individuo deve necessariamente nutrirsi spostandosi su diverse specie vegetali.
I danni consistono essenzialmente in lesioni e necrosi delle parti su cui l’insetto si alimenta infilando il rostro e iniettando la sua saliva che ha effetti fitotossici. I problemi maggiori sono sui frutti che, se infestati in fase di ingrossamento, si deformano. Sotto la buccia, in corrispondenza delle punture, nel tessuto della polpa si forma il tipico cono salivare, una suberificazione dei tessuti che sono venuti a contatto della saliva e che, macroscopicamente, appare come un grumo della polpa.
Gestione problematica
Il controllo di questo insetto è particolarmente problematico, sia sulle colture agricole che in ambiente urbano. Sebbene siano stati registrati diversi insetticidi, l’efficacia non è risolutiva. L’esigenza di difendere i frutti prossimi alla maturazione crea ulteriori problemi per il rispetto dei tempi di carenza e per l’accumulo di diversi residui chimici.
La lotta con il parassitoide
Per questi motivi si sta provando la lotta biologica mediante il rilascio del suo antagonista Trissolcus japonicus, imenottero parassitoide presente nell’area di origine della cimice asiatica, per il quale è stata ottenuta di recente l’autorizzazione ministeriale all’importazione ed al lancio inoculativo in alcune delle aree più infestate di regioni settentrionali.
I ricoveri invernali
Oltre ai danni diretti alle colture agricole, la cimice asiatica crea fastidio e problemi anche nelle aree urbane e nelle abitazioni poiché gli adulti di H. halys a fine autunno sono attratti da edifici o anfratti riparati (es. i cassonetti delle finestre) dove si concentrano in gruppi numerosi per svernare, producendo ormoni di aggregazione. È in questo periodo, quindi, che si può avere una buona indicazione della presenza della cimice asiatica e della consistenza della sua popolazione, individuando e segnalando i siti di svernamento in modo da poter fare delle previsioni per la prossima primavera, quando l’insetto riprenderà il suo ciclo.
Come riconoscere la cimice
Il riconoscimento degli adulti di H. halys non è particolarmente difficile e può essere coadiuvato dall’informatica: cliccando qui si accede a un sito che raccoglie una serie di informazioni sull’insetto, eventuali segnalazioni e schemi e fotografie per la sua identificazione. Ancora più pratico e immediato per le segnalazioni è l’app “BugMap” (clicca qui per scaricare), che si può scaricare su smartphone, creata dalla fondazione Edmund Mach con la quale si può fotografare l’insetto e spedire l’immagine ad esperti per confermarne l’identificazione georeferenziata.