Nell’Italia settentrionale la crisi produttiva della castanicoltura, cominciata nel 2002 con l’arrivo in Italia del famigerato Dryocosmus kuriphilus (o Cinipide del castagno o Vespa cinese), sembra finalmente terminata.
La ripresa vegetativa dei castagneti, cominciata da un paio di anni, è proseguita anche nel 2018 aiutata da una annata climaticamente favorevole con frequenti piogge estive che hanno permesso un buon rigoglio vegetativo delle piante superando i deficit idrici degli scorsi anni. E se migliora lo stato vegetativo delle piante anche le produzioni riprendono consistenza.
In generale, le zone in cui i castagni sono in ripresa sono quelle in cui la lotta biologica al Cinipide del castagno è stata realizzata con maggiore convinzione.
In sostanza dove si è riusciti a ridurre le presenze dell’organismo alieno grazie all’introduzione del suo parassitoide specifico Torymus sinensis, si sta ristabilendo anche l’equilibrio ecologico compromesso dall’arrivo della vespina esotica.
Difesa dal bacato
In questo contesto è tornato di attualità il tema della difesa della produzione dal “bacato”, ovvero dal danno causato dalle diverse specie di insetti carpofagi che attaccano i ricci. Nell’Italia settentrionale il danno maggiore è causato dalla Tortrice intermedia (Cydia fagiglandana) e da quella tardiva (C. splendana) mentre appare di minore entità il danno provocato al Balanino (Curculio elephas) e dalla Tortrice precoce (Pammene fasciana). In molte aree produttive il danno causato da questi insetti oscilla dal 20 al 50% e finisce per essere il vero fattore limitante alla convenienza economica della coltura.
La recente disponibilità di moderni strumenti di difesa come il disorientamento sessuale “Ecodian Ct” o in alternativa l’uso dei nematodi entomopatogeni contro le larve svernanti degli insetti, sta permettendo ai produttori di ridurre il danno alla raccolta e di approfittare della contingenza favorevole.
In questo contesto finalmente positivo, l’unica nota stonata è la comparsa, per ora limitata ad alcuni areali, di problemi dovuti a Gnomoniopsis spp. l’agente del marciume bruno.
Le motivazioni che hanno portato a un aumento dei danni in post raccolta imputabili a questo patogeno, sono ancora da chiarire anche se, sicuramente, ci sono delle condizioni climatiche che ne favorito le infezioni. Inoltre, i danni da marciume bruno, spesso insistono nelle aree in cui si hanno delle isolate riprese delle infestazioni di vespa cinese dovute alla nefasta abitudine di bruciare i residui della potatura, eliminando i T. sinensis presenti nelle galle secche.
Salvaguardare l’ecosistema castagno
La disponibilità di metodi di difesa compatibili con l’ecosistema castagno può permettere un rilancio della castanicoltura nelle aree vocate collinari e montane con importanti ripercussioni economiche e sociali, non solo per la produzione di frutti e legno, ma anche per il presidio del territorio e la salvaguardia dell’assetto ambientale e idrogeologico.
I castagneti, infatti, sono veri e propri ecosistemi forestali, che hanno una propria complessità che è garanzia di stabilità ecologica e di qualità delle produzioni.
In questo contesto gli interventi con prodotti chimici sono sempre da evitare anche perché potrebbero essere di ostacolo alla lotta biologica disturbando quell’equilibrio ecologico faticosamente costruito che ha permesso il contenimento del Cinipide.
Il “disorientamento sessuale” è un metodo di lotta ampiamente utilizzato nella difesa delle colture frutticole che si basa sul rilascio nell’ambiente di feromoni sessuali che creano delle false tracce che disorientano il maschio dell’insetto impedendogli di trovare la femmina. Il risultato finale di questa tecnica è la riduzione degli accoppiamenti della specie dannosa e quindi del numero di uova deposte e del danno ai frutti.
Articolo pubblicato sulla rubrica L'occhio del Fitopatologo di Terra e Vita