Il deperimento batterico non dà tregua all’albicocco

Verso la fine dell’inverno non è infrequente sui rametti dell’anno precedente, in prossimità delle gemme infette, notare piccole gocce di essudato batterico, chiaro indice di infezione. Le gemme del rametto interessate dalla infezione al momento della ripresa vegetativa, non si schiuderanno
La lotta contro il deperimento batterico dell’albicocco non è facile. Non esistono prodotti curativi. Solo le misure preventive permettono di limitare la comparsa, la gravità e la propagazione della malattia

Negli ultimi anni il deperimento batterico dell’albicocco sta destando preoccupazione negli areali di coltivazione del nord Italia. Negli ultimi quattro anni si sta assistendo a gravi epidemie che stanno mettendo a dura prova la sopravvivenza degli impianti, in particolar modo quelli situati in collina. La malattia è provocata da un batterio del genere Pseudomonas di cui la specie più frequentemente osservata su albicocco e susino è Pseudomonas syringae pv. Syringae, mentre su ciliegio, oltre alla precedente può annoverarsi anche Pseudomonas syringae pv mors-prunorum dotata di una maggiore aggressività.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Propagazione e sintomi

Il ciclo del patogeno è caratterizzato da una fase epifitica, dove la popolazione rimane attiva e in grado di moltiplicarsi sulla superficie della pianta, e una fase infettiva molto breve e erratica. Le popolazioni epifitiche permettono la colonizzazione di nuovi organi e possono rappresentare al momento opportuno l’inoculo per la contaminazione.

Le popolazioni del batterio sono maggiormente elevate durante la primavera e l’autunno e relativamente più deboli d’estate. Allorquando la temperatura scende sotto lo zero l’acqua dalle cellule vegetali esce e s’accumula negli spazi intercellulari senza arrecare danno per le cellule vegetali. Con il rialzarsi della temperatura, l’acqua viene riassorbita lentamente dalle cellule, lasciando per un breve periodo di tempo un film liquido nello spazio intercellulare. Quando ciò avviene, sulle gemme svernanti, i fiori (organi molto suscettibili) o ferite contaminate, i batteri tendono a diffondersi rapidamente all’interno provocando in breve tempo la necrosi del tessuto vegetale interessato e successivamente veri e propri cancri che possono portare al disseccamento di intere branche e, nei casi più gravi, alla morte della pianta.

Gli organi legnosi colpiti, in corrispondenza del cancro, appaiono infossati mentre i tessuti infetti sottocorticali appaiono imbruniti ed arrossati. I sintomi di batteriosi possono comparire anche sui frutticini in accrescimento, inizialmente con leggere decolorazioni puntiformi, che col tempo evolvono in punteggiature necrotiche, fino a creare vere e proprie croste sulla superficie del frutto rendendolo non commercializzabile.

Le ferite da gelo sono un pericolo

Le condizioni predisponenti lo sviluppo della malattia sono rappresentate da abbondanti precipitazioni in grado di idratare fortemente le piante sensibilizzandole all’attacco del patogeno, e le gelate, sembrano indispensabili per creare micro-ferite e l’espulsione dell’acqua dagli spazi intercellulari. Non sembra un caso che i gravi attacchi di batteriosi che hanno portato ad un progressivo deperimento delle piante si siano verificati in questi ultimi anni, sono seguiti a gelate, condizioni ottimali per le contaminazioni di P. syringae pv syringae.

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Difesa contro il deperimento batterico complicata

La lotta contro il deperimento batterico dell’albicocco non è facile. Non esistono prodotti curativi. Solo le misure preventive permettono di limitare la comparsa, la gravità e la propagazione della malattia.

In fase di impianto è indispensabile evitare zone particolarmente esposte al freddo, scegliere il porta-innesto in funzione sia della varietà che del tipo di adattamento al suolo, praticare nelle aree a rischio un innesto il più alto possibile. In fase vegetativa è consigliabile evitare la potatura da ottobre a gennaio (è il periodo in cui i batteri penetrano e si sviluppano nella pianta), potare precocemente da luglio a agosto e rifinire la potatura a partire da marzo evitando di produrre ferite nella stagione fredda, proteggere le grosse ferite di potatura con paste cupriche, disinfettare gli strumenti di potatura il più frequentemente possibile, eliminare tutti i ricacci alla base del tronco e applicare una pasta cuprica batteriostatica.

Contro questa avversità batterica al momento solo i Sali di rame riescono a fornire una costanza di risultati. I periodi migliori per effettuare tali interventi sono i seguenti:

- Nel corso dell’autunno prevedere almeno 2-3 interventi rameici (250 g di rame metallo) all’inizio della caduta foglie e ripetuti dopo 7-12 giorni per coprire il periodo di caduta foglie;

- In gennaio-febbraio, ma prima dello stadio di “bottone rosa”, ripetere i trattamenti. In alternativa ai Sali di rame può essere utilizzato anche B. subtilis;

- Durante la fase vegetativa se le condizioni climatiche risultano favorevoli è possibile impiegare sali rameici a basse dosi per evitare fenomeni di fitotossicità.

Il deperimento batterico non dà tregua all’albicocco - Ultima modifica: 2024-01-24T17:51:03+01:00 da K4

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