La strategia Farm to Fork dell’European Green Deal pianifica per i prossimi anni un’agricoltura sempre più sostenibile, con una serie di indicatori, fra i quali il dimezzamento dell’uso dei prodotti chimici di sintesi, l’aumento delle superfici a biologico al 25% ed il dimezzamento degli sprechi, talvolta dovuti a malattie post raccolta e quindi correlati ad applicazioni in campo.
D’altro canto, pensando di soddisfare le esigenze dei consumatori, la grande distribuzione richiede numero e residui di agrofarmaci sulle derrate quasi sempre ben più bassi rispetto ai limiti di legge (Lmr).
In questo contesto, gli agricoltori e soprattutto i consulenti fitosanitari devono barcamenarsi fra strategie di protezione che garantiscano la perfetta qualità del prodotto, condizione indispensabile per la vendita, e allo stesso tempo giungere alla raccolta senza o con infimi limiti di residui di agrofarmaci.
Editoriale di Terra e Vita 25/2022
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In quest’ottica si stanno diffondendo sempre più, oltre all’agricoltura biologica, l’applicazione anche in agricoltura integrata di strategie di protezione basate su agrofarmaci ad impatto ambientale sempre più basso (sostanze a basso rischio, agenti di biocontrollo, sostanze naturali), che si possono integrare con l’uso di sostanze di base, al momento non del tutto esplorate nelle loro potenzialità, e possono consentire riduzioni nell’uso di prodotti chimici, sia in agricoltura biologica, sia in agricoltura integrata.
Essendo stata l’Italia innovatrice nell’applicazione dell’agricoltura integrata, ci siamo trovati a dover conteggiare la quantità di agrofarmaci utilizzati attraverso una serie di indicatori (ad es. Indicatore di rischio armonizzato 1 - IR1) in un momento nel quale le strategie di protezione erano già evolute e avevano margini di miglioramento ben più limitati rispetto a quelli di altri Paesi europei, nei quali l’agricoltura integrata e quella biologica erano meno conosciute e diffuse.
Non sarà facile raggiungere i target previsti, e forse neppure avvicinarsi a tali limiti, se non attraverso l’accelerazione del percorso che porti alla revisione del decreto sugli usi minori, al fine di ridurre gli usi “eccezionali”, che risultano fortemente penalizzanti sul calcolo dell’IR1 (la quantità applicata si moltiplica per 64), assieme ad una razionalizzazione dell’uso dei candidati alla sostituzione (il cui valore si moltiplica per 16).
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Per raggiungere gli obiettivi prefissati dalla strategia Farm to Fork bisognerà anche dedicare la giusta attenzione, e ove necessario potenziare tali attività, alla ricerca e alla sperimentazione di strategie di protezione a basso impatto ambientale, attività che nonostante le numerose e crescenti difficoltà viene portata avanti da diversi attori del settore (fra i quali aziende produttrici di mezzi tecnici, centri di saggio, servizi fitosanitari, consulenti fitosanitari, università e altri centri di ricerca).
Solo facendo squadra si potranno ottenere produzioni di elevata qualità e con la giusta remunerazione per l’agricoltore, che rappresenta il prezioso cuore dell’intero sistema.
E confidiamo che il nuovo Regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari in via di approntamento assecondi tale percorso e valorizzi le specificità della nostra agricoltura, che vanno comunicate sempre meglio al consumatore.
di Gianfranco Romanazzi
Università Politecnica delle Marche,
presidente dell’Associazione Italiana per la Protezione delle Piante (Aipp)
e membro del Comitato tecnico scientifico Edagricole