Nella primavera di quest’anno si sono ricreate le condizioni più favorevoli per la crescita delle popolazioni di Drosophila suzukii con un andamento climatico caratterizzato da temperature al di sotto della media e da frequenti precipitazioni.
Il clima, infatti, è il fattore naturale più importante nella regolazione delle popolazioni di D. suzukii e l’influenza che esercita sullo sviluppo dell’insetto è ormai ben conosciuta. Nel 2012, 2015 e 2017, ad esempio, annate caratterizzate da temperature estive torride e da quasi totale assenza di pioggia, il moscerino ha creato pochissimi problemi agli agricoltori italiani. Drosophila, infatti, è molto sensibile al caldo intenso (oltre i 30 °C i maschi diventano sterili) e al secco prolungato, con aumento della mortalità e migrazione degli individui.
Attacchi alle drupacee
Negli anni in cui le condizioni climatico meteorologiche sono favorevoli allo sviluppo delle sue popolazioni (2013, 2014 e 2018) gli attacchi di D. suzukii sono diventati il fattore limitante per il ciliegio e per le coltivazioni fruttifere a bacca rossa e, a volte, anche per alcune drupacee come albicocco e pesco. Particolarmente attaccati sono tutti quegli impianti limitrofi ad ambienti naturali che fungono da serbatoio per le infestazioni del moscerino e i ceraseti che hanno molte varietà a diversa epoca di maturazione. In questi ambienti le varietà più precoci fungono da innesco per le più tardive e, dopo la raccolta, i moscerini migrano sui frutti che maturano più tardi.
Lotta integrata
Negli anni di forte pressione è importante integrare la strategia chimica contro la Drosophila con un insieme di tecniche di supporto. A esempio può essere utile la cattura massale dei moscerini realizzata, a partire dall’allegagione, con una serie di trappole posizionate lungo il bordo del frutteto o della singola pianta per erigere una barriera protettiva. Però le prospettive più interessanti per il futuro sono rappresentate dall’adozione di barriere fisiche con reti anti insetto da applicare sul frutteto o sulla singola pianta. Si tratta di un sistema costoso e non sempre applicabile ma indubbiamente molto efficace.
A causa dell’elevato numero di uova deposte, del rapido ciclo biologico, dell’elevata densità di piante ospiti selvatiche e coltivate, del buon adattamento al nostro clima, dell’elevata mobilità dei moscerini e della possibile diffusione attraverso i frutti raccolti, D. suzukii è ormai presente in tutti i comprensori frutticoli anche se con livelli di popolazione molto diversi.
La difesa chimica
Anche se la specie ha molti ospiti, è sul ciliegio che causa i maggiori danni. La lotta contro il moscerino, infatti, è particolarmente difficile perché la femmina di Drosophila depone le uova all’interno dei frutti in corso di maturazione, proprio quando cambiano colore. Gli attacchi diventano evidenti, in genere, dopo il primo stacco e le ciliegie colpite da D. suzukii presentano un’ampia area depressa e vanno incontro a un rapido disfacimento con odore di fermentato a causa dell’attività di nutrizione delle larve al loro interno.
La difesa, quindi, deve essere preventiva e va realizzata contro gli adulti per abbassarne la popolazione e impedirne le ovideposizioni. Infatti, se le larve riescono a penetrare all’interno dei frutti, ogni difesa successiva risulta inutile. In presenza di elevate catture del moscerino o di condizioni meteorologiche favorevoli al suo sviluppo, è molto importante mantenere una adeguata copertura insetticida partendo dalla fase fenologica sensibile, l’invaiatura. Sul ciliegio la strategia di difesa deve essere complessiva, integrando i prodotti registrati per la lotta alla Drosophila suzukii (spinetoram e deltametrina) con quelli registrati per la mosca (acetamiprid, fosmet ed etofenprox) e per la tignola orientale (spinosad) in modo da sfruttarne l’efficacia collaterale. Per completare la strategia, nel 2018, si è aggiunto ai prodotti disponibili anche Cyantraniliprole che ha ottenuto un uso eccezionale per 120 giorni fino al 29 luglio 2018.