Se da un lato il diserbo pre-emergenza in alcuni areali è ottimale per la gestione delle resistenze di alcune infestanti, il diserbo post-emergenza rimane in Centro Italia l’intervento principale sul grano. Sono consigliati interventi precoci al fine di ridurre al minimo fenomeni di competizione con le infestanti.
In pre-emergenza
Il diserbo pre-emergenza, garantisce una migliore gestione delle specie di sostituzione e resistenti ma, in considerazione della natura residuale dei formulati utilizzati, si preferisce l’impiego di soluzioni più sostenibili. Inoltre, laddove non vi siano problemi di gravi infestazioni di Avena o Falaride tra le graminacee o specie perennanti, il diserbo eseguito in pre-emergenza consente di posizionare quello post-emergenza più tardivamente, anche in combinazione con i trattamenti fungicidi.
In post-emergenza
In Italia centrale, a parte qualche eccezione nell’area tirrenica dove sono possibili semine precoci e dove si verifica in genere un andamento climatico autunnale mite, le aziende privilegiano il diserbo post-emergenza.
La comparsa delle infestanti è relativa all’andamento climatico e, quindi, vi sono delle differenze sostanziali sul periodo di intervento che può essere dagli inizi del mese di marzo per le aree tirreniche dove le abbondanti piogge invernali associate al rialzo termico favoriscono lo sviluppo rapido delle principali infestanti monocotiledoni e dicotiledoni, fino agli inizi di aprile sul lato adriatico, dove le gelate di metà febbraio e, in generale le temperature medie più basse, ritardano lo sviluppo delle infestanti. L’ aumento delle resistenze e delle specie di sostituzione impone l’impiego alternato di erbicidi con meccanismi d’azione diversificati e se necessario, il ricorso al diserbo preventivo.
L’applicazione di post emergenza rappresenta, tuttavia, la tecnica di diserbo dei cereali autunno vernini più semplice ed efficace. A ogni modo l’intervento andrebbe effettuato precocemente, alla comparsa delle infestanti, in maniera da ridurre la competizione delle stesse con la coltura in atto e aumentare l’efficacia dei formulati sulla popolazione infestante poco sviluppata. Il periodo ottimale di applicazione corrisponde alla fase fenologica della coltura di inizio accestimento, fino alla fase di botticella. È essenziale controllare l’efficacia del trattamento dopo due-quattro settimane dall’applicazione ed eseguire prontamente eventuali azioni correttive prima che le infestanti sfuggite vadano “a seme”.
Attenzione ai meccanismi d’azione
I diserbi post-emergenza, se non ben gestiti in termini di tempestività e di rispetto delle etichette, possono contribuire a sviluppare fenomeni di resistenza. Le principali specie coinvolte in fenomeni di resistenza agli erbicidi nel frumento sono il papavero, il loietto e l’avena. Per quanto concerne il papavero sono state segnalate resistenze ai diserbanti dei gruppi Inibitori Acetolattato Sintasi (ALS) e auxine sintetiche, per il loietto e avena ai diserbanti del gruppo degli inibitori Acetil-CoA Carbossilasi (ACCAsi) e acetolattato sintesi (ALS).
In presenza di tale problematica, occorre trattare con diserbanti appartenenti ad altri gruppi, cioè con meccanismi di azione differenti. La presenza di popolazione resistente può essere supposta quando verifichiamo uno scarso controllo di alcune specie infestanti non motivato da altre cause. In questo caso è opportuno coinvolgere direttamente la società produttrice del diserbante al fine di verificare se effettivamente siamo in presenza di un problema di resistenza. Nel caso di scarsa efficacia di un prodotto, evitare assolutamente di ritrattare con lo stesso principio attivo aumentando la dose, ma scegliere un erbicida con un diverso meccanismo d’azione. Inoltre, in caso di miscele di due sostanze attive, utilizzare la dose piena di etichetta per entrambi le sostanze.
