L’Italia è uno dei maggiori produttori europei di cavoli in un mercato mondiale dominato dai giganti Cina (oltre il 46% della produzione mondiale) e India (dati Fao).
Fra gli organismi più pericolosi per le crucifere ci sono i punteruoli (Ceutorhynchus spp.) dei piccoli coleotteri curculionidi (circa 2,5-3 mm di lunghezza), di colore tendente al nero, dotati di un lungo rostro e ampiamente diffusi in tutta l’area europea di coltivazioni dei cavoli. La distinzione delle diverse specie di punteruoli non è facile in quanto le differenze morfologiche fra le diverse specie sono abbastanza ridotte e anche la loro biologia è abbastanza simile.
Esiste però una distinzione pratica/funzionale basata sull’organo attaccato. Lo stelo, ad esempio, viene attaccato in prevalenza da Ceutorhynchus napi. L’insetto vive di preferenza sulla colza ma è in grado di attaccare un po’ tutte le crucifere dal ravizzone, al cavolo, alla rapa e al cavolo-rapa.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
Abbonati e accedi all’edicola digitale
I danni
Pur attaccando anche il lembo delle foglie, C. napi danneggia soprattutto lo stelo e il picciolo fogliare. I danni sono dovuti all’attività di ovideposizione con cui le femmine incidono il tessuto midollare dell’apice vegetativo causando perturbazioni fisiologiche che poi evolvono in necrosi che portano i tessuti a diventare spugnosi e cavernosi.
Come conseguenza delle ovideposizioni lo stelo si accresce in modo anomalo deformandosi e incurvandosi. In seguito, le larve con la loro azione trofica, provocano la comparsa di spaccature longitudinali che possono misurare anche alcuni centimetri e che risultano particolarmente evidenti sulla colza e il ravizzone o ispessimenti e malformazioni per lo più sulle parti inferiori del fusto.
Sul cavolfiore le punture sulla base dei piccioli fogliari provocano la necrosi della parte superiore del fusto con conseguente emissione di ramificazioni avventizie che poi evolvono in cavoli con più teste.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
Abbonati e accedi all’edicola digitale
Su colture da seme a ciclo lungo
La colza è comunque in grado di resistere a pesanti attacchi senza perdite di resa grazie alla sua capacità di compensare i danni subiti. In Francia si considera che anche col 60-65% delle piante attaccate da C. napi, non ci siano perdite di produzione. I danni si hanno con attacchi più elevati o quando al punteruolo si uniscono anche gli attacchi del Meligete (M. aeneus) o della Cecidomia (D. brassicae). C. napi è dannoso anche alle brassicacee da seme che hanno un ciclo più lungo rispetto a quello delle stesse colture destinate al mercato da consumo fresco, in quanto aggiungono anche la fase dalla fioritura e quella dalla formazione del seme.
La maggior permanenza in campo comporta una prolungata esposizione ai parassiti e maggiori difficoltà nel loro controllo. La fioritura e lo sviluppo del seme, sono fasi estremamente delicate in quanto soggette ad avversità specifiche, capaci di compromettere la produzione sementiera sia in termini quantitativi che qualitativi. Sulle colture da seme il punteruolo e la dasineura risultano dannosi anche con livelli di infestazione molto più bassi rispetto alla coltura da mercato.
La biologia del coleottero
Il punteruolo dello stelo compie una generazione all’anno e sverna come adulto nei campi infestati l’anno precedente. A fine inverno, inizio della primavera (febbraio-marzo), gli adulti migrano verso i nuovi campi di colza e di altre crucifere. La femmina depone le uova nella parte superiore dello stelo durante la crescita che avviene tra la fine dell’inverno e l’inizio della primavera.
Dopo un paio di settimane le uova schiudono e si ha la nascita delle larve. Per un mese circa le larve si nutrono all’interno degli steli prima di lasciare la pianta per impuparsi nel terreno. Una nuova generazione di adulti rimane nel terreno per svernare ed emergere la primavera successiva. Le colonizzazioni dei nuovi appezzamenti avvengono nelle giornate soleggiate con temperature miti (9-12 gradi); queste condizioni favoriscono il volo del punteruolo verso le colture ospiti preseti nelle vicinanze.