L’afide grigio del melo è sempre più difficile da gestire

Colonia di Dysaphis plantaginea su melo (foto SFR)
I danni del climate change: l'allungamento del periodo di fioritura e quindi del divieto di trattamenti insetticidi ha favorito l'insediamento degli afidi. Come rimediare

Negli ultimi anni gli effetti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura sono sempre più evidenti e sono sempre più manifesti gli effetti che provocano sul ciclo colturale di numerose specie arboree e sugli organismi dannosi a loro infeudati.

Il riscaldamento globale ha un effetto diretto sulla fenologia di molte specie; negli ultimi tre anni, a esempio, l’innalzamento della temperatura primaverile dei mesi di marzo e aprile ha portato a un risveglio vegetativo precoce dei fruttiferi. Questo anticipo di vegetazione comporta un aumento del rischio di ritorni di freddo che nei nostri areali conduce spesso a gelate tardive. Semplificando possiamo dire che a causa delle mutate condizioni climatiche, il periodo di fioritura si è allungato e questo ha finito per favorire gli afidi, visto che in fioritura non si eseguono trattamenti insetticidi.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Insetto chiave

La specie chiave nella difesa del melo è l’afide grigio (Dysaphis plantaginea), presente sulle piante già al germogliamento e in grado di arrecare seri danni sia alle foglie nascenti sia ai fiori che ai frutticini. Questo afide vive in colonie sui germogli e sotto le foglie del melo; le sue punture nutrizionali provocano gravi e irreversibili accartocciamenti fogliari, deformazioni e arresto dello sviluppo dei germogli con conseguente perdita del “cimale”.

 

tab. 1 Linee di difesa dall’afide grigio del melo nei Dpi
Specie Danni causati Soglie nei Dpi Prodotti impiegabili
Afide grigio (Dysaphis plantaginea) accartocciamenti fogliari in prefioritura: comparsa delle fondatrici Azadiractina
deformazioni e arresto dello sviluppo dei germogli in post-fioritura: infestazioni in atto da caduta petali a frutto noce o in presenza di danni da melata Piretrine pure
aborti fiorali e colatura: gravi malformazioni sui frutticini Sali potassici acidi grassi
Tau-Fluvalinate
Sulfoxaflor
Flupyradifurone
Flonicamid
Pirimicarb
Spirotetramat

 

L’afide grigio ha un ciclo dioico con il melo come ospite primario e piante del genere Plantago come ospiti secondari. Sverna come uovo deposto sui rami del melo. In primavera, generalmente a marzo-aprile, nascono le fondatrici partenogenetiche che danno origine a 3-5 generazioni di fondatrigenie che si sviluppano sul melo.

Queste generazioni attaccano i germogli e proseguono la loro attività trofica fino all’inizio dell’estate. Successivamente compaiono le prime migratrici alate che si portano sull’ospite secondario dove svolgono alcune generazioni partenogenetiche. Tra la fine dell’estate e gli inizi autunno si formano le sessupare che migrano nuovamente sul melo, su cui originano gli anfigonici; le femmine di questi deporranno le uova destinate a svernare.

I nemici naturali di questo afide sono molti ma non riescono a evitare i danni sia per la soglia che molto bassa sia per il fatto che le popolazioni degli ausiliari raggiungono l’apice solo a inizio estate, ovvero quando il danno è stato già fatto.


Le strategie di difesa

Sul melo una corretta gestione degli attacchi afidici è fondamentale per ottenere produzioni abbondanti e di qualità in quanto, se non adeguatamente controllati, questi insetti sono in grado di apportare danni consistenti fin dai primi stadi di sviluppo della pianta. Per gestire le infestazioni afidiche risulta fondamentale avere a disposizione dei formulati che abbinino all’efficacia anche una buona persistenza e un ampio spettro di azione per riuscire a controllare tutte le specie di afidi che attaccano il melo.

Attualmente le strategie di difesa integrata combinano gli interventi preventivi in prefioritura, probabilmente quelli di maggiore efficacia, con quelli realizzati nella fase di caduta petali. Intervenire prima della fioritura riduce i rischi di effetti negativi verso i limitatori naturali, fitoseidi, coccinellidi e parassitoidi in particolare, che sono ancora al riparo nei luoghi di svernamento o scarsamente presenti nel frutteto. Il trattamento post-fiorale va a completare l’attività verso l’afide grigio ma è mirato anche alla gestione dell’afide verde. In seguito, l’intervento è giustificato con presenza di reinfestazioni o con danni da melata.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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L’afide grigio del melo è sempre più difficile da gestire - Ultima modifica: 2022-05-31T09:08:42+02:00 da K4