Sviluppo di nuove varietà più resistenti ai parassiti e quindi stimolo alla ricerca con finanziamenti anche pubblici, rispetto delle linee guida produttive messe a punto dal Crea di Bergamo e quindi estrema cura e precisione nelle attività in campo. Sono due delle principali azioni che gli esperti del settore consigliano per rilanciare la coltivazione del mais in Italia, sempre più in crisi per colpa di prezzi in calo, ma soprattutto a causa del cambiamento climatico che espone la coltura ad attacchi via via più frequenti da parte dei patogeni: diabrotica e piralide su tutti, ma anche le aflatossine sono una vera e propria piaga che mina i raccolti e di conseguenza anche il reddito degli imprenditori agricoli.
Un discorso simile, anche se di gravità inferiore, può essere fatto per il pomodoro da industria. A metà febbraio è stato firmato l’accordo sulla campagna produttiva 2018: gli industriali pagheranno agli agricoltori 79,75 euro a tonnellata, una cifra che a malapena copre i costi di produzione. Verrà però riconosciuto un premio per il raccolto con un grado brix compreso tra 4,8 e 5,2: uno stimolo a puntare sulla qualità. Diventa quindi fondamentale curare nei dettagli tutto il ciclo produttivo partendo dalla delicata fase del trapianto, quando le piantine sono più vulnerabili. Inoltre, il problema degli insetti terricoli negli ultimi anni è diventato più pressante, anche perché i neonicotinoidi sono stati vietati per la concia delle sementi.
Di seguito ecco alcuni accorgimenti per limitare il più possibile gli effetti negativi di patogeni ed eventi climatici estremi e imprevisti, che possono incidere negativamente sia sulla quantità che sulla qualità delle produzioni.
Mais, giocare d’anticipo
Negli ultimi dieci anni in Italia il terreno agricolo dedicato al mais si è ridotto di una superficie uguale a quella del Molise, tanto che dalla piena autosufficienza per la filiera zootecnica, la produzione nazionale oggi copre solo il 65% del fabbisogno e le stime per i prossimi anni indicano un ulteriore calo. Quella 2017 è stata un’annata molto difficile, con un -6,7% di resa rispetto alla media degli ultimi 5 anni e un -15% rispetto al 2016. Un trend che bisogna invertire in fretta, perché il mais è un elemento base per i mangimi con cui si alimentano gli animali inseriti nelle filiere delle nostre Dop agroalimentari più importanti: dal Parmigiano Reggiano al Prosciutto di Parma, solo per citarne due.
Una soluzione per combattere la diabrotica è anticipare le fasi di sviluppo del mais (con semine a metà marzo), anche attraverso l’uso di fertilizzanti starter che contribuiscono a sfasare il ciclo della coltura rispetto a quello dell’insetto. Non solo. Perché se le piante sono più sviluppate, l’apparato radicale è robusto e può sopportare meglio gli attacchi delle larve. L’apporto di unità nutritive con effetto starter contribuisce a maggiore tolleranza agli attacchi radicali e anticipa l’emissione delle sete, rendendo la pianta meno attrattiva per gli esemplari adulti.
Pomodoro, i dettagli possono fare la differenza
Anche un’altra coltura strategica per l’agricoltura italiana come il pomodoro da industria affronta un periodo di tensione, con prezzi spesso al limite della redditività e superfici che lo scorso anno nel nord Italia sono scese del 7,5% rispetto al 2016. Quindi diventa sempre più importante massimizzare le rese e aumentare la qualità, partendo dall’inizio del ciclo colturale con azioni di difesa e cercando di aiutare le piante a superare nel miglior modo possibile lo stress nel post trapianto. Tra i patogeni che più affliggono il pomodoro ci sono le nottue terricole e gli elateridi. Secondo l’ultimo report del Consorzio fitosanitario di Piacenza, le prime hanno una presenza significativa nei trapianti tardivi e la difesa con piretroidi risulta efficace. Meno diffusa la presenza dei secondi, anche se la difesa preventiva delle piantine con geodisinfestanti è un’azione che può contrastarne la comparsa.
Teflustar e Diastar Maxi: coppia vincente
Dall’esperienza formulativa di Diachem nel campo degli agrofarmaci sono nati due prodotti granulari a marchio Chimiberg che, autorizzati come insetticidi a base di Teflutrin (sostanza attiva originale Syngenta), producono anche un effetto starter, supportando le colture nei momenti di particolare stress, come semina e trapianto. Grazie alla loro particolare formulazione, Teflustar e Diastar Maxi garantiscono un’efficace difesa dai principali insetti terricoli, mentre l’effetto combinato e localizzato di fosforo e zinco stimola l’effetto starter.
I prodotti possono essere distribuiti in localizzazione lungo la fila mediante microgranulatori, oppure a pieno campo (incorporando con una leggera erpicatura). Le dosi d’impiego variano in ragione del differente contenuto di sostanza attiva (12-16 kg/ha per Diastar Maxi, 30-40 kg/ha per Teflustar). In previsione di attacchi prolungati, in particolare su pomodoro e altre solanacee, è possibile frazionare il trattamento in due tempi: un primo alla semina/trapianto e un secondo alla sarchiatura/rincalzatura.
Una formula che crea valore
I granuli di Teflustar e Diastar Maxi sono ottenuti con un processo produttivo originale che integra sostanza attiva e componente nutrizionale; ciò si traduce in positivi effetti quali: apporto di azoto ammoniacale e fosforo in adeguato rapporto (10:44); elevato contenuto di fosforo assimilabile, fondamentale nelle prime fasi di sviluppo della coltura; aggiunta di microelementi (Mn 3%, Zn 2%) utili a prevenire carenze e contrastare fenomeni di antagonismo; la localizzazione di unità fertilizzanti e microelementi favorisce la germinazione, lo sviluppo radicale, la vigoria delle piante, l’anticipo delle fasi fenologiche; la particolare formulazione esplica un’azione stimolante del processo germinativo e facilita il superamento dello stress da trapianto.
Sul mais, l’effetto starter contribuisce ad anticipare le fasi fenologiche, favorendo la fioritura e permettendo alla coltura di avere più giorni a disposizione per massimizzare la resa potenziale. Inoltre, stimolando lo sviluppo radicale, le piante sono più resistenti ad attacchi delle larve di Diabrotica, perciò l’effetto starter diventa anche una protezione indiretta dagli insetti.
Grazie alla sostanza attiva contenuta Teflustar e Diastar Maxi sono in grado di controllare tutti i principali insetti e artropodi terricoli dannosi: coleotteri, ditteri, miriapodi, lepidotteri, grillotalpa. Agisce per contatto e per ingestione, difendendo la semente e l’apparato radicale delle piantine. Grazie all’elevata tensione di vapore di teflutrin, i due prodotti esercitano anche una forte attività repellente che ne aumenta l’efficacia protettiva. Teflustar e Diastar Maxi sono perfettamente selettivi nei confronti di tutte le colture autorizzate.
Il parere di chi lo usa: diabrotica, questa sconosciuta
«In dieci anni mai trovata una pianta di mais allettata a causa della diabrotica». Una frase che riassume bene il parere di Eraldo e Mario Aglioni, titolari dell’omonima azienda agricola situata a Cascina Bandiera, frazione di Romano di Lombardia (BG). Esperti coltivatori di mais da granella, i fratelli Aglioni utilizzano Teflustar con soddisfazione da dieci anni nei loro trenta ettari gestiti a monocoltura: «L’effetto starter è molto spiccato – spiega Mario – anche nelle annate più fredde o comunque caratterizzate da condizioni climatiche difficili. Di solito ne somministriamo 30 Kg a ettaro, oltre ai concimi a lenta cessione».
L’azienda Aglioni impiega sementi Kws, le rese medie del 2017, a seconda degli ibridi sono oscillate tra i 180 e i 193 quintali per ettaro (al 15% di umidità), con una quota di sostanza secca compresa tra 72,9 e 78,6%.