Moria del fico in Salento, il punto della ricerca

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Disseccamenti di giovani rami su pianta di fico gravemente malata (foto F. Nigro)
L’agente causale è Ceratocystis ficicola, che colonizza, ostruisce e distrugge i vasi xilematici. Ma non tutto è ancora chiaro sullo sviluppo della malattia

Dal 2021, in alcuni areali del Salento, gli alberi di fico, in particolare quelli più vecchi e deperiti, sono soggetti a rapidi avvizzimenti a cui segue la loro morte. È un problema fitosanitario nuovo, che ha suscitato l’attenzione e l’interesse di un gruppo di studiosi (costituito da docenti e ricercatori dell’Università di Bari e del Centro di ricerca, sperimentazione e formazione Basile Caramia di Locorotondo (Ba) e da ispettori del Servizio fitosanitario della Regione Puglia), i quali lo hanno definito “moria del fico” e stanno cercando di appurarne le cause per mettere a punto opportune strategie di lotta. Di tale gruppo fa parte Franco Nigro, docente di Patologia Vegetale presso il Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti (Disspa) dell’Università di Bari.

Moria del fico, un'indagine complessa

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Gravi disseccamenti causati da Ceratocystis ficicola su giovane pianta della cv Dottato bianco (foto F. Nigro)

«Risalgono alla fine del 2021 le prime segnalazioni provenienti dalla provincia di Lecce. Durante i sopralluoghi, da ogni campo in cui sono stati segnalati casi di moria del fico sono stati prelevati campioni poi sottoposti ad analisi micologiche, batteriologiche ed entomologiche. L’indagine è stata resa ancora più complicata dalla presenza di piante di fico sparse e isolate e per lo più vecchie e dalla mancanza di ficheti specializzati, tranne qualche sporadico caso di giovani impianti, peraltro su modeste superfici. In un primo tempo qualche professionista del territorio ha azzardato l’associazione della moria del fico alla presenza di coleotteri, eventualmente della famiglia dei Buprestidi, o all’introduzione sul territorio di nuovi insetti alieni, capaci di scavare gallerie su piante deperite fino a portarle al disseccamento e alla morte. Tali ipotesi sono state quasi immediatamente confutate dai colleghi entomologi. Invece su quasi tutti i campioni si riportava costantemente la presenza di alcuni funghi patogeni, fra i quali, oltre a specie dei generi Neofusicoccum e Neocosmospora mai segnalate prima in Italia, la specie Ceratocystis ficicola, inserita dall’Eppo nel 2022 in Alert list e tristemente nota in Giappone perché ha distrutto la fichicoltura di quel paese negli anni 80 del secolo scorso. Nel 2022, oltre a identificare C. ficicola come agente causale della moria del fico, il gruppo di lavoro pugliese ha effettuato le necessarie prove di patogenicità su fico e i risultati hanno confermato la elevata virulenza degli isolati pugliesi».

C. ficicola e C. dilutus: simbiosi o contaminazione?

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Imbrunimento del legno in una branchetta di fico con presenza di gallerie da scolitidi (foto F. Nigro)

Inoltre, informa Nigro, nel corso dei sopralluoghi effettuati nei campi con casi di moria del fico è stata osservata di solito, anche se non sempre, l’associazione di C. ficicola con piccoli fori e piccole gallerie, dalle quali i colleghi entomologi hanno estratto e identificato un minuscolo coleottero scolitide, ovvero Cryphalus dilutus, originario del Sud-Est asiatico ma da tempo presente nell’area euro-mediterranea.

«Questo scolitide era già stato riportato negli anni 90 del secolo scorso in Italia e nei primi anni 2000 nell’isola di Malta, sempre associato alla moria del fico. Ma allora, sia in Italia sia a Malta, non era stata verificata l’eventuale presenza di funghi sulle piante attaccate dall’insetto. In Giappone C. ficicola è risultato associato alla presenza di uno scolitide del genere Euwallacea, che funge da vettore dei conidi del fungo nelle gallerie scavate all’interno della pianta. Abbiamo trovato numerosi esemplari di C. dilutus dai quali è stato isolato C. ficicola, ma non sappiamo, al momento, se esiste fra essi una relazione attiva o passiva, cioè se si tratta di una simbiosi o di un altro qualsiasi legame biologico oppure di una semplice contaminazione esterna».

Moria del fico, una ricerca più strutturata

Adesso il gruppo di lavoro sta operando per realizzare una ricerca più strutturata. «Sono state sottoposte alcune idee al ministero dell’Agricoltura e al Servizio fitosanitario regionale pugliese, anche per ottenere le risorse adeguate – conclude Nigro –. Occorre in primo luogo un piano di monitoraggio, attraverso non solo l’accertamento delle piante infette ma anche il campionamento del terreno, per realizzare una mappa quanto più precisa possibile dell’attuale reale presenza del fungo patogeno. E poi contenerne quanto più possibile la diffusione».

Un articolo più esaustivo sulla moria del fico in Salento sarà pubblicato a breve sulla rivista “Terra e Vita”

Moria del fico in Salento, il punto della ricerca - Ultima modifica: 2024-11-03T18:49:44+01:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

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