Sinergie per la difesa della vite dalla botrite

La combinazione di fungicidi chimici, Bca e gestione agronomica offre la maggior efficacia. La fase di fioritura è particolarmente critica, nonostante i danni maggiori derivino dagli insediamenti su grappolo

Insieme a oidio e peronospora, la botrite è una delle malattie chiave da considerare nella difesa della vite in Italia, in grado di causare, se la stagione decorre mite e piovosa, ingenti perdite produttive su uva da mensa e importanti modifiche biochimiche negli acini di uva da vino prossimi alla maturazione, che possono ripercuotersi anche sul processo di vinificazione.

La strategia di difesa

Il calendario fenologico tradizionalmente individua almeno quattro stadi vegetativi a rischio infettivo, da prendere in considerazione per difesa della vite dalla botrite: A) fine fioritura, B) pre-chiusura grappolo, C) invaiatura, D) il periodo di circa tre settimane che anticipa la raccolta.

La strategia oggi prevalente è quella che prevede due trattamenti anti-botritici effettuati nelle migliori condizioni perché possano svolgere la loro attività, tenendo in considerazione il rispetto del periodo di carenza specifico di ogni formulato.

Nei vigneti ad alto rischio per posizione e suscettibilità varietale, e in condizioni meteorologiche favorevoli al patogeno, è consigliabile intervenire in pre-chiusura grappolo e in una fase intermedia fra l’invaiatura e le 2-3 settimane prima della vendemmia.

In condizioni di basso rischio, indipendentemente dalla varietà e dalla pressione della malattia, il trattamento fondamentale è quello eseguito in pre-chiusura grappolo (prima che l’interno del grappolo non possa venire più raggiunto dalla sostanza attiva). Successivamente, è consigliabile effettuare il secondo intervento nelle altre fasi in funzione dell’andamento meteorologico. Nelle annate in cui si verifica scarsa piovosità nel periodo prima della raccolta, questo trattamento spesso risulta fondamentale.

Il trattamento a fine fioritura è da prendere in considerazione se ci si trova in condizioni di elevata pressione della malattia, su vitigni particolarmente suscettibili e con decorsi meteorologici molto favorevoli al patogeno, nonché - e soprattutto - in viticoltura biologica.

Sintesi di articolo tratto da Terra e Vita n. 17/2024

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Le sostanze attive

Le sostanze attive maggiormente impiegate per proteggere i grappoli dalla muffa grigia sono boscalid, isofetamid, pirimetanil, fluazinam, fenexamide, ciprodinil e la miscela di ciprodinil+fludioxonil.

Negli areali di pianura, nella fase di pre-chiusura grappolo, è consigliabile utilizzare la miscela fludioxonil+cyprodinil, fenpirazamine, isofetamid, mentre nel periodo tra l’invaiatura e la pre-raccolta è preferibile impiegare pyrimetanil e boscalid o fenexamid.

Negli areali viticoli collinari, nei quali la pressione oidica è più elevata, nella fase di pre-chiusura grappolo si consiglia invece di sfruttare la doppia efficacia anti-botritica e anti-oidica di boscalid. Non va dimenticato, inoltre, che i Sali di rame (favorendo l’inspessimento della cuticola degli acini) e strobilurine, impiegati contro la peronospora, svolgono anche un’azione secondaria nei confronti della muffa grigia.

L’impiego di agenti di biocontrollo

Da alcuni anni sono in aumento lo sviluppo di prodotti alternativi ai fungicidi di sintesi e l’interesse nei confronti del loro impiego per la difesa della vite, in generale e contro la botrite. Questo sia nell’ambito degli antagonisti naturali di B. cynerea, sia in quello relativo all’applicazione di contatticidi a basso impatto ambientale.

Al primo gruppo appartengono microrganismi batterici come Bacillus subtilis e Bacillus amyloliquefaciens, lieviti come Aureobasidium pullulans, Saccaromyces cerevisie e Metschnikowia fructicola ceppo NRRL Y-27328 e funghi come Pythium oligandrum e Trichoderma atroviride.

Alcuni - come Bacillus subtilis, Bacillus amyloliquefaciens, Aureobasidium pullulans, Trichoderma atroviride e Metschnikowia fructicola possono agire nei confronti di Botrytis cinerea come antagonisti, sfruttando una maggiore velocità di crescita e andando a occupare gli spazi trofici necessari all’agente patogeno, oppure sfruttando la produzione di sostanze antibiotiche, oppure ancora agendo come elicitori delle difese della pianta. Altri, come per esempio Pythium oligandrum, possono sfruttare anche una capacità di parassitismo nei confronti del micelio di B. cinerea.

Fra gli induttori di resistenza è possibile impiegare la Laminarina, estratto dall’alga bruna Laminaria digitata, e Cerevisane, una frazione inerte derivante dal lievito Saccharomyces cerevisiae (ceppo LAS117), riconosciuti dall'Ue come sostanze a basso rischio. Tali sostanze attive non possiedono un'azione diretta sul fungo patogeno ma, quando giungono a contatto con le cellule della pianta, favoriscono l'attivazione dei geni deputati alla difesa, la produzione di sostanze direttamente coinvolte nella difesa endogena (fitoalessine, proteine di resistenza), la produzione e l'accumulo di lignina, indirettamente coinvolta nella difesa, e infine la preparazione e l'accelerazione dei processi cellulari destinati a produrre perossidi (Ros) con azione antimicrobica. Il loro utilizzo è consigliabile sia nelle strategie di difesa integrata sia in quelle biologiche.

Fra i prodotti contatticidi sono da annoverare il bicarbonato di potassio e la miscela di estratti terpenici (eugenolo, timolo e geraniolo). In agricoltura integrata il loro utilizzo in strategie di difesa insieme ai prodotti chimici riduce il rischio di comparsa di popolazioni del fungo resistenti ai fungicidi di sintesi. Infine, è possibile impiegare anche polveri di roccia come caolino o zeolite come corroboranti.

Biologico e integrato

In viticoltura biologica, il contenimento della muffa grigia con l’esclusivo impiego di agenti di biocontrollo può essere considerato già una realtà.

In viticoltura integrata i risultati migliori si ottengono invece combinando gli agenti di biocontrollo sia con corroboranti e contatticidi, sia con fungicidi tradizionali. In questo caso gli agenti di biocontrollo possono trovare il loro impiego ottimale vicino alla raccolta, sfruttando il loro ridotto tempo di carenza, oppure nella fase fiorale e subito post-fiorale in caso di condizioni meteorologiche particolarmente favorevoli al fungo, sfruttando la loro azione antagonista e colonizzando per tempo i residui fiorali prima dell’agente patogeno.

Impiegare in alternanza i prodotti di sintesi con quelli di origine biologica diminuisce il rischio di insorgenza di ceppi del fungo resistenti.
Inoltre, l’applicazione dei Bca, specialmente in pre-raccolta, riduce la quantità di residui di prodotti di sintesi in uva e vino.

Botrytis cinerea è infatti considerato un fungo patogeno ad alto rischio di resistenza. Pertanto, è buona norma osservare scrupolosamente le strategie virtuose di difesa chimica nei confronti di questa malattia. È consigliabile alternare sostanze attive a diverso meccanismo d’azione e, soprattutto, limitare il numero di interventi a quanto espressamente indicato in etichetta.

Prospettive dei biofungicidi in viticoltura

La crescente preoccupazione dell'opinione pubblica per l'elevato impiego di fungicidi di sintesi e lo sviluppo di fenomeni di resistenza in B. cinerea hanno portato a un aumento delle ricerche per l’individuazione di possibili strategie di controllo alternative. Diversi biofungicidi sono stati messi a punto e si stanno già affacciando nelle linee di difesa della vite da botrite e dal altre malattie e si ipotizza che il loro impiego sia destinato ad aumentare nei prossimi anni. I biofungicidi, infatti, forniscono un discreto controllo della malattia e la loro attività può essere comparata, in alcuni casi, a quella dei fungicidi di sintesi, specialmente quando le pressioni della malattia sono basse o moderate.

Leggi anche: Attenzione alla botrite nei vigneti a raccolta tardiva

Sinergie per la difesa della vite dalla botrite - Ultima modifica: 2024-06-04T18:02:27+02:00 da Redazione

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