Olivo, tradizioni da cambiare per difenderlo dalla tignola

tignola dell'olivo
Nido di tignola, generazione antofaga

La revoca di diversi insetticidi di sintesi avvenuta negli ultimi anni impone anche per alcuni “storici” fitofagi dell’olivo il cambio delle strategie di controllo che erano consolidate e relativamente semplici ed economiche da attuare. È il caso, più volte trattato su questa rubrica, della mosca delle olive (Bactrocera oleae); per controllarla prevaleva l’uso dell’estere fosforico dimetoato, revocato nel 2019, che consentiva un’efficace lotta larvicida al superamento di soglie di infestazione attiva delle drupe. Un altro fitofago che, tradizionalmente, veniva controllato con strategie basate sul monitoraggio dell’infestazione e trattamenti larvicidi è la tignola dell'olivo (Prays oleae), diffusa in tutte le aree italiane di coltivazione dell’olivo anche se la sua dannosità può variare molto a seconda degli ambienti e delle condizioni climatiche dell’anno.

La mancanza di larvicidi performanti come il dimetoato ha reso necessario, anche negli oliveti non biologici, spostare il target di contenimento dalle larve agli adulti.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Il comportamento delle larve

La prima generazione larvale compare in primavera e si nutre prevalentemente dei fiori (generazione antofaga) con danni solitamente trascurabili; solo una piccola parte dei fiori, infatti, allegherà e darà origine ad un’olivina.

Le larve mature si incrisalidano in un “nido” facilmente riconoscibile per la presenza di residui fiorali disseccati tenuti insieme da fili sericei. Gli adulti che ne derivano depongono le uova direttamente sulle olivine dando origine alla seconda generazione (carpofaga) larvale che si nutre dei frutti e che è la responsabile del danno, perché le olive infestate cadono precocemente.

Alla schiusa le larvette penetrano spesso direttamente dall’uovo nella drupa. Successivamente seguendo i fasci vascolari raggiungono il seme attraversando il nocciolo non ancora indurito. Queste larve completano il ciclo nella drupa e, raggiunta la maturità, fuoriescono dal peduncolo, recidendolo e provocando il distacco del frutto.

Gli adulti della generazione antofaga daranno origine, in autunno, alla generazione fillofaga. Le larve di quest'ultima si nutrono prevalentemente di foglie e svernano come larve mature per poi incrisalidarsi in primavera e riprendere il ciclo.

tignola della vite
Catture di maschi di tignola con trappola a feromoni

Mancano prodotti adeguati

Tradizionalmente, il controllo della tignola dell'olivo era basato sul monitoraggio del volo della generazione di adulti con trappole a feromoni. Questo metodo consente di tracciare la curva di volo e forniscono indicazioni sulla densità di popolazione. Il trattamento larvicida si effettuava prima dell’indurimento del nocciolo (dopo questa fase la larva è già penetrata nel seme, protetta dai tegumenti lignificati del nocciolo) al superamento di soglie di infestazione. In effetti questa strategia è ancora prevista dai disciplinari di difesa integrata della maggior parte delle Regioni; tuttavia, anche per questo insetto come per la mosca, mancano prodotti sufficientemente citotropici da penetrare nella polpa e devitalizzare le larve più sviluppate.

Tra i prodotti registrati per trattamenti larvicidi, il Bacillus thuringiensis è un prodotto biologico ma attivo sulle larve per ingestione solo prima che queste penetrino nella drupa.

La recente estensione di etichetta dell’azadiractina su olivo contro tignola (oltre che mosca e dasineura) offre nuove possibilità di utilizzare un prodotto biologico con una discreta capacità di penetrazione.

Tra i prodotti chimici, sono specificamente registrati contro la tignola dell'olivo lo spinetoram e l’acetamiprid entrambi capaci di raggiungere solo le larvette più giovani. Per quanto considerato, potrebbe essere giustificato spostare il controllo sulla generazione antofaga, esterna ai tessuti e quindi raggiungibile anche con prodotti non penetranti come il Bacillus thuringiens. In questo modo si abbassa la popolazione della generazione carpofaga nell’oliveto, se sufficientemente ampio da non subire apprezzabili infestazioni di adulti dall’esterno.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Olivo, tradizioni da cambiare per difenderlo dalla tignola - Ultima modifica: 2024-06-11T10:00:24+02:00 da K4

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