Nessun rischio per la salute umana e in particolare nessuna cancerogenicità nemmeno probabile. Il 30 gennaio Epa, l’agenzia americana per la protezione dell’Ambiente, ha fatto il passo più importante nel suo accurato processo di revisione della registrazione di quello che continua ad essere l’erbicida più utilizzato anche negli States. Pubblicando la sua decisione l’agenzia afferma ancora una volta che l'erbicida non presenta rischi per la salute umana e può essere utilizzato in sicurezza se impiegato secondo tutti gli accorgimenti previsti in etichetta, compresi i requisiti di mitigazione della deriva.
La tempesta processuale
Si tratta della stessa conclusione che Epa aveva espresso un anno fa nel bel mezzo della tempesta processuale in corso negli Stati Uniti contro Bayer Monsanto. Dopo la terza sentenza avversa a causa della presunta responsabilità dell’erbicida nello sviluppo di linfomi non Hodgkin si è registrata negli Stati Uniti un’impennata delle citazioni a giudizio, arrivate in pochi mesi alla cifra record di 42.700.
L'agenzia ha proposto per la prima volta questa decisione interlocutoria nell'aprile del 2019 e ha accettato i commenti del pubblico fino al settembre successivo. Ora ha analizzato e risposto a tali commenti e finalizzato la decisione.
«Dopo un'attenta revisione – dichiara Epa in una nota - della migliore scienza disponibile, come richiesto dal Federal Insecticide, Fungicide e Rodenticide Act, l'EPA ha concluso che non vi sono rischi per la salute umana quando il glifosato è usato secondo l'etichetta e che non lo è un agente cancerogeno». Un’affermazione stentorea che non può che avere peso nella risoluzione delle migliaia di cause in corso negli States.
L’iter regolatorio in corso
Ciò tuttavia non significa che il glifosato abbia completato tutto l’iter regolamentare necessario per la sua registrazione negli Usa. Secondo quanto riporta Epa la revisione generale della registrazione dell'erbicida, iniziata nel 2009, probabilmente proseguirà nel 2021. Dopo l’analisi tossicologica, l’Epa prevede infatti di terminare il processo di valutazione biologica da rilasciare all’attenzione degli stakeholder per i commenti pubblici entro l'autunno 2020. «Le determinazioni finali delle specie in pericolo sono previste nel 2021».
Confagricoltura Lombardia:
«Più scienza, meno pregiudizi»
«La valutazione dell’Epa statunitense – commenta Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura Lombardia – conferma quanto sostenuto da tempo, sulla base della scienza e non del pregiudizio, dalla nostra organizzazione: riteniamo importante continuare ad utilizzare questa sostanza non solo da un punto di vista economico, perché si rischierebbe di mettere in crisi numerose imprese agricole, ma anche ambientale perché il glifosate è utilizzato particolarmente nelle tecniche di agricoltura conservativa, apportando benefici come la diminuzione di emissioni di CO2». «Anche questa vicenda – continua Boselli – evidenzia come, prima di ricorrere alla demonizzazione di alcune modalità produttive, sia opportuno analizzare le questioni tenendo nella massima considerazione i pareri espressi dalla comunità scientifica internazionale».
Mammuccini: «Stiamo assistendo a un paradosso»
Di parere opposto la portavoce della coalizione Stop Glifosato, nonché presidente di FederBio Maria Grazia Mammuccini: «Già dopo la terza sentenza avversa a Bayer Monsanto servivano provvedimenti immediati per eliminare il glifosato da tutti i disciplinari finanziati con i Piani di sviluppo rurale. Stiamo assistendo a un assurdo paradosso: mentre negli Stati Uniti i tribunali impongono a Monsanto di pagare i danni, da noi li si finanzia».
I pareri delle istituzioni scientifiche
Va ricordato che l’annuncio dell’Epa è solo l’ultimo in ordine di tempo. Prima si sono espressi in maniera positiva l’Efsa (European Food Safety Authority), l’Echa (European Chemicals Agency), la German BfR, il Jmpr (Joint Fao/Who Meeting on Pesticide Residues) e le autorità regolatorie di Australia, Canada, Corea, Nuova Zelanda e Giappone. Isolando così Iarc (Agenzia internazionale di ricerca sul cancro) che in un documento del 2015 aveva deciso di inserire il glifosate nel gruppo delle sostanze probabilmente cancerogene.
Le decisioni successive, in particolare quelle di Efsa e Echa, possono avere un peso decisivo anche nel processo di riregistrazione di questa sostanza attiva in Europa. Un percorso normativo appena partito. Nell’autunno del 2017 Bruxelles si è infatti espressa in maniera salomonica, per superare la spaccatura tra i Paesi, per una riregistrazione parziale di soli 5 anni (a fronte delle 12 previste) in scadenza nel 2022.
Oggi però si registra un sicuro cambiamento di atteggiamento da parte delle istituzioni europee nei confronti dell’erbicida, come testimoniato da una recente sentenza della Corte di Giustizia Ue.
«Chimica e agricoltura di pari passo»
«Il mondo scientifico – ribadisce Alberto Cortesi, presidente di Confagricoltura Mantova – si è espresso in maniera pressoché unanime in favore della sicurezza di questa molecola importante per la nostra agricoltura». «Eppure sembra che ancora non basti. I danni di una comunicazione scorretta e a senso unico sono già stati compiuti in questi mesi, basti pensare a tutti i comitati anti-glifosate nati in questo periodo. La verità è che chimica e agricoltura devono viaggiare di pari passo, i nostri imprenditori non possono fare a meno degli agrofarmaci, così come al tempo stesso non devono abusarne».