Anche quest’anno le condizioni non sono state ideali, nel Centro-Sud Italia, per le infezioni primarie della peronospora su vite, ma si intravedono condizioni favorevoli allo sviluppo dell’oidio. Le varietà precoci ormai si trovano nella fase di acino pepe, con la comparsa su foglia e su grappolo dell’oidio. In leggero ritardo il Montepulciano che si trova in fine fioritura/allegagione.
Epidemiologia della malattia
Trattasi di una patologia causata dall’agente causale fungino ectoparassita Erysiphe necator o Oidium tuckeri (forma conidica) presente sull’intero territorio nazionale.
Fino a qualche anno fa era ritenuta una malattia tipica del Centro-Sud Italia, ma negli ultimi anni, anche in virtù dell’aumento delle temperature estive, gravi attacchi si sono riscontrati anche nel Nord Italia, specialmente su alcune varietà più suscettibili, mentre le elevate temperature con massime che spesso superano i 35 °C, possono bloccare la diffusione della malattia nel Centro-Sud Italia. L’andamento delle infezioni dipende dalle temperature, con un optimun intorno ai 27 °C e inibizione dello sviluppo dei conidi con temperature superiori a 33 °C e con elevata intensità luminosa.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Si tratta di una tipica malattia policiclica, ossia in grado di portare a termine numerosi cicli di infezione, il cui andamento è caratterizzato da una fase iniziale di modesto incremento e da un successivo aumento esponenziale. Il momento in cui iniziano le infezioni dipende dalle modalità di svernamento del patogeno. Il fungo sverna come “micelio svernante” nelle gemme oppure con organi sessuati (cleistoteci) presenti sulle foglie cadute a terra l’anno precedente. Nel Centro Italia è stata riscontrata una netta predominanza delle infezioni ascosporiche che avvengono, generalmente, tra la l’ultima settimana di aprile e la fine di maggio.
La diffusione e la severità della malattia dipendono dalla quantità di cleistoteci prodotti dalle infezioni tardive verificatesi nell’autunno dell’anno precedente. Le infezioni primarie compaiono, di norma, in focolai isolati e, in genere, sono localizzate in zone del vigneto dove vi era la pressione delle malattie più elevata nell’anno precedente.
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Trattamenti fondamentali
Le osservazioni sperimentali e di campo indicano, per il controllo di questa fitopatia, la necessità e l’importanza di interventi preventivi e portano a delineare un consolidato schema di intervento.
Siamo a cavallo, a seconda dello sviluppo del vigneto, tra l’opportunità di un intervento con formulati triazolici (penconazolo, tetraconazolo, tebuconazolo, difeconazolo, fenbuconazolo ecc.) e l’utilizzo di prodotti attivi sul grappolo, indicati nei casi in cui lo stadio fenologico sia più avanzato (Cyflufenamid, Metrafenone, Pyriofenone, Proquinazid, Fluxapyroxad).
Ampia la gamma di prodotti utilizzabili in agricoltura biologica nei confronti dell’oidio su vite: zolfo, bicarbonato di potassio, Ampelomyces quisqualis, Bacillus pumilus, olio essenziale di arancio dolce, laminarina, cerevisane, Cos-Oga.
I sintomi
I sintomi sono visibili su tutti gli organi della pianta (foglie, acini e tralci). Sugli acini colpiti si forma un feltro biancastro dall’aspetto polverulento costituito dal micelio e corpi fruttiferi. Con l’accrescimento dell’acino nelle parti sane si creano delle fenditure, anche profonde, particolarmente dannose nell’uva da tavola.
Anche il rachide e i peduncoli delle foglie possono essere colpiti mostrando delle necrosi reticolari. Gli acini colpiti in fase di accrescimento rimangono più piccoli.
Sulle foglie si può osservare lo sviluppo di una tipica muffetta polverulenta bianco-grigiastra sulla pagina superiore, che inizialmente può essere molto lieve, e/o bollosità e increspature del lembo con presenza di aree decolorate e punteggiature necrotiche. Si evidenzia una maggiore suscettibilità sui giovani organi vegetali e sui grappoli fino all’invaiatura.