La terza sezione del Consiglio di Stato, pronunciandosi sul ricorso presentato da Codacons insieme con associazioni ambientaliste e aziende alimentari pugliesi, ha confermato la validità delle azioni messe finora in atto dalle istituzioni contro la piaga della Xylella.
Un ricorso avventato
Il ricorso era stato presentato contro Regione Puglia e Ministero delle Politiche agricole, alimentari e del Turismo e finalizzato a riformare l'ordinanza cautelare del Tar Lazio e ottenere l’annullamento della delibera di Giunta regionale Puglia n. 1890 del 24 ottobre 2018, avente ad oggetto “Azioni di contrasto alla diffusione della Xylella fastidiosa per il 2018-2019”, e del Dm 13 febbraio 2018 del Mipaaft.
Alla base del ricorso dell’associazione il fatto che, “nonostante la politica di contrasto sinora messa in atto dallo Stato e dalla Regione, la Xylella continui ad avanzare sempre di più in Puglia, causando la devastazione del territorio e dell'ecosistema pugliese. Non a caso numerosi esperti ritengono sbagliata la strategia adottata dalle istituzioni, proponendo soluzioni alternative che non prevedono l’abbattimento delle piante ma la “convivenza” con il batterio, attraverso una cura che ne riduce la carica batterica”.
Non ci sono alternative agli abbattimenti
Ma i giudici del Consiglio di Stato (Presidente Franco Frattini, Relatore Giovanni Pescatore) con l’ordinanza n. 3244 del 20 giugno, hanno respinto il ricorso ritenendo che «il metodo alternativo di contrasto alla Xylella prospettato dalla parte ricorrente e finalizzato al controllo del batterio non risulta adottato da organismi ufficiali nazionali, né avallato dagli organi comunitari o dall’Efsa, né corroborato dal buon esito di sperimentazioni di lungo periodo delle quali sia stata acclarata in modo compiuto l’effettiva efficacia; dunque, esso allo stato non può dirsi, secondo oggettivi criteri di evidenza scientifico-sperimentale, preferibile, quanto a capacità di contenimento della diffusione del batterio […] sotto il profilo del periculum in mora, appaiono prevalenti le ragioni connesse all’attuazione delle misure di contrasto alla diffusione del batterio, onde ovviare ad un ritardo che – oltre alle pregiudizievoli implicazioni di carattere fitosanitario e alla sostanziale vanificazione dell’intervento programmato – accresce i rischi correlati alla procedura d'infrazione alla quale è sottoposto lo Stato italiano».
Centinaio: «Stop a Santoni e pseudoscienziati»
Il Consiglio di Stato, quindi, convalida l’azione della Regione Puglia e del Ministero sul fronte della lotta alla Xylella, anche in considerazione della sentenza della Corte di Giustizia Ue del 9 giugno 2016, che ha confermato il rispetto dei principi di precauzione e proporzionalità, nonché la sussistenza di un adeguato presupposto scientifico legittimante le misure adottate in Italia.
«Si va avanti secondo programmi – ha commentato il ministro Gian Marco Centinaio –. Volevano far passare idee di contrasto alla Xylella non riconosciute dalla scienza ufficiale. Basta vivere nell’Italia dei santoni e degli scienziati improvvisati».
Rimane ancora un aspetto senza risposte: Le radici vivono bene nel terreno costipato dalle continue fresature e rullature del terreno che vengono eseguite negli oliveti del Salento? Le prime per il controllo delle erbacce, le seconde per la facilitazione delle olive, che in genere cadono prima a terra naturalmente e poi vengono rastrellate o aspirate con idonei mezzi. I ripetuti diserbi sotto le chiome degli alberi. che viene eseguito da molti anni (per quanto io sappia almeno da 60 anni prima con gramoxone, poi con glifosate ed altri). Si è sicuri che i diserbanti non abbiano contaminato il terreno rendendolo imìnospitale per le radici?