C’è del marcio in Puglia?
In soli due anni (o più di 10 come ipotizza la Procura - si legga qui) l’epidemia di Xylella ha coperto i 70 km che separano Gallipoli, sede dei primi focolai, da Oria (Br), oltre il limite nord della prima zona cuscinetto.
Complice il clima mite di questo inverno (che favorisce il vettore Philaenus spumarium) l’infezione potrebbe presto oltrepassare i confini regionali. A chi dovranno essere indirizzati i prevedibili ricorsi: alla Regione Puglia che ha ritardato l’esecuzione del Piano o alla Procura che ne ha impedito il completamento? Chi assicurerà la gestione agronomica anti vettore sugli oliveti sequestrati? Si potrà tentare una profilassi anti-Xylella?
Perchè, qual che sia l’esito (molto futuro) del procedimento legale in atto, i sequestri non bloccano di certo il batterio.
Un’azione accolta come una liberazione dal Governatore Michele Emiliano. «La malattia – ha detto – è ormai insediata, le azioni di emergenza non hanno più senso». Più critiche alcune organizzazioni agricole. «Non comprendiamo – afferma Agrinsieme – una situazione dove la Magistratura ribalta il parere scientifico e nega protocolli utilizzati a livello internazionale». In effetti In California (malattia di Pierce su vite) e in Brasile (su agrumi) il contrasto a Xylella fastidiosa è passato attraverso il rafforzamento dell’azione dei tecnici fitosanitari. In Italia invece vengono messi tutti sotto accusa. Questione di cultura?
La verità processuale si forma davanti al giudice secondo il principio del contradditorio. Una formula in cui l’eloquenza conta più della scienza. L’evidenza scientifica invece presuppone osservazione e sperimentazione: la matematica conta più della grammatica.
Tempi, metodi e competenze diverse, ma non solo. La subordinazione della scienza alla politica e alle procure apre scenari pericolosi.
C’è del marcio in Danimarca.
Un verso diventato paradigma di corruzione e caos istituzionale, scritto da Shakespeare ai tempi in cui l’Inquisizione era ancora attiva e Galileo doveva abiurare pubblicamente alle sue teorie. L’olivo è una coltura fortemente simbolica, la battaglia per preservare un territorio caratterizzato da impianti secolari è più che legittima, ma non giustifica le diffamazioni con tesi fantasiose delle multinazionali del settore, la dolosa prescrizione delle più bizzarre soluzioni "naturali", i pregiudizi contro l’agrochimica sparati sui social network. Una caccia all’"untore" che sembra contagiare la Procura di Lecce (lo conferma il riferimento ai «deleteri pesticidi») e che ci riporta in un clima pre-Illuminismo.
Le prime conseguenze sono dietro l’angolo: in Italia è previsto l’avvio di un Piano nazionale di monitoraggio anti-Xylella, ma dopo quanto succede in Puglia, chi avrà il coraggio di individuare e isolare il batterio? Lorenzo Tosi
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