Aumentare la redditività dei produttori avicoli da una parte, e offrire maggiori garanzie di qualità ai consumatori dall’altra. Ha ruotato intorno a questi due obiettivi il confronto tra gli operatori della filiera avicola nell’ambito del workshop organizzato a Verona da Edagricole e Fieragricola lo scorso 1° febbraio.
«Sta calando il consumo di uova - ha sottolineato Gianluca Bagnara, presidente di Assoavi (Associazione nazionale allevatori e produttori Avicunicoli) che rappresenta sia la produzione che la trasformazione (circa il 65% della produzione nazionale) che era aumentato durante la crisi economica dal 2008 in poi. Un trend negativo dovuto allo stesso motivo in senso inverso, ossia la ripresa economica generale. Oggi occorre produrre uova pensando al consumatore con l’obiettivo di valorizzare il prodotto. Per passare da commodity a prodotto di valore aggiunto non è più valida la strategia che si basava sull’esclusività di un prodotto, ora conta la conoscenza del prodotto e quindi occorre spiegare al consumatore come l’uovo viene prodotto e cosa c’è al suo interno».
Il prezzo dell’uovo è legato alle quantità: «Nel 2012 con la conversione delle gabbie di galline ovaiole da classiche ad arricchite – ha sottolineato Bagnara - il fermo degli allevamenti aveva ridotto l’offerta e provocato un picco dei prezzi poi la produzione è aumentata e ha fatto ricadere i prezzi. Nell’ultima annata abbiamo avuto il problema fibronil e l’influenza aviaria».
Per quanto riguarda i costi l’impatto maggiore è legato all’alimentazione che incide per il 63%, ma è alto anche il costo amministrativo delle politiche ambientali e del territorio che vale il 15% secondo uno studio di alcuni anni fa ma ancora valido realizzato dall’Università di Wageningen in Olanda.
L’obiettivo allora qual è? «Fare in modo che costi così elevati di produzione – ha detto sempre Bagnara - si trasformino anche in un’opportunità di riconoscimento del valore delle produzioni italiane». Va in questo senso il percorso di qualità avviato con Sqn, un progetto che valorizza il sistema di qualità nazionale delle uova più la qualità dei cereali ed è stato di recente riconosciuto dal ministero delle Politiche agricole.
«Il settore avicolo – ha ricordato anche Lea Pallaroni, direttore di Assalzoo, l’associazione delle aziende italiane di mangimistica) - è leader nei volumi con quasi 6 milioni di tonnellate di mangimi. Il comparto rappresenta il 60-65% dei costi, ma in Italia esiste un insufficiente livello di autoaprovvigionamento, che è quasi drammatico per la soia e sta diventando preoccupante per il mais. Abbiamo bisogno quindi di reperire le materie prime sul mercato globale. Il mangimista offre garanzie sulla sicurezza dell’approvvigionamento di materie prima, un know how avanzato nel campo della nutrizione animale con la formulazione della razione alimentare».
Su benessere animale, biosicurezze e antibioticoresistenze si è soffermato l’intervento di Nicolò Cinotti di Unaitalia, (Unione nazionale delle filiere carni e uova): «L’attenzione del consumatore si sta spostando dal prodotto in sé alle modalità di produzione e quindi oggi le aziende devono essere pronte a chiarire e spiegare aspetti che prima non comunicavano. Il benessere animale è in relazione con la qualità, le rese delle produzione animale e quindi anche con la redditività del prodotto. Comunicare cosa fa un‘azienda per migliorare il benessere animale è un’operazione da gestire con un approccio scientifico».
Per quanto riguarda la biosicurezza il problema dell’influenza aviaria va affrontato in modo diverso da una volta perché oggi non è più legato a uccelli migratori ma stanziali. «Basta un attimo di disattenzione – ha ribadito Cinotti - per vanificare quanto è stato fatto finora». Sono comunque disponibili oggi i fondi per la biosicurezza messi a disposizione della filiera avicola dall’ultimo tavolo convocato dal ministero delle Politiche agricole.
L’uso consapevole del farmaco è legato alla questione dell’antibiotico-resistenza: nel settore avicolo sono già state avviate filiere di carne avicole antibiotic free come quella sostenuta da Unaitalia e certificata dal Csqa.
Il tema dell’antibiotico-resistenza è stato affrontato anche da Antonella Donato di Coop Italia, che ha presentato il progetto “Alleviamo la salute” di Coop. Il progetto delle filiere antibiotic free è nato nel 2017 con l’obiettivo di rispondere alle indicazioni dell’Oms di una riduzione dell’uso dell’antibiotico. Coop ha coinvolto gli allevamenti e da maggio 2017 sono stati lanciati sul mercato, oltre a bovini e suini, anche i prodotti della filiera avicola carne e uova a marchio Coop allevati senza l’impiego di antibiotici.