Coprire i bacini di stoccaggio degli effluenti zootecnici, i classici “lagoni” in terra? «Se passasse l’obbligo di coprirli, o di sostituirli con vasche in cemento armato, alte e strette, con ridotta superificie esposta a emissioni, ci sarebbe un aggravio dei costi di decine di migliaia di euro per ogni azienda zootecnica . E potrebbe chiudere la quasi totalità degli allevamenti». Così una nota di Confagricoltura Emilia-Romagna boccia una delle idee , ma non l’unica come vedremo, di un documento Mipaaf volto ad affrontare delle missioni agricole e zootecniche.
Per la precisione questo documento si intitola “Linee guida per la riduzione delle emissioni in atmosfera provenienti dalle attività agricole e zootecniche”. È una bozza di 48 pagine uscita a fine dicembre 2015 che fa riferimento a un accordo del 2013, l’”Accordo di programma per l’adozione di misure di risanamento della qualità dell’aria nel Bacino Padano”. La bozza è stata inviata dal ministero alle singole Regioni e queste le stanno discutendo assieme alle organizzazioni professionali. Le Regioni infatti sono chiamate a prendere “misure concrete” rifacendosi ai principi generalei della bozza Mipaaf.
Si tratta di «una stangata»
Bene, Confagricoltura riassume il messaggio di queste Linee guida con il termine “stangata”. Troppo elevati infatti sarebbero i costi di adeguamento a carico delle aziende agricole e zootecniche.
Dice infatti l’allevatrice piacentina Giovanna Parmigiani, presidente della Federazione nazionale carni suine di Confagricoltura: «L’attuazione di queste disposizioni sarebbe l’ennesima stangata per le aziende. Abbiamo portato i numeri all’attenzione della Regione Emilia-Romagna affinchè si comprenda l’insostenibilità gestionale e finanziaria di queste norme».
E Gianni Tosi, presidente di Confagricoltura Emilia-Romagna, aggiunge: «Chiediamo che prima di procedere e dar seguito alle Linee guida si valuti con attenzione l’effetto che potrebbero generare sulle imprese errate modalità di applicazione, rendendo l’attuazione di tali disposizioni gestionalmente ed economicamente insostenibile per le aziende agricole. Se i prodotti agricoli e zootecnici d’eccellenza della nostra regione costituiscono davvero un vanto e un patrimonio importante per l’economia agricola regionale, non si può al contempo gravare le imprese agricole di costi aggiuntivi portando all’esasperazione l’intero comparto e provocando così una gravissima crisi economica e occupazionale che toccherebbe pesantemente anche l’indotto (agro-industria, mangimifici, macelli, ecc.) ».
L’agricoltura, conclude Tosi, «dà già il suo contributo, ma i miglioramenti richiesti alle aziende devono essere sostenibili e tener conto del difficile contesto in cui operiamo, e della grave crisi di mercato che tocca oramai tutti i comparti, dal lattiero caseario al suinicolo, con prezzi che faticano a coprire i costi di produzione».
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