I segnali mondiali del mercato dei lattiero caseari invitano alla prudenza, nonostante alcuni parametri si mantengano su livelli decisamente più alti rispetto allo scorso anno. Anche alimentazione ed energia hanno segnato un aumento, per quanto per ora ancora poco apprezzabile. In base ai dati rilevati dalla Commissione Agricoltura dell’Ue, l’incremento dei costi della razione alimentare è stato dell’1,7% e del 2,6% per l’energia nella settimana 39 dell’anno, rispetto alla media delle quattro settimane precedenti
Il comparto, nel suo complesso, sta attraversando una fase ancora positiva e per i prossimi mesi dovrebbero escludersi crolli vertiginosi dei prezzi. Lo scenario può quindi inquadrarsi in una cornice sostanzialmente rosea, seppure anche nella stessa Europa vi siano situazioni differenti a pesare sui bilanci degli allevatori.
Secondo l’ultimo report dell’Osservatorio Latte dell’Unione europea, infatti, il prezzo medio del latte alla stalla in Ue è cresciuto lo scorso mese di agosto del 3%, arrivando a una media di 35,21 centesimi al chilogrammo. Una cifra che è superiore del 33% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente e del 9% rispetto alla media degli ultimi cinque anni.
Nel periodo gennaio-luglio 2017, le produzioni di latte rilevate dalla Commissione europea (fonte dati: Eurostat, Clal.it, Usda, Nasdaq, Lto.nl, Banca Centrale Europea, Dairyaustralia, Dcanz, Global Trade Atlas) sono diminuite dello 0,3% rispetto allo stesso periodo del 2016 (secondo Clal.it la diminuzione è dello 0,2%).
In flessione anche le produzioni di burro (-5,5%), polvere di latte scremato (-9,3%) e latte alimentare (-2,1%).
Aumentano, invece, su base tendenziale le produzioni di polvere di latte intero (+0,6%), panna (+2,9%), latte condensato (+1,2%), yogurt e prodotti fermentato (+1,3%) e formaggio (+1,4 per cento).
Le produzioni di latte dei principali paesi esportatori dell’emisfero Nord (Ue-28, Usa, Ucraina, Bielorussia, Turchia) sono cresciute dello 0,3% del periodo gennaio-luglio 2017 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, raggiungendo quota 166 milioni di tonnellate.
In particolare, hanno aumentato le produzioni gli Stati Uniti (+1,5%) e la Bielorussia (+2,3 per cento). In flessione rispetto al periodo gennaio-luglio 2016 l’Unione europea (-0,2%, fonte: Clal.it), l’Ucraina (-0,8%) e la Turchia (-4,6%).
Francia e Germania in calo
Fra gennaio e luglio 2017 la produzione dell’Unione europea è stata inferiore dello 0,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In particolare, fra i principali player sono diminuite le consegne in Francia (-2,70%), in Germania (-2,79%), in Olanda (-0,73%), nel Regno Unito (-0,54%).
Fra i grandi paesi produttori, però, hanno accelerato le produzioni lattiere l’Irlanda (+7,36%), la Polonia (+4,45%), ma anche l’Italia che, con 7.169.000 tonnellate prodotte nei primi sette mesi del 2017, ha messo a segno il 3,03% in più su base tendenziale. Un fenomeno, che non è da sottovalutare, non soltanto per l’Italia, ma anche per i produttori irlandesi, sui quali grava l’incertezza della Brexit.
L’emisfero Sud registra una diminuzione del periodo gennaio-luglio 2017 delle produzioni lattiere, nell’ordine dell’1,1% rispetto allo stesso periodo del 2016. Allargando la lente sui principali paesi esportatori, il calo maggiore si è avuto in Argentina (-8,5%) e in Australia (-3,7%). In Nuova Zelanda, Cile e Uruguay, al contrario, le produzioni sono cresciute su base tendenziale rispettivamente del 2,5%, del 10,3% e del 7,9%. Il clima piovoso, tuttavia, dovrebbe frenare le consegne di latte neozelandesi.
Le esportazioni comunitarie
Eccezion fatta per il burro, che vede diminuire le proprie esportazioni verso i Paesi Terzi del 16%, con una quota nel periodo gennaio-luglio 2017 di 90.235 tonnellate, contro le 107.326 tonnellate dello stesso periodo del 2016, le esportazioni comunitarie nei primi sette mesi di quest’anno segnano un balzo positivo.
Questo vale, innanzitutto, per la polvere di latte scremato (smp), che tocca la cifra di 493.093 tonnellate fra gennaio e luglio, mettendo a segno un’accelerazione del 39% su base tendenziale. I primi tre Paesi per destinazione sono l’Algeria (78.447 tonnellate, +50%), la Cina (50.671 tons, +72%) e l’Indonesia (41.027 tons, +48%).
Crescono le esportazioni di polvere di latte intero (wmp), seppure in una misura molto più contenuta (+1%), portando la quota di prodotto inviata extra-Ue a 244.234 tonnellate: Nord Africa, Medio ed Estremo Oriente sono le prime tre rotte commerciali per quantità. È ancora l’Algeria il primo acquirente di wmp prodotta in Europa, seguita dall’Oman e dalla Cina. Ed è proprio la Repubblica popolare cinese a rappresentare il primo paese di destinazione per i prodotti lattiero caseari dell’Unione europea. Una conferma, più che una sorpresa, in verità. Fra gennaio e luglio di quest’anno, in particolare, la Cina ha importato 56.000 tonnellate di burro, in crescita del 7% su base tendenziale; 67.000 tons di formaggio (+21%), 159.000 tons di smp (+25%) e 337.000 tons di wmp (+6%).
Tendenze divergenti sui prezzi
Tuttavia, è ancora l’Osservatorio europeo del Latte che rileva alcune «tendenze divergenti» sulle quotazioni mondiali di prodotti lattiero caseari a partire dalla fine di settembre.
La Commissione Ue riporta i prezzi in dollari nell’ultima quotazione utile (1° ottobre 2017) e non manca di sottolineare che i listini comunitari sono i più alti al mondo. Così risulta per la polvere di latte scremato (smp), che vale 2.012 dollari alla tonnellata, contro i 1.900 dell’Oceania e i 1.834 degli Stati Uniti. Analogo discorso per la polvere di latte intero (wpm): 3.667 $/t contro i 3.175 dell’Oceania e i 3.086 degli Usa. Medesima dinamica anche per il mercato del Cheddar, il formaggio forse più diffuso al mondo in chiave quantitativa (e relativa standardizzazione), quotato 4.247 $/t in Europa contro i 4.125 dell’Oceania e i 3.778 degli Stati Uniti.
Sembra aver rallentato la folle corsa del prezzo il burro, che ha raggiunto la cifra di 7.739 dollari alla tonnellata, in flessione dell’1,1% rispetto alla quotazione di metà settembre. In Oceania, invece, il burro vale 6.275 $/t e negli Stati Uniti 5.273 $/t, risultando in crescita (+1,2%) solamente sulla piazza dell’emisfero australe. Tuttavia, è lecito chiedersi quale direzione prenderanno le mercuriali, alla luce del calo di produzione evidenziato dallo stesso Osservatorio Latte.
Scorte in diminuzione
In base alle elaborazioni di Clal.it, nell’Unione europea si mantengono basse le scorte di burro. Al 31 luglio 2017, secondo l’elaborazione di Clal, erano stoccate appena 227 tonnellate, il 99,8% in meno rispetto al mese di luglio dell’anno precedente. Negli Stati Uniti, al 31 agosto 2017 gli stock di burro sono scesi a 127.087 tonnellate, in diminuzione dell’8,8% rispetto al mese precedente e del 12,1% rispetto ad agosto 2016.
In frenata anche i magazzini di polvere di latte scremato nella Ue-28: 375.422 tonnellate stivate al 31 luglio 2017, l’1,5% in meno su base tendenziale. Oltre oceano, invece, le scorte di smp sono cresciute del 31% nell’arco di un anno, toccando ad agosto 2017 139.624 tonnellate.
L’export di Usa e Nuova Zelanda
tab. 1 Produzioni Ue genn.-lug. 2017 paragonate con genn.-lug. 2016 | |
Latte crudo | -0,30% |
Burro | -5,50% |
Smp | -9,30% |
Wmp | +0,6% |
Panna | +2,9% |
Condensato | +1,2% |
Latte alimentare | -2,10% |
Fermentato | +1,3% |
Formaggio | +1,4% |
Fonte: Eurostat. Legenda: Smp = polvere di latte scremato; Wmp = polvere di latte intero. |
tab. 2 Prezzi Ue ad agosto 2017 | ||
€/100 kg | Rispetto a luglio 2017 | |
Latte crudo | 35,2 | +3,0% |
Burro | 634,0 | -2,0% |
Smp | 164,0 | -3,4% |
Wmp | 305,0 | -0,4% |
Cheddar | 357,0 | +1,3% |
Fonte: Dg Agri, Commissione Ue. |
tab. 3 Ultime quotazioni nel mondo | ||||||
PROVINCE | Prezzi in USD/t all’1.10.2017 | Variaz. % rispetto a 15 giorni prima | ||||
Ue | Oceania | Usa | Ue | Oceania | Usa | |
Burro | 7.739 | 6.275 | 5.273 | -1,1% | +1,2% | -1,3% |
Smp | 2.012 | 1.900 | 1.834 | -2,1% | -4,4% | +0,9% |
Wmp | 3.667 | 3.175 | 3.086 | -2,4% | +2,8% | -5,1% |
Cheddar | 4.247 | 4.125 | 3.778 | +0,7% | -0,9% | +5,5% |
Fonti: Dg Agri Ue, Usda. |