«L’annata 2017 è stata favorevole al settore bufalino; la stagione estiva più lunga e calda del solito ed una minore quantità di piogge hanno, infatti, agevolato la vendita della mozzarella evitando periodi di giacenze negli scaffali dei supermercati e/o nelle vasche dei caseifici». È quanto ci comunica Angelo Coletta, direttore del Ris Bufala, l’organismo di “Ricerca, innovazione e selezione” per la bufala.
Nel 2017, con riferimento alle sole femmine presenti in allevamento, i dati indicano un numero prossimo alle 370mila unità; si tratta dei valori più alti di sempre, con un aumento di circa il 3% rispetto all’anno precedente.
«Di questi 370mila capi – continua Coletta – circa 240mila sono rappresentati da animali di età superiore ai 36 mesi. Ciò vuol dire che la popolazione più attiva, sotto il profilo produttivo (produzione di latte), è anch’essa cresciuta rispetto all’anno precedente, anche se con una percentuale minore (1%) rispetto alla popolazione totale».
Si può quindi affermare che la popolazione complessiva di bufale a fine del 2017 è risultata mediamente più giovane rispetto a quella del 2016. Quest’ultimo dato è certamente positivo perché vuol dire che gli allevatori hanno a disposizione un maggior numero di nuove leve che diventeranno produttrici di latte nel corso del 2019 e del 2020; in altre parole la tendenza di crescita produttiva nel prossimo biennio sarà maggiore rispetto al 2018.
Allevamenti, emerge la provincia di Roma
«La stima di queste tendenze e di questi andamenti non sono, però, distribuite in modo uniforme su tutto il territorio nazionale», aggiunge il direttore del Ris. Volendo concentrare l’attenzione sulle aree più tipiche per il settore bufalino, vale a dire la Campania con le province di Caserta e Salerno, il Lazio con le province di Latina, Frosinone e Roma, e la Puglia con quella di Foggia, «possiamo affermare che la provincia che è cresciuta di più come popolazione femminile nel 2017 è stata quella di Roma, seguita da Salerno, Frosinone, Latina, Foggia e Caserta».
Tabella 1 - Numero di bufale di età maggiore di 36 mesi, | |||
dal 2015 al 2017, nelle province interessate alla mozzarella di bufala Dop | |||
Bufale >36 mesi di età | |||
31/12/2015 | 31/12/2016 | 31/12/2017 | |
ITALIA | 228.694 | 236.076 | 237.822 |
CE | 114.265 | 117.461 | 117.109 |
SA | 53.415 | 55.984 | 57.468 |
LT | 27.793 | 28.770 | 28.595 |
FR | 12.373 | 12.271 | 12.147 |
RM | 724 | 784 | 862 |
FG | 5.169 | 5.379 | 5.509 |
Elaborazioni Ris Bufala su dati ufficiali Bdn Teramo. |
Volendo, invece, stilare una classifica relativa alle potenzialità produttive, si può affermare che tendenzialmente la provincia che è cresciuta di più è stata ancora quella di Roma, seguita da Salerno, Foggia, Caserta, Latina e Frosinone.
«Per quanto concerne invece la componente di giovane bestiame, vale a dire quegli animali che inizieranno a manifestare i propri indici produttivi nel 2019 e 2020, la provincia che è messa meglio è rappresentata da Frosinone, seguita da Roma, Salerno, Latina, Caserta e Foggia».
Mozzarella, prevale la provincia di Caserta
Ovviamente questi rappresentano i dati di popolazione e di produzione del latte, mentre diversa è la situazione industriale legata alla produzione di mozzarella, che non si sovrappone esattamente con quella della materia prima.
«La provincia leader nella produzione di mozzarella – ci dice Coletta – è rappresentata dalla provincia di Caserta, che oltre al proprio latte assorbe grandi quantità di latte laziale e una discreta quota di quello della provincia di Salerno e di Foggia». Così può capitare che un consumatore del litorale laziale apprezzi un’ottima mozzarella casertana con latte proveniente da Latina.
«Può sembrare un assurdo che il latte debba partire da Latina arrivare a Caserta per poi ritornare a Latina trasformato in Mozzarella – spiega il nostro interlocutore – ma è proprio quello che succede.
Ciò principalmente per due motivi: il primo è di origine storica, poiché la cultura della “Mozzarella di Bufala” ha avuto come culla di origine l’area dei “Mazzoni” in provincia di Caserta, la prima a svilupparsi in questo settore; il secondo è rappresentata dal consolidamento nel tempo di questa realtà che ha spinto imprenditori e maestranze a far diventare questo comparto un’ossatura economica del territorio».
Tracciabilità e trasparenza
Al buono stato di salute di questo settore ha sicuramente contribuito il sistema di tracciabilità del latte bufalino, brillante intuizione nata diversi anni fa grazie al professor Luigi Zicarelli dell’Università Federico II di Napoli, che però ha visto la luce solo dopo svariate primavere.
«L’apporto di trasparenza al settore dato dal sistema di tracciabilità del latte bufalino – precisa Coletta – ha avvantaggiato tutto il settore: in primis l’allevatore, che è diventato “proprietario” del latte prodotto, poi anche i caseifici, che hanno lavorato sempre in piena correttezza. Il sistema, quindi, ha messo fuori gioco chi barava sulle provenienze e ha favorito il consumatore che oggi trova un prodotto mediamente migliore rispetto a quello di qualche anno fa».
Certo non si può affermare che è tutto positivo, ci sono altre criticità che bisogna affrontare e risolvere. Spiega il direttore Ris: «Una delle nuove criticità potrebbe essere quella che si riferisce ai ricorrenti casi di Tbc che si stanno manifestando in alcune aree. Sono sicuro che anche per questi saranno trovate adeguate soluzioni. Va inoltre ricordato il problema della Brucellosi, che, grazie ad un piano concertato e coordinato con i Servizi veterinari della Regione Campania e con l’Istituto zooprofilattico sperimentale del Mezzogiorno, in pochi anni è stato ricondotto a livelli fisiologici. E se oggi i Servizi veterinari riescono a vedere la pagliuzza nell’occhio è forse anche perché hanno allontanato le travi che vi erano prima».
IL RIS BUFALA PER IL SOCIALE
«L’organismo “M’ama Buffalo” (oggi “Ris Bufala”) nasce come strumento degli allevatori bufalini per ottimizzare la gestione e migliorare il profitto aziendale attraverso un’attenta cura di tutte le fasi del ciclo produttivo animale, dalla crescita del vitello all’ottimizzazione della fertilità e produzione delle bufale», ci dice Eleonora Monaco, consigliere dell’associazione e responsabile amministrativo e commerciale.
L’iniziativa è nata dalla volontà di donne, che avvalendosi dell’esperienza acquisita lavorando a contatto con gli animali e in particolar modo con le bufale, hanno colto la positività della vicinanza degli animali alle persone. «La nostra convinzione – spiega Monaco – è che il rispetto dell’ambiente ed i concetti di coesistenza, integrazione e di concatenazione tra tutti gli esseri viventi, vadano impressi nella società, al fine di una crescita consapevole e riguardosa dell’ecosistema, doverosa alla conservazione dell’umanità».
Con questo intento l’associazione ha articolato delle gite per bambini che prevedono passeggiata in aziende che allevano bufale, dove osservano da vicino questi splendidi animali ed il loro percorso produttivo, le coltivazioni, e la raccolta del latte destinato alla produzione di un concepito unico come la mozzarella di bufala. In questi percorsi, continua Monaco, «i bambini hanno la possibilità di vivere la natura, di interagire con animali diversi da quelli da compagnia ma altrettanto o più sensibili e degni di rispetto, che lavorano con l’uomo, e hanno la possibilità di conoscere quello che c’è dietro una pietanza che comunemente vedono esposta in un bancone di un supermercato».
Grazie ad aziende partner, come la Fattoria di Nonna Vincenza, M’ama Buffalo ha dato alle visite un’impostazione molto familiare offrendo colazioni “sane e genuine” sul prato o nella casa di famiglia. «Nella società sta prendendo sempre più piede la convinzione che la relazione con gli animali abbia effetto positivo sull’uomo favorendone la socializzazione; certamente la bufala non sarà l’animale più adatto alla zooterapia ma ha indubbiamente incuriosito, stimolato e divertito i suoi piccoli ospiti».
Il messaggio che si vuole trasferire ai bambini e ragazzi è che la cura degli animali, l’amore, e un livello alto di benessere della stalla, è la chiave per ottenere il massimo della produzione dall’ animale stesso. «Un animale amato, infatti, contraccambierà questo amore datogli, attraverso una migliore e maggiore produzione».