«Alto il rischio di continuare a premiare soggetti che non esercitano alcuna attività agricola»

Anche la Corte Ue boccia la riforma

La relazione dei magistrati contabili europei: nessuna semplificazione, organismi pagatori in difficoltà

Dopo le ripetute denunce degli ultimi anni sulle distorsioni provocate dal disaccoppiamento dei premi comunitari, la Corte dei conti europea stronca anche il nuovo progetto di riforma della Politica agricola comune firmato dal commissario all’Agricoltura Dacian Ciolos. Questa volta la magistratura contabile europea ha formulato profonde riserve sulla possibilità che la riforma della Pac, così come proposta dalla Commissione, consentirà di raggiungere gli obiettivi annunciati. Soprattutto in termini di semplificazione e riduzione dei costi amministrativi.
La lunga lista di obiezioni, che suonano come una vera e propria bocciatura, sono contenute in un parere ufficiale (1/2012) licenziato nei giorni scorsi, nel quale vengono illustrati i risultati dell’esame effettuato sul pacchetto legislativo varato dalla Commissione nell’ottobre 2011.
Il parere sarà illustrato a fine aprile al Parlamento europeo, e nell’occasione spetterà al commissario Ciolos rispondere alle critiche avanzate dalla Corte.
Nonostante gli sforzi compiuti per semplificare le disposizioni della Pac, il quadro normativo resta «troppo complesso», esordisce così il documento della Corte.
«Esistono, ad esempio, sei diversi livelli di norme che disciplinano la spese nel settore dello sviluppo rurale». E per quanto concerne la condizionalità, anche con la riorganizzazione proposta, queste misure resteranno «difficili da amministrare per organismi pagatori e beneficiari».
Secondo la Corte dei conti, inoltre, «non sono adeguatamente indicati gli obiettivi e i risultati attesi con la componente di inverdimento (il tanto contestato greening) dei pagamenti diretti».
E nonostante l’intenzione di destinare i pagamenti della Pac agli agricoltori in attività, per la Corte permane il rischio di continuare ad assegnare, anche in futuro, risorse «a favore di beneficiari che non esercitano alcuna attività agricola». Come documentato, e criticato in passato, dalla stessa Corte. In più, in fase di applicazione la nuova misura «potrebbe far gravare un onere eccessivo sulle autorità di gestione nazionali e sugli agricoltori».
Severe critiche sono state anche rivolte ai costi amministrativi della riforma della Pac in discussione, in particolare a quelli per la gestione dei regimi di pagamento diretto, che «potrebbero comportare un incremento globale del 15 per cento».
Infine, la Corte ha sottolineato che l’efficacia della riforma dipenderà anche dalla chiarezza delle modalità di esecuzione che la Commissione dovrà elaborare dopo la decisione del Parlamento europeo e del Consiglio. Il processo di adeguamento da parte degli organismi pagatori alle nuove procedure richiederà, secondo la Corte, dai 12 ai 24 mesi.
A questo punto, sembrano ridursi le probabilità che la nuova Pac entri in vigore, come da ruolino di marcia, il primo gennaio 2014.
La redistribuzione interna dei massimali nazionali, la definizione di agricoltore attivo e il plafonamento del supporto per le grandi aziende agricole sono stati i temi specifici della riforma al centro del dibattito del 26 aprile tra i ministri agricoli Ue. Al Consiglio agricolo primo dibattito orientativo anche sugli aspetti (pochi) delle proposte che stanno raccogliendo consenso a Bruxelles, vale a dire le misure a favore dei giovani agricoltori e dei piccoli produttori, il sostegno accoppiato volontario e il cosiddetto «top up», il bonus previsto nella nuova griglia degli aiuti diretti, per gli agricoltori che operano nelle zone svantaggiate.

Anche la Corte Ue boccia la riforma - Ultima modifica: 2012-04-26T11:22:16+02:00 da Redazione Terra e Vita

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