Giovani agromeccanici al debutto in occasione della loro prima assemblea in quel di Pegognaga (Mn). Un’idea nata in seno al Cai (Coordinamento agromeccanici italiani) con Unima e Confai in primo piano per stimolare la partecipazione dei giovani contoterzisti alla vita associativa. «L’idea di base è quella di arrivare a radunare più persone possibili e “giuste” – ha detto Carlo Feletto, presidente Apima Treviso-Belluno e delegato giovani Cai – con cui iniziare un cammino e portare avanti le nostre istanze a tutela delle nostre associazioni».
Dopo aver ripercorso l’evoluzione storica del contoterzismo agricolo in Italia, Massimo Alberghini Maltoni, direttore di Apima Modena e vicepresidente Unima, ha ricordato come «l’associazione non sia il medico curante, bensì un luogo di scambio di idee e di partecipazione, dove ognuno è dottore di se stesso. I giovani devono capire che l’associazione è fatta da imprenditori, ognuno dei quali è un potenziale sindacalista». Ma l’associazionismo è importante anche perché «essendo in pochi – ha sottolineato Rossella Guizzardi, presidente della Feria (Federazione Emilia-Romagna Imprese Agromeccaniche) – se non siamo uniti e guidati, finiamo per muoverci senza avere obiettivi comuni». Tra gli input che un’associazione deve fornire c’è anche quello della formazione e Confai da qualche anno ha istituito Confai Academy. «Confai Academy nasce dall’esigenza di far arrivare il messaggio che per essere imprenditori sempre al top occorre un livello di formazione costantemente alto – ha spiegato Marco Speziali, presidente di Confai Mantova e di Confai Academy –. Dobbiamo percepire noi stessi la funzione sociale che hanno le nostre imprese, ancor prima di decidere sull’acquisto di macchine nuove, altrimenti ci mancherà sempre qualcosa». «Se noi ci siamo, è perché essenzialmente ci siete voi giovani – ha aggiunto Michele Pedriali, direttore di Unima Ferrara – e questo non è un dettaglio di poco conto. Essere medici di se stessi non significa scarico di responsabilità: l’associazione c’è ed è un riferimento nella formazione, nell’informazione, nella gestione della sicurezza ecc., insomma a 360 gradi». «Io ho sempre creduto che l’associazione fossero le imprese più che la sede, gli uffici, il locale, ecc. – ha commentato Roberto Guidotti, dell’Ufficio tecnico di Unima: in altre parole non l’insieme delle persone che ci lavorano, ma delle persone che ne fanno parte».
«Il futuro sindacalista agromeccanico dovrà intraprendere una strada di grande responsabilità e impegno, ma anche di soddisfazione per le aziende e per gli associati – ha sottolineato Sandro Cappellini, coordinatore nazionale di Confai –. La partecipazione alla vita associativa solo in apparenza porta via tempo all’azienda, perchè se si riesce nello scopo, alla fine è l’azienda stessa a trarne beneficio». «Le scale da salire saranno ancora tante – ha concluso Silvano Ramadori, presidente Unima – e comprenderanno anche il riconoscimento della valenza sociale e del ruolo strategico del contoterzismo per un’agricoltura competitiva».
La delegazione di giovani agromeccanici presenti all’assemblea ha commentato positivamente l’iniziativa, confrontandosi in modo costruttivo con i “decani” della categoria. Tutto fa pensare che questo sia solo il primo passo di un lungo cammino.