La macchina è stata valutata dopo 500 ore di lavoro

    PROVA IN CAMPO: Trattore Landini 7-210

    «Non si vedono molti Landini sopra i 200 cavalli in giro. Probabilmente c'è un po' di pregiudizio dietro a questo dato di fatto: si pensa che per le alte potenze siano meglio altri marchi. A mio avviso è un ragionamento superficiale. Oggi come oggi, Landini ha una qualità intrinseca paragonabile a qualsiasi altro trattore».
    Siamo a fine intervista quando Giancarlo Boldini ci dice quel che pensa a proposito dei trattori in azzurro e della loro diffusione, soprattutto tra i contoterzisti, e già questo lascia intendere cosa pensi del suo Serie 7-210, ovviamente. Difficile non dar credito a questo agricoltore allevatore milanese. Non un contoterzista, d'accordo, e come tale non “professionista” in fatto di trattori. Ma con 290 ettari da lavorare, divisi su 3 comuni, non si sarà probabilmente dei professionisti, ma non si è nemmeno dilettanti allo sbaraglio.
    E infatti Giancarlo Boldini, con i fratelli Giuseppe, Mauro e Alberto Boldini, gestisce tre aziende agricole, una stalla di vacche da latte e un paio di scrofaie. Li aiutano qualche nipote e sette dipendenti. Insomma, un'impresa agricola in piena regola, con una superficie coltivabile che, per l'appunto, si estende su tre municipalità: Robecco sul Naviglio, Abbiategrasso e Trecate.
    Una bella fetta di terra a Ovest di Milano.
    Per chi non fosse ancora convinto, aggiungiamo che sul trattore in esame i Boldini hanno caricato 500 ore nei primi quattro mesi di lavoro.
    Se pensiamo che due di questi mesi erano dicembre e gennaio, fa una media di 150 ore al mese: degna di un contoterzista di buon livello.
     

     

    La serie 7
    Dunque, oggetto della prova è dunque un Landini Serie 72-10, ovvero il secondo trattore più potente tra quelli prodotti a Fabbrico (il primato va, come noto, al 230 cavalli della stessa serie). Macchina, nello specifico, ex prove, ovvero utilizzata nel Landforce 2010, il tour organizzato da Landini per far conoscere la propria gamma.
    «Una tappa del Landforce – spiega Boldini – ha avuto come cornice proprio la nostra azienda, a Robecco sul Naviglio (Mi). In quell'occasione abbiamo potuto provare diversi modelli, cosa molto interessante perché avevamo già intenzione di sostituire il nostro Landpower. Eravamo quasi decisi per il 185 cavalli, sempre Serie 7, ma alla fine mio fratello ha voluto alzare un po' la potenza, visto che c'eravamo. A 5 mesi di distanza posso dire che aveva ragione. Abbiamo certe botti a tre assi che da piene superano i 300 quintali. E d'accordo che ti muovi soltanto su strade di campagna, però son sempre 300 e passa quintali da tirare. Il 210, con un po' più di peso e un po' più di cavalli, se la cava sicuramente meglio».
    Oltre ai trasporti, che evidentemente costituiscono un'attività assai gettonata a casa Boldini, il trattore ha fatto erpicatura (con erpici a molle e non ancora con il rotante, per ora), aratura con un quadrivomere e qualche livellamento. La macchina in esame appartiene all'allestimento più semplice, ovvero il Techno: con cambio, distributori e altri comandi meccanici. Fa eccezione il solo sollevatore, che è invece elettronico di serie.
     

     

    Motore: Nef si dà da fare
    Partiamo dal motore. Nef, ovvero quelli che oggi sono gli Fpt. Qui in versione 6 cilindri e 24 valvole da 6.728 cc (motore unico per tutta la gamma, da 145 a 213 CV), turbo con Common rail. Tier III, naturalmente. La potenza massima è di 198 cavalli (146 kW) per 800 Nm di coppia, ma con il Dual Power (la versione Landini del Power Boost) si arriva a 213 CV e 157 kW totali, mentre la coppia sale a 850 Nm. La riserva di coppia è del 38%. La parola, ora, al proprietario: «Il motore c'è e si sente. È brillante e abbastanza elastico. Riprende bene, se lo lasci calare di giri, ma soprattutto prima di cedere fa slittare le ruote, non c'è dubbio». I consumi, continua l'agricoltore, non sono malvagi: «Non ho mai fatto una vera prova, ma lavorando con un quadrivomere e poi in erpicatura, con un attrezzo leggero, un pieno dura per 20 ore circa». Dal momento che il serbatoio della Serie 7210 contiene 350 litri, possiamo calcolare un consumo orario tra i 17 e i 20 litri quando il motore è impegnato per il 60-70% circa.

     

    Trasmissione: meccanica, ma efficiente
    Cambio Techno, come si diceva: vale a dire dotato di quattro marce meccaniche, 8 rapporti powershift e inversore con 24 retromarce.Non manca il tasto sul cambio per la frizione elettroidraulica, ma non c'è la selezione automatica dei rapporti, nemmeno sulla gamma di trasporto. «C'è quel che serve.
    Prima di scegliere questa macchina abbiamo provato anche la versione Full-tronic, ma alla fine penso che 8 marce sotto carico siano più che sufficienti per fare tutto quel che vuoi. In campagna bastano e avanzano, perché difficilmente ti trovi in condizioni tali da cambiare più di 8 rapporti, durante un lavoro.
    Lo stesso vale su strada: metti la quarta e prima di arrivare all'ottavo powershift ce ne vuole».
    Il comportamento del cambio, continua Boldini, è buono: «Il passaggio da  una marcia all'altra non è fastidioso. Si sente che innesca in modo secco, ma non strappa e non dà scossoni. Anche il passaggio di gamma meccanica è abbastanza facile e ben sincronizzato». Il cambio stesso – e soprattutto l'inversore – sono stati oggetto di una taratura a 500 ore di lavoro circa (attualmente le ore lavorate sono 600). «Si è trattato di uni ntervento di routine – spiega il proprietario – perché i passaggi di marcia erano comunque dolci. Invece una cosa che si potrebbe migliorare è l'inversore: non nel senso che è ruvido o altro, ma perché non si può selezionare la marcia di innesto. In altre parole, se io sono in quarta gamma e prima marcia, azionando l'inversore mi troverò in quarta-prima anche in retromarcia. Ma una retro del genere è ovviamente troppo lunga e difficile da controllare. Ci vorrebbe un selettore che mi dia la possibilità di decidere in quale rapporto trovare il cambio quando metto la retro ( funzione disponibile nella versione Full-Tronic, ndr)».
    Il trattore monta il ponte sospeso con ammortizzatori idraulici indipendenti a controllo elettronico. Molto validi, ci dice il proprietario: «È un buon assale, lo vediamo soprattutto su strada, che è una delle situazioni in cui la macchina rende al meglio. L'unico rimpianto è che abbiamo la cabina fissa.
    Avremmo voluto quella ammortizzata, ma si sa come sono le macchine delle prove: bisogna accontentarsi dell'allestimento che si trova ».
    Il bloccaggio dei differenziali e l'innesto della Pto (540 e 1.000 giri) sono elettroidraulici, naturalmente. Concludiamo dando conto del giudizio di Boldini sui freni: «Molto efficienti, potenti, ma non troppo bruschi».
     

     

    Idraulica: centro chiuso e tanto olio
    «Il sollevatore non è male, però confesso che per usarlo come si deve ho dovuto chiedere al concessionario.
    Infatti, non riuscivo a farlo rendere: il controllo dello sforzo non mi sembrava adeguato. Poi lasciando a zero la regolazione dell'altezza e usando soltanto lo sforzo controllato, ho visto che i risultati sono molto migliori. Infatti, sul cruscotto appare il simbolo del sollevatore in azione e si sente che regola l'altezza dell'attrezzo molto più rapidamente». La capacità di sollevamento (10,9 tonnellate) è, secondo l'agricoltore, più che sufficiente per qualsiasi lavoro.
    Promossi anche i distributori, che sulla versione Techno sono quattro: tre con leve meccaniche e uno elettroidraulico, tutti con regolazione manuale della portata. Infine, due numeri a proposito della pompa: impianto a centro chiuso, con load sensing da 130 litri al minuto e possibilità di montare una extraflow da 163 litri come optional.
     

     

    Cabina, comfort e manutenzioni
    «La cabina è stata, a mio avviso, molto migliorata rispetto alle vecchie serie Landini.
    C'è più cura dei particolari, più ricercatezza e anche una maggior razionalità nei comandi. Sui vecchi modelli – almeno su alcuni – c'erano decine di leve, la maggior parte delle quali si usava una volta al mese. Qui abbiamo poche cose, ma tutte funzionali. Alla fine non ci vuole molto: con tre leve, se sono fatte bene, comandi un trattore ». Come si è capito, a Boldini piace la semplicità e pertanto la cabina in allestimento Techno è quel che fa per lui. «In effetti mi sta bene che ci sia anche poca elettronica a bordo: meno elettronica, meno problemi».
    La visibilità è giudicata buona su tutti i lati e in effetti dall'abitacolo abbiamo una vista eccellente sia davanti sia dietro.
    «Anche con il buio non vi sono problemi: ci sono abbastanza fari e in più le lampade chemontano oggi illuminano davvero a giorno».
    Altro pregio della cabina è la silenziosità; il condizionatore, manuale, ha inoltre potenza sufficiente: «Già sulla prima velocità rinfresca bene, mentre sulla terza è un po' rumoroso». Le bocchette sono tutte sul tettuccio della cabina: non è il massimo, ma comunque si possono orientare in modo da non colpire direttamente l'operatore.
    L'abitacolo, spiega il proprietario, potrebbe essere migliorato in alcuni aspetti. «Quello che più mi manca è qualche apertura nelle pareti vetrate: per esempio nel parabrezza o nel tettuccio. Invece, si può aprire soltanto il lunotto posteriore; ma se si dovesse rompere il condizionatore, d'estate con il solo lunotto aperto non lavori di sicuro. Se si potesse aprire il parabrezza, invece, su strada o in primavera il condizionatore non servirebbe quasi ». Boldini segnala, inoltre, qualche problema di gestione degli sportelli, forse troppo grandi per permettere una chiusura agevole.
    Altro piccolo difetto è nella collocazione dell'inversore: troppo lontano dal volante, mentre la posizione del medesimo, “a ore 11”, è insolita ma non scomoda. «Per il resto i comandi sono ben organizzati, come dicevo, e anche facilmente raggiungibili »; questo nonostante la versione Techno non abbia il bracciolo multifunzioni che si trova invece sul Full-tronic.
    Il comfort di guida non è male, a conti fatti. Anche grazie al ponte sospeso di cui abbiamo già raccontato: «Se vi fossero anche le sospensioni della cabina sarebbe il massimo. Sicuramente le consiglio, a chi dovesse ordinarlo ». Le manutenzioni, per finire: nessuna difficoltà di accesso alle parti interne, grazie all'ampia apertura del cofano monoblocco. I radiatori sono fissi, tuttavia. «Ma alla fine c'è abbastanza spazio tra uno e l'altro e quindi si puliscono bene».
     

     

    Guasti poco seri
    Finiamo con guasti e giudizio conclusivo. I primi sono di secondaria importanza, per fortuna. «Abbiamo subito la rottura del compressore dei freni, sostituito in garanzia, e del tasto per l'abbassamento rapido del sollevatore. Inoltre si è rotto – e non poteva essere altrimenti – il cassetto degli attrezzi, che è di plastica. Con tutto il ferro che c'è dentro, dopo poche settimane di lavoro ha ceduto. L'ho sostituito con una cassettina in ferro e da quel momento siamo a posto. Altri guasti non ce ne sono stati, ma in così poche ore di lavoro è anche normale».
    Nel complesso Boldini e i suoi fratelli sono soddisfatti dell'acquisto. «Abbiamo preso, io ritengo, un buon trattore. Ha più cavalli e più traino del precedente, è sufficientemente maneggevole e ha un buon motore. Con poca elettronica e pochi accessori inutili, dovrebbe anche durare parecchio ». E far mangiare le mani a chi non considera ancora Landini un'opzione valida quando si sale oltre i 200 cavalli.

    PROVA IN CAMPO: Trattore Landini 7-210 - Ultima modifica: 2011-06-07T15:04:34+02:00 da Redazione Terra e Vita

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