Nocciole, in Campania si va verso un’annata nera

nocciole
Prevista una raccolta dimezzata rispetto al potenziale delle piante, ma in alcuni areali si arriva a perdite anche dell'80%. Le richieste delle organizzazioni di categoria

Se in Piemonte la produzione di nocciole è inferiore alle attese di primavera, in Campania è in ginocchio. A memoria un’annata così non si era mai vista. A causa di una cascola precoce a fine luglio, l’aggressione della pianta da parte della cimice asiatica e gli impianti sotto stress per il caldo torrido esploso nella prima decade di giugno, le stime del raccolto sono del 50% del potenziale. Ma in diversi areali, come quelli irpini, connotati dal marchio Igp, la proiezione scende drammaticamente al 20%.

La questione, sollevata da tutti i produttori campani, non ha impegnato solo le organizzazioni di categoria, ma anche il tavolo verde regionale ed è stata già inoltrata a Roma con richieste specifiche di intervento da parte del Masaf. Il volume d’affari a cui le aziende agricole si preparano a rinunciare conta diversi zeri. Il prezzo stimato oggi varia dai 3 ai 3,20 €/kg per la nocciola irpina, e intorno ai 3 €/kg sulla piazza di Napoli. Rispetto alle 40mila tonnellate annue di produzione ordinaria, quest’anno il mercato registra un’offerta dimezzata.

Stimati quasi 30 milioni di danni

“Dopo quattro anni di magra in cui si coprivano a malapena i costi, quest’anno è peggio” denuncia Cia Avellino. “Alcune aziende rinunciano a raccogliere: i costi superano i ricavi e i frutti rimasti sono troppo pochi per avviare la campagna. La Confederazione Agricoltori irpini è stata tra le prime a chiedere lo stato di calamità naturale e un piano frutta in guscio regionale. La cascola precoce, aggravata da cambiamenti climatici, parassiti e squilibri nutrizionali, ha ridotto drasticamente la produzione: ad Avellino non si supereranno le 4.000 tonnellate, con un calo medio del 50% e punte fino all’80% in molte aziende. I danni stimati arrivano a 10 milioni di euro in provincia e a 26,4 milioni a livello regionale.

«La cascola precoce non è un episodio isolato, ma la spia di una fragilità strutturale del settore – ha spiegato il presidente di Cia Avellino Stefano Di Marzo –. Servono soluzioni immediate e concrete, altrimenti il comparto rischia il collasso». Nel corso dell’incontro a Napoli in Regione, l’assessore Nicola Caputo ha garantito la disponibilità a reperire risorse, mentre il Crea ha avviato studi per individuare le cause del fenomeno. «L’abbandono dei terreni cambierà il paesaggio e aumenterà i rischi idrogeologici» tuona Di Marzo.

Indennizzi e nuovi impianti

Il dossier della Confederazione guarda al riconoscimento di indennizzi e agevolazioni; l’adozione di un Piano frutta in guscio regionale sul modello delle altre filiere strategiche; l’attivazione di un tavolo tecnico permanente; l’inclusione del comparto nocciole e castagne nell’Azione A SRG 07 del Csr Campania 2023-2027 con risorse dedicate. La vertenza aperta intende anche fare chiarezza sugli interventi previsti dal Piano nazionale corilicolo.

«Non possiamo accettare che risorse preziose siano destinate solo a campagne promozionali mentre i produttori sono lasciati soli ad affrontare perdite drammatiche – ha sottolineato il rappresentante della Cia –. La provincia di Avellino, con 11.700 ettari coltivati a nocciolo e 7.900 aziende attive, rappresenta oltre il 10% della superficie corilicola nazionale. Un patrimonio che senza interventi urgenti rischia di perdere reddito, competitività e futuro».

L'accordo Usa-Ue sulla frutta a guscio non aiuta

Intanto la crisi che si è abbattuta sulla produzione, oggi è costretta ad incassare un altro colpo durissimo, inferto dall’accordo sui dazi tra Stati Uniti e Unione europea, che prevede la liberalizzazione della frutta a guscio. L'azzeramento delle tariffe sulla frutta a guscio americana renderà questi prodotti più accessibili e competitivi sul mercato italiano, ma è destinata a generare preoccupazione per i produttori locali, in particolare campani, già soggetti a forte pressione competitiva.

«L’ipotesi di azzeramento dei dazi e di accesso preferenziale per la frutta a guscio statunitense sarebbe dannosa come non mai per i produttori italiani e campani, già colpiti da shock produttivi e da una pressione competitiva straordinaria – ha denunciato il presidente di Confagricoltura Campania Fabrizio Marzano –. Chiediamo quindi che la frutta a guscio – e in particolare la nocciola italiana – sia esclusa dalle misure di liberalizzazione previste, o comunque protetta da rigorose clausole di salvaguardia e da stringenti condizioni di reciprocità su standard fitosanitari e d’uso degli agrofarmaci, insieme a un rafforzamento dei controlli e della tracciabilità a tutela dei consumatori».

Nocciole, in Campania si va verso un’annata nera - Ultima modifica: 2025-09-06T17:32:46+02:00 da Simone Martarello

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