L'oliveto Italia è da ristrutturare. Il 61% delle piante ha più di 50 anni, il 49% degli oliveti ha una densità per ettaro inferiore a 140 piante e solo l'1,5% ha più di 400 piante per ettaro. Questo il quadro che emerge dall'analisi di Confagricoltura diffusa durante il convegno "Olio di oliva: dalla tradizione al futuro" promosso da Confagricoltura e Unapol, l'Unione nazionale associazioni produttori olivicoli, che hanno chiamato a raccolta la filiera olivicola e il mondo delle istituzioni, per trovare una soluzione ai tanti nodi che affliggono un settore obsoleto e sempre più schiacciato dalla concorrenza è di un oliveto vecchio e poco competitivo.
Obiettivo è ridare valore a un prodotto che sta perdendo competitività e accrescere le potenzialità del mercato. Occorre quindi aumentare la produttività, rendere la gestione dell'oliveto economicamente più sostenibile e al contempo favorire azioni di rinnovamento degli impianti produttivi con modelli moderni che consentano di accrescere la capacità competitiva, come gli impianti ad alta densità da implementare senza pregiudizi per varietà.
Infine, ma non ultime, la formazione e la valorizzazione del prodotto, a iniziare dalle scuole e dalla ristorazione. L'olio di oliva italiano non è sufficientemente valorizzato, sottolinea Confagricoltura, ma non è neanche conosciuto bene dai consumatori, i quali, nelle scelte della spesa, rischiano di affidarsi esclusivamente al fattore prezzo.
Aggregazione e innovazione
«L'eccessiva frammentazione delle aziende e la necessità di garantire un valore equo all'olio extravergine italiano sono sfide che richiedono visione e cooperazione – ha detto il presidente di Unapol Tommaso Loiodice – nel ribadire l'impegno nel rafforzare la collaborazione con Confagricoltura. Formazione, innovazione e adeguamento alle nuove tecnologie sono le chiavi per dare slancio a un comparto storico ma bisognoso di rinnovamento».
Ci sono o sono previsti bandi in tal senso?