«L’agricoltura non chiede privilegi, pretende rispetto. Non può essere una voce residuale del bilancio Ue, perché è la condizione stessa dell’Europa: garantisce cibo sicuro, tutela dell’ambiente, resilienza dei territori e futuro delle comunità». Così il presidente di Cia-agricoltori italiani, Cristiano Fini, ha aperto l’assemblea annuale 2025 svoltasi a Roma.
Tagli alla Pac, rischio per la tenuta del mercato unico
Secondo Cia, la proposta della Commissione di inserire la Pac in un fondo unico e tagliare le risorse del 22% rappresenta un vero cambio di paradigma: il peso del settore nel bilancio europeo scenderebbe dal 31% al 15%, con effetti pesanti sui bilanci nazionali. Per l’Italia significherebbe perdere circa 9 miliardi nella programmazione 2028-2034. Un indebolimento che, nelle parole di Fini, «metterebbe in crisi non solo il reddito degli agricoltori, ma l’intero mercato unico, creando agricolture di serie A e di serie B».
«Serve un'Europa più integrata»
L’organizzazione richiama la politica a una “scossa” in senso europeo, denunciando l’attuale fase di lentezze e compromessi al ribasso. Per Cia serve un’Unione più integrata, capace di decisioni rapide e di una governance comune su energia, industria, difesa e politica estera. La Pac, in questo scenario, rimane il pilastro che negli ultimi cinquant’anni ha garantito sicurezza alimentare, stabilità dei redditi e presidio delle aree interne.
Proprio sulle aree interne Cia rilancia un appello alla coesione: il 56% della superficie coltivabile italiana ricade in territori dove vivono 13 milioni di persone, spesso esposte al dissesto idrogeologico. «Difendere queste zone significa difendere la vera Italia», ha sottolineato Fini, chiedendo che Pac e politiche di coesione non vengano contrapposte, ma integrate in una strategia unica per competitività e sviluppo locale.
Semplificazione, nuove tecniche e filiere: le priorità per rilanciare produttività e reddito
Tra le priorità, Cia indica la semplificazione amministrativa, giudicata indispensabile per recuperare produttività: norme più leggere, processi digitali, accesso rapido a fitofarmaci alternativi, via libera alle nuove tecniche genomiche. Cruciale anche riequilibrare il valore nella filiera: oggi, su 100 euro spesi dal consumatore, solo 7 vanno all’agricoltore. «Non possiamo continuare con prodotti venduti sotto costo, dal grano al Mezzogiorno alle filiere più esposte alle pratiche sleali».
Verso la mobilitazione del 18 dicembre
«La mobilitazione del 18 dicembre – ha concluso Fini – mira a riportare la centralità dell’agricoltura nell’agenda europea. Non difendiamo solo un comparto, ma il destino dei territori e delle prossime generazioni. Senza agricoltura non c’è sicurezza alimentare né coesione sociale. Non c’è Europa».













