La Cooperativa Agricola La Collina fu costituita nel 1975 da un gruppo di 12 giovani di Reggio Emilia che avevano deciso di abitare e lavorare insieme dedicandosi al lavoro della terra e unendo a questo l’ospitalità rivolta a persone della zona con disagi sociali.
«La prima persona che si presentò in azienda per chiedere aiuto fu un tossicodipendente. Da allora accogliamo, nella nostra Comunità terapeutica residenziale, giovani che intendono uscire da questa dipendenza, in collaborazione con il Sert di Reggio Emilia» racconta Enea Burani, uno tra i soci fondatori della cooperativa. La Collina, dunque, si colloca appieno nell’ambito dell’agricoltura sociale. L’azienda, infatti, realizza il proprio ruolo sociale nei confronti della comunità spinta dai valori etici comuni che uniscono i soci, oggi arrivati a 30.
La Cooperativa, a 3 km da Reggio Emilia, è situata in Pianura Padana e le coltivazioni si estendono alle prime colline che risalgono verso gli appennini Emiliani, distanti meno di 30 km in linea d’aria. I campi arrivano fino a circa 100 metri di altitudine e sono delimitati dal torrente Quaresimo, dal quale prende il nome uno dei vini più importanti. Il terreno è prevalentemente argilloso limoso e tutti gli appezzamenti sono contornati da siepi di molteplici varietà autoctone oltre che da alcune superfici che sono state imboschite con alberi di acacia e quercia.
Dopo alcuni anni di coltivazione con metodo convenzionale i soci, insoddisfatti della qualità dei loro prodotti, decisero di convertirsi al biologico ottenendo la certificazione conforme al regolamento europeo.
«Il biologico richiede, rispetto al convenzionale, una modifica dei mezzi tecnici utilizzati come antiparassitari e concimi, ma mantiene le medesime tradizionali lavorazioni, talvolta molto invasive e distruttive di quello stato di terreno che dovrebbe essere ricco di humus - afferma Burani -. I risultati ottenuti, quindi, non erano quelli che ci attendevamo sia per quanto riguarda la qualità dei prodotti che per la fertilità del terreno».
Il passo decisivo
Nella seconda metà degli anni novanta, mentre cercavano qualcosa che potesse soddisfare le loro aspettative, vennero a conoscenza dell’azienda Agrilatina e, grazie al suo direttore Pasquale Falzarano, dell’agricoltura biodinamica. Decisero di applicarla rigorosamente per tre anni alla fine dei quali avrebbero valutato se la strada intrapresa era quella giusta.
Gli esiti della prova furono sorprendenti: gli ortaggi avevano un aspetto e un sapore significativamente migliore rispetto ai precedenti e il terreno stava cambiando nella sua struttura con un incremento della fertilità.
«Era la qualità intrinseca a essere influenzata dal metodo biodinamico: facendo un esame organolettico i frutti non solo avevano un sapore più buono, ma erano anche più belli. Notammo inoltre un aumento degli insetti utili e un decremento di quelli nocivi, la scomparsa degli afidi dai pomodori e della dorifora dalle patate... Finalmente avevamo trovato il metodo che faceva per noi!».
In questi anni La Collina è stata supportata nell’applicazione del metodo biodinamico da importanti personalità, primo fra tutti Alex Podolinsky, uno dei massimi esponenti dell’agricoltura biodinamica vivente al mondo.
Racconta Burani: «Podolinsky da quando abbiamo iniziato ad applicare il metodo biodinamico è venuto ogni 2 anni a visitare l’azienda: severissimo è stato di grande stimolo per tutti noi e quando, circa 8 anni fa, fece la consueta “prova della vanga”, che consiste in una analisi della vitalità del terreno, volle radunarci tutti prima di dare il suo verdetto. Ci disse “very good” e quella fu una grande emozione perché significava che eravamo riusciti a cambiare la struttura del terreno, a creare un humus vitale, ricco di sostanza organica, che oltre a fare bene alle piante, riduce i problemi relativi agli attacchi di funghi patogeni e di insetti nocivi. Si tratta di un processo molto lungo e difficile, ed è grazie alla biodinamica che ci siamo riusciti».
Il nuovo orientamento
Per la Collina applicare l’agricoltura biodinamica è significato cambiare totalmente il paradigma di coltivazione; non si ricorre, ad esempio, ad alcun diserbo oltre quello meccanico. Non si applica la solarizzazione. Le verdure non ricevono trattamenti rameici. Il concime viene completamente prodotto all’interno dell’azienda attraverso cumuli di letame bovino a cui vengono aggiunti i preparati biodinamici.
Annualmente vengono autoprodotte circa 50 tonnellate di compost sufficienti per il fabbisogno dell’intera azienda. Ogni settembre viene allestito il preparato 500 e quando a primavera il preparato è pronto la parte eccedente viene regalata agli agricoltori vicini, che vogliono iniziare ad applicare il metodo biodinamico.
Anche i prodotti di difesa sono differenti: sulla vite, per esempio viene distribuito solo rame e zolfo in maniera molto diluita. Il rame in biodinamica è utilizzabile solo su vite e frutteto e nella quantità massima di 3 kg ettaro annui (la metà del biologico). Nel 2017 a La Collina sono stati utilizzati solo 1,8 Kg di rame metallo per ettaro di terreno.
Inoltre, da quest’anno, sono stati testati in via sperimentale, con la collaborazione del consorzio Fitosanitario di Reggio Emilia, trattamenti con microrganismi effettivi (EM) e chitosomi, distribuiti attraverso un atomizzatore sulle piante. E nonostante l’anno difficilissimo per l’attacco della peronospora, i danni sulle viti dell’azienda sono stati molto limitati.
I sovesci sono effettuati con tipici miscugli biodinamici. In autunno viene seminato favino, frumento e segale, mentre in primavera una miscela molto varia di graminacee e leguminose tra cui senape, girasole e fagiolo. In pre-fioritura le piante vengono macinate e interrate nel primissimo strato del terreno con l’ausilio di erpici (mai con attrezzi rotanti). Tutti i trattori utilizzati sono leggeri e dotati di gomme a bassa pressione per calpestare il meno possibile il terreno.
Le rotazioni biodinamiche sono molto articolate e una coltivazione non rientra mai nello stesso terreno prima di 5/6 anni. L’irrigazione sugli ortaggi viene fatta a bassa pressione e l’acqua viene emunta dai 2 pozzi aziendali.
Produzione variegata
La cooperativa possiede circa 50 ettari di terreno, di cui 25 coltivati a ortaggi, 6 dedicati a vigneto, 5 a cereali di antiche varietà autoctone e il restante seminati a foraggio ed a erba medica. I prodotti, tutti certificati biologici e biodinamici (Demeter), sono cereali, ortaggi, vite da vino e da tavola e foraggio, utilizzato per l’alimentazione degli animali.
Sono presenti circa 25 bovini per la produzione di letame e carne, di razza Limousine e Chairolaise; inoltre vengono acquistati vitelli da allevamenti biologici. Gli altri animali, tra cui capre, asini, conigli e galline, fanno parte della fattoria didattica, accreditata dalla provincia, che ospita durante l’inverno classi delle scuole medie e elementari del territorio e da giugno a settembre ragazzi dei campi estivi.
Alcuni prodotti, oltre che ad essere venduti freschi vengono lavorati internamente o esternalizzando alcune fasi produttive a trasformatori certificati Demeter.
Il vino, lambrusco e malvasia, per circa il 40% viene venduto all’estero (Stati Uniti, Canada e Giappone). Fino ad oggi è stata utilizzata una cantina esterna ma è già stato approvato il progetto per la costruzione di una cantina aziendale. I vini prodotti sono molto apprezzati dal mercato tanto che la produzione attuale (50mila bottiglie) non riesce a soddisfare le richieste.
Per quanto riguarda gli altri prodotti: i pomodori sono trasformati in passate (di cui la produzione arriva a 50mila barattoli) e sughi; i cereali (circa 15 t), di antiche varietà di frumento tenero (marzuolo, gold corn e gamba di ferro) i cui semi vengono autoprodotti, in farine macinate a pietra e pasta integrale e semi integrale. Gli ortaggi (circa 1.000 quintali) in sottoli e sottaceti, grazie al centro aziendale di lavaggio e confezionamento, provvisto di celle frigorifere.
La carne viene macellata nella macelleria interna, anch’essa certificata Demeter. I prodotti, tutti a marchio La Collina, sono distribuiti ai consumatori finali sia attraverso lo spaccio aziendale sia attraverso i negozi della grande distribuzione organizzate del bio e del naturale come Ecor Naturasì (negozi di Reggio Emilia, Parma e Modena) e Eataly (negozi localizzati in tutta Italia). È possibile anche trovare i prodotti La Collina, grazie al distributore Le Caves de Pyrene, in attività di ristorazione e wine bar e nei 6 mercati rionali della provincia di Reggio Emilia serviti direttamente dalla cooperativa.
Tutti i semi dei cereali vengono autoprodotti e quando questo non è possibile i semi vengono acquistati dalla ditta Sativa che commercia semi biologici e biodinamici, o dalla azienda Parma Vivai che con un programma annuale, nel suo settore bio, produce tutte le piantine necessarie alla produzione orticola della cooperativa.
Fervente attività
La Collina, che mantiene rapporti collaborativi con tutte le associazioni del settore, ospita corsi di formazione rivolti ai certificatori Demeter Italia e, in collaborazione con l’Associazione per l’agricoltura biodinamica, corsi base rivolti ad agricoltori, tecnici, studenti e a chiunque sia interessato ad approfondire i metodi e le tecniche dell’agricoltura biodinamica.
Il prossimo Corso nazionale di agricoltura biodinamica, prima e seconda parte, si terrà dal 4 al 7 e dal 25 al 28 ottobre.
Feste, convegni e conferenze sul tema della salute, dell’ambiente e dell’agricoltura sostenibile sono frequenti a La Collina, che collabora anche alla realizzazione di eventi di richiamo nazionale come il Dinamico Festival, festival del circo contemporaneo la cui 8° edizione si terrò i primi di settembre a Reggio Emilia. Ed infine la Collina è presente anche a Fico con un punto vendita e, insieme ad AssoBiodinamica e Apab, con il giardino biodinamico, un appezzamento di terreno che viene coltivato dalla cooperativa a scopo didattico dimostrativo con il metodo biodinamico.
«Dopo i difficili anni in cui molti scommettevano contro di noi, si è notato un sempre maggiore interesse nei confronti del metodo agricolo che avevamo deciso di seguire - conclude Burani -. Mentre ai primi corsi partecipavano persone che provenivano dalle altre regioni, con il passare del tempo sono aumentati gli iscritti provenienti dalla nostra provincia e alcuni dei nostri vicini hanno deciso di convertirsi al biodinamico. La cooperativa ha dato l’esempio a molti, tra cui l’azienda Biogold, la prima azienda produttrice di Parmigiano Reggiano certificata Demeter, e questo non solo ci inorgoglisce ma ci spinge a continuare a percorrere la strada intrapresa».