Secondo alcune stime la dimensione economica del mercato del vino biologico è destinata a raddoppiare da qui al 2028 con un ritmo di crescita annuo del 12%. Nel 2022 il 51% dei consumatori italiani ha avuto almeno un’occasione di consumo di vino biologico a fronte del 2% del 2013 e il Gambero Rosso quest’anno premia come Vignaiola dell’anno 2023 una agricoltrice biodinamica. Segnali che i vini naturali stanno uscendo dalla nicchia per conquistare la loro fetta di mercato.
Vini naturali
Ci piace molto la definizione di vino naturale data da Sandro Sangiorgi, giornalista, scrittore ed enogastronomo italiano, che afferma che il vino naturale è il frutto del lavoro di una comunità di persone che ha come primo pensiero la custodia della vita, dalla vigna al calice. Tutti i passaggi, dall’inizio alla fine, devono essere svolti con minimi interventi. Nello stesso tempo, però, lo slancio di tutto questo deve venire dal luogo.
A Mezzane di Sotto in provincia di Verona vive e coltiva le sue vigne Marinella Camerani, agricoltrice biodinamica, da poco insignita del prestigioso premio Vignaiola dell’anno 2023 del Gambero Rosso. I suoi vini, Amarone, Soave, Valpolicella, sono venduti all’estero, prevalentemente in America del Nord, Francia, Inghilterra, Germania e in tutti quei paesi dove c’è una la cultura del cibo e del vino, oltre che a ristoranti ed enoteche nostrane. Marinella ci spiega che il suo approccio alla produzione di vino è caratterizzato da «gesti che si limitano ad accompagnare la vite in un percorso naturale, assecondarla, senza mai creare strappi o tensioni. Gli interventi agronomici sono solo di affiancamento e i trattamenti finalizzati più a rimuovere le cause che combattere gli effetti e se veramente necessari fatti con prodotti naturali».
Una donna libera
Su una collina isolata, a 350 m sul livello del mare, con vigneti tutto intorno, in una vallata che si estende da nord a sud, dalle Alpi alla Pianura Padana, sorge Corte sant’Alda l’azienda agricola di Marinella Camerani, un “posto magico”, come lo definisce lei. Erano gli anni ‘80 quando Marinella, allora ventottenne che lavorava nella ditta specializzata in produzione di batterie del padre, compreso che i posti più prestigiosi in azienda sarebbero passati alla parte maschile della famiglia si dimise e si trasferì in campagna. «Me sono andata convinta di meritarmi qualcosa di più - ci dice oggi Marinella - e seguendo la mia passione che era stare in campagna, non avere padroni e, fondamentalmente, essere libera. Il tutto con un personale impegno verso la ricerca di un migliore e possibile bilanciamento tra le cose”.
La sua passione per la natura si era già manifestata da ragazza quando, con la sua vespa, seguiva i lavori di un terreno agricolo del padre nella periferia di Verona dove si coltivava tabacco. Nel ‘79 il padre aveva acquistato una vecchia casa colonica con quattro ettari di vigneto e nell’84, quando Marinella decise trasferirsi in campagna, andò a vivere lì con l’obiettivo di fare l’imprenditrice agricola.
E lì ho incontrato le viti...
«All’epoca non bevevo vino - racconta Marinella - ma ero fortunata, il mio vino era buono anche quando ancora non sapevo come trattarlo e capirlo. Dopo 35 anni ho imparato che in cantina il vino nasce e non si fa». Marinella ci spiega come la qualità del vino, le sue caratteristiche, sono frutto di piccole scelte quotidiane «da quando si prepara il terreno, per l’impianto delle barbatelle, al momento della messa in bottiglia, nulla deve essere affidato al caso». Infatti ogni vino di Corte Sant’Alda, proviene da un particolare vigneto che, per la posizione, la varietà delle uve, l’età ed il tipo di allevamento, è stato nel tempo preferito per produrre proprio quel vino. Durante la vendemmia tutte le uve vengono raccolte a mano nel momento ottimale di maturazione, con diversi passaggi nei vigneti.
Che difficoltà ha dovuto superare?
«A quell’epoca una donna divorziata che viveva e lavorava in campagna da sola, con due bambine, soprattutto negli ambienti provinciali, non era accettabile e i pregiudizi mi hanno emarginata dal contesto locale. Non avevo amici, nessuno su cui contare, i miei familiari avrebbero voluto che rientrassi a Verona ma il mio grande desiderio era di essere libera, di lavorare e gestire la mia azienda. È stata dura e a volte mi chiedo come sia riuscita a trovare la forza per arrivare fino a qui».
Come ha incontrato il biologico e il biodinamico?
«Quando sono arrivata a Corte Sant’Alda, le vigne venivano trattate solo con zolfo e rame e quindi arrivare alla certificazione biologica è stato semplice» spiega Marinella. Nel 2000 incontra Nicolas Joly, una figura di riferimento e un vero e proprio pioniere dell'agricoltura vitivinicola biodinamica francese e, durante la presentazione di un suo libro a Milano, sente per la prima volta parlare di biodinamica. «Io ero alla ricerca di qualcosa perché non accettavo che nel mondo del vino l'industria imponesse di fare vini buoni lavorando in cantina. In pratica quello che succedeva in vigna veniva quasi completamente snaturato e modificato».
Il consiglio che ricevette da Joly fu che per fare biodinamica bisogna iniziare a piccoli passi, incominciando da un vigneto, prima in campagna e poi in cantina, e imparare facendo. Nel 2009 tutta l’azienda, inclusa la cantina si può certificare Demeter.
Si aspettava il riconoscimento Vignaiola dell’anno 2023 del Gambero Rosso?
«Non me lo aspettavo, ed è un onore. I premi fanno sempre bene al cuore!». E aggiunge «si è trattato di un percorso lento e consapevole quello che ha portato alla qualità biodinamica che oggi caratterizza la mia azienda e sono lieta perché questo premio esprime un serio e nuovo interesse al metodo biodinamico. Quando si parla di biodinamica molti la ricollegano alla stregoneria ignorando completamente che all'origine dell’agricoltura biodinamica c’è una precisa filosofia di vita. Io vorrei che tutti facessero biodinamica, non solo per l’utilizzo dei preziosi preparati biodinamici, ma anche per la filosofia che aiuta le persone a migliorarsi».
Socia dell’Associazione per l'Agricoltura Biodinamica, fa anche parte dell’Associazione di Vignaioli Renaissance des Appellations, creata nel 2001 da Nicolas Joly. Attualmente il gruppo riunisce 230 produttori da 13 paesi nel mondo, che pensano e agiscono sul terreno comune dell’agricoltura biodinamica.
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