Biologico in Giappone, mercato esigente che conosce il made in Italy

Valgono due miliardi le vendite di prodotti italiani nel Paese del Sol Levante, dove il bio sta per uscire dalla nicchia

Con un valore di poco più di due miliardi di euro nel 2022 e una quota di acquirenti regolari del 18%, il biologico rappresenta in Giappone ancora una nicchia di mercato.

Il trend è però molto positivo, con una crescita media annua post-Covid pari al 8-10%, tanto che il Giappone rappresenta uno tra i mercati più promettenti per il bio Made in Italy, come confermato anche dal panel di imprese alimentari e vitivinicole italiane intervistate da Nomisma.

Questo quanto emerge dalla survey originale sui consumatori giapponesi presentata lo scorso 2 marzo in occasione del quinto forum Ita.Bio, la piattaforma online di dati e informazioni per l’internazionalizzazione del biologico Made in Italy curata da Nomisma e promossa da Ice agenzia e FederBio.

Il consumatore bio in Giappone

Il sondaggio realizzato da Nomisma rileva che, se si analizzano i principali driver di scelta dei prodotti alimentari per il consumo domestico, vi sono nello specifico due leve che guidano le scelte del consumatore giapponese: l’origine nazionale del prodotto e il prezzo. I consumatori hanno una forte sensibilità al prezzo e, al tempo stesso, grandi difficoltà a riconoscere i reali valori sottostanti alle produzioni biologiche.

A differenza di quanto accade in altri mercati, i consumatori giapponesi non scelgono il biologico per motivi legati alla sostenibilità ambientale di questo metodo produttivo quanto ma, piuttosto, per la sicurezza e la qualità che il bio trasmette.

La reputazione del bio italiano

Nel percepito dei consumatori giapponesi, l’Italia si posiziona al terzo posto, dopo Francia e Australia, tra i Paesi che producono i prodotti bio di maggiore qualità. Secondo i dati presentati da Silvia Zucconi, responsabile market intelligence Nomisma, il 13% dei consumatori si dice infatti interessato all’acquisto di un prodotto alimentare italiano a marchio bio.

«Pasta, olio extra-vergine, formaggi e vino sono i prodotti italiani a marchio bio più acquistati dai consumatori giapponesi, ma anche le categorie per i quali il consumatore è più interessato al binomio bio-Made in Italy. In ottica futura il vino è sicuramente uno dei prodotti che presenta le maggiori opportunità di crescita per l’Italia, anche in virtù del fatto che dal 1° ottobre 2022 la certificazione biologica Jas è stata estesa anche alle bevande alcoliche, vino incluso» afferma Emanuele Di Faustino, responsabile industria, servizi e retail Nomisma.

Mercato in crescita

«Il settore del bio in Giappone, pur essendo ancora di nicchia, presenta ampi margini di crescita e potenziali opportunità per le aziende italiane. Il consumatore dei prodotti bio appartiene oggi alla fascia medio-alta della popolazione, è informato e consapevole delle qualità del prodotto e fortemente interessato ai prodotti di importazione. Grazie anche all’azione del Governo che ha deciso di investire nella formazione per uno sviluppo sostenibile già dalle scuole primarie, il numero dei consumatori bio è destinato a crescere» dice Erica Di Giovancarlo, direttrice dell’ufficio Ice Tokyo.

«In uno scenario globale dove le vendite di prodotti biologici sfiorano i 125 miliardi di euro nel 2021, l’internazionalizzazione è un’importante leva di sviluppo per le aziende italiane dell’agroalimentare bio. Quello nipponico è un mercato in espansione, in particolare per il bio made in Italy, che coniuga la qualità delle eccellenze italiane con il valore dato dalla certificazione» dichiara Paolo Carnemolla, segretario generale di FederBio.

Biologico in Giappone, mercato esigente che conosce il made in Italy - Ultima modifica: 2023-03-09T17:13:45+01:00 da K4

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