Non accade spesso che siano finanziate sperimentazioni relative all’Agricoltura Biodinamica. Grazie però al Psr Campania 2014/2020, misura 16.1.1. azione 2, si è recentemente concluso un Progetto Operativo di Innovazione (POI) incentrato sull’utilizzo in viticoltura di tecniche biodinamiche con l’obiettivo di mantenere la terra fertile, le piante in buona salute e accrescere la qualità dell’uva puntando a una «produzione durevole, sana e sostenibile di vini». Il progetto si chiama Partenio Divino e ha avuto la lungimiranza di unire un’azione che limita fortemente l’utilizzo di concimazioni chimiche, vietate in biodinamica, con quella di lavorare in ottica di ciclo chiuso aziendale.
Vino fatto solo con uva
«Tramite il Gal Partenio siamo venuti a conoscenza di un bando che richiedeva una sperimentazione in campo», racconta Paolo Clemente dell’azienda agricola Vallisassoli di San Martino Valle Caudina in provincia di Avellino, capofila del progetto. Oltre a Vallisassoli il progetto coinvolge anche l’Azienda Agricola Corrado Costetti, l’organismo di consulenza Projenia Scs e il direttore tecnico scientifico, Maurizio De Simone, consulente enologo-agronomo che ha supportato i partner per l'intero progetto.
«Era da un po’ di tempo - continua Clemente - che volevo sperimentare un vino senza solforosa. L’idea era quella di sostituire la solforosa con un estratto da vinacciolo dell'uva. In altre parole, produrre vino utilizzando solo uva. La sperimentazione di vino senza solforosa riguarda un potenziale di 2.000 bottiglie da circa 1,2 ettari, bottiglie che saranno messe in commercio tra un anno».
Doppia certificazione
Il progetto Partenio Divino si svolge in un territorio che sta a metà strada tra l'Irpinia, zona vocata alla viticoltura con le tre Doc storiche campane, il Taurasi, il Greco e il Fiano, e quello di Benevento, con la sua Falanghina. L’azienda Vallisassoli è biologica dalla sua nascita, nel 2009, e biodinamica dal 2017. Le aziende biodinamiche, infatti, soprattutto quelle che operano a livello internazionale, hanno la doppia certificazione, quella europea del biologico e quella Demeter per la biodinamica.
Un’etichetta che viene da lontano
«Produciamo l’Igp Campania Bianco (Greco 33%, Fiano 33%, Coda di volpe 33%) da cui prende il nome un nostro vino il “33/33/33”. Si tratta di un vino bianco da invecchiamento ottimo per pasteggiare con carni o sughi bianchi», spiega Clemente. Ma c’è una storia interessante sull’etichetta del vino di punta di Vallisassoli. Quando Paolo Clemente ha fatto la ricerca storica sulla sua azienda si è imbattuto nel duca Pignatelli della Leonessa, morto ultraottantenne pochi anni fa, che viveva a San Martino Valle Caudina «in un castello medievale longobardo dove c'è anche una piccola vigna in un giardino merlato delle mura, che da qualche anno curo personalmente» racconta Clemente. «Il duca mi ha mostrato la Platea della famiglia Pignatelli della Leonessa, un libro enorme dove un tecnico, nel 1714 durante il Regno di Napoli, aveva censito tutti i loro beni. Ogni foglio è fatto da una mappa catastale con disegnati gli appezzamenti e proprio dalla mappa del terreno dove abbiamo una delle nostre vigne abbiamo preso l’immagine per l’etichetta del 33/33/33».
Formazione
Paolo Clemente racconta la storia della sua azienda e di come sia arrivato a concepire il progetto Partenio Divino. «Nel 2013 abbiamo costruito la cantina e fatto la prima vendemmia in biologico. Poi, dal 2014 iniziai a frequentare i corsi di biodinamica organizzati dall’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica, i corsi di potatura da Simonit&Sirch e i corsi sui preparati biodinamici di Carlo Noro, uno dei maggiori esperti di biodinamica presenti in Italia, oltre al corso per sommelier».
Peraltro, al convegno finale del progetto ha partecipato con un intervento anche il presidente dell'Associazione biodinamica Carlo Triarico che ha sempre sostenuto il coinvolgimento diretto delle aziende biodinamiche nella ricerca e ha sempre auspicato ad un pieno coinvolgimento dell'associazione biodinamica in progetti di ricerca e diffusione del metodo biodinamico.
Nel 2017 l’azienda ha raggiunto l’importante certificazione Demeter e oggi vende il suo vino a enoteche e ristoranti localizzati in Italia, Stati Uniti, Francia, Norvegia, Svezia, Germania, Taiwan, Corea e Australia. Per ora l’azienda produce circa 3.000 bottiglie e la strategia di crescita è incentrata sul vendere poche bottiglie in più Paesi permettendo ai clienti interessati di prenotare in anticipo le bottiglie.
Sovesci
In azienda vengono fatti 2 sovesci l’anno, quello primaverile e quello invernale. «Grazie al progetto - precisa Clemente - abbiamo potuto inserire il noleggio di alcune attrezzature particolari, molto leggere». Infatti in vigna, per mantenere la vitalità del terreno, è importante fare pochi passaggi e, soprattutto, con macchine leggere, per evitare il compattamento del terreno. «Per sfalciare il sovescio, per esempio, ho usato una falciatrice leggera. Dove abbiamo l’allevamento a pergola, invece, abbiamo lasciato il sovescio oltre la fioritura e poi è bastato il solo passaggio del trattore per farlo coricare come pacciamatura, soluzione ideale per mantenere l'unità del terreno», spiega Clemente.
Non resta che aspettare il momento giusto per assaggiare questo vino senza solforosa cresciuto tra i fiori, sperando che progetti di questo tipo vengano finanziati sempre più spesso.