San Marino, la Repubblica più antica e piccola al mondo (61 km2), non è solo turismo e finanza da prima pagina, ma anche molto altro.
Pur nella consapevolezza che si tratti di una micro realtà (superficie agricola utilizzata di circa 2.600 ettari), l’agricoltura e la produzione alimentare di questo Stato, hanno trovato la strada per eccellere intraprendendo le strade della qualità, della certificazione e della tracciabilità.
Le coltivazioni principali della Repubblica di San Marino sono l’uva da vino, l’olivo, i cereali, la frutta, i tartufi, le colture foraggiere, le colture portaseme, la leguminose da granella, gli ortaggi.
Riqualificazione del territorio
La svolta verso il biologico, che sa dell’epocale, l’ha illustrata il Segretario di Stato (in Italia sarebbe il Ministro) all’Agricoltura, Territorio e Turismo Augusto Michelotti, il quale ha dichiarato che il Governo della piccola Repubblica incastonata tra la Romagna e le Marche ha deliberato di «avviare il processo di far diventare San Marino il primo Stato al mondo interamente bio».
L’obiettivo finale dichiarato da Michelotti è quello di riqualificare il territorio guardando a un futuro dove il turismo di qualità sia basato su natura e gastronomia locale.
Provvedimenti e incentivi
Questo scenario porterà all’emanazione di una serie di provvedimenti e incentivi statali (San Marino è fuori dalla Ue e non può godere di questi contributi) allo scopo di «sviluppare iniziative di bio-turismo che facciano leva sulla trasformazione della Repubblica di San Marino in Stato biologico, in sinergia con il progetto San Marino 2030».
Lo scopo è quello di promuovere il consumo delle produzioni biologiche locali nella ristorazione collettiva e nelle strutture alimentari di San Marino (mense scolastiche, aziendali, ospedaliere, ristoranti, negozi, ecc.) e di supportare le realtà commerciali e più specificamente la piattaforma di promozione delle produzioni locali (Consorzio Terre di San Marino) per valorizzare e commercializzare i prodotti bio nell’Unione Europea e a livello internazionale. Naturalmente per attuare il cambiamento e il passaggio al biologico è necessario investire sulle infrastrutture necessarie.
L’articolo completo sarà pubblicato sul n. 1-2019 di Terra e Vita