E pur si muove!

Michele Morgante
Proprio come fece Galilleo quando pronunciò la famosa frase: le New breeding techniques reagiscono alla scomunica della sentenza della Corte di Giustizia europea di due anni fa. Lo studio della Commissione le rimette in gioco attribuendo anzi alle nuove tecnologie di evoluzione assistita un ruolo chiave per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità del green deal. L'Europa e l'Italia sono chiamate a sfide epocali in agricoltura e la risposta può venire solo dalla scienza

A quasi due anni di distanza dalla, per molti versi sorprendente, sentenza della Corte di Giustizia europea, che aveva equiparato i prodotti delle New Breeding Techniques (chiamate anche ora dalla Commissione europea New Genomic Techniques e dalla Società Italiana di Genetica Agraria Tecnologie di Evoluzione Assistita, Tea) agli ogm tradizionali, è stato reso pubblico pochi giorni fa uno studio commissionato da Consiglio europeo e Commissione europea su caratteristiche, rischi e benefici di tali nuove tecniche per l’agricoltura europea.

Editoriale del numero 15 di Terra e Vita

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Lo studio fa seguito ad un’ampia consultazione pubblica che ha visto coinvolti scienziati, agricoltori, consumatori, ambientalisti per mezzo delle rispettive organizzazioni di rappresentanza e Stati membri. Le conclusioni sono che le nuove tecnologie possono portare vantaggi all’agricoltura europea soprattutto ai fini dell’implementazione della strategia From Farm to Fork e degli obiettivi di sostenibilità in essa previsti, che presentano rischi simili a quelli dei prodotti del miglioramento genetico tradizionale e che quindi è necessario adattare la legislazione sugli ogm ai nuovi sviluppi tecnologici e scientifici.

Da qui ne discende la decisione da parte della Commissione europea d’intraprendere un’azione strategica sulle piante ottenute tramite genome editing (nella versione mutagenesi mirata) e cisgenesi che comprenderà una valutazione d’impatto e che dovrebbe portare a un nuovo impianto regolatorio per le piante ottenute tramite queste tecnologie. La comunità scientifica europea ha accolto questa decisione positivamente con la speranza che considerazioni logiche e non ideologiche siano alla base delle future decisioni in questo settore.

Alcuni hanno invece subito reagito in maniera violenta, chi accusando la Commissione di eccessiva prudenza e lentezza e chi invece di voler aprire la porta ai nuovi ogm esponendo l’agricoltura europea a rischi eccessivi.

Ma possiamo permetterci in questo momento storico di essere ostaggi degli estremismi?

Siamo di fronte a una sfida epocale di cui in Italia non si parla ancora abbastanza, che è quella di compiere la cosiddetta transizione ecologica.

Il Pnrr destina a essa ingenti risorse e ci siamo impegnati a ridurre gli odierni 7mila chili di COemessi per persona in Italia a metà nei prossimi 9 anni e a 0 entro trent’anni. Di queste emissioni il 34% è dovuto alla produzione di alimenti e il 24% alla sola produzione primaria. Come pensiamo di riuscire a fornire un contributo al raggiungimento di tali obiettivi rispetto alla produzione di alimenti?

Le visioni sono le più disparate ma quello che accomuna molte di esse è il mancato rispetto delle evidenze scientifiche: si va da chi pensa di andare avanti tornando indietro, ai bei tempi antichi, chi pensa di risolvere tutto riducendo gli sprechi, chi pensa di trovare la soluzione erigendo steccati a difesa di diverse tipologie di agricoltura, siano esse l’agricoltura biologica o biodinamica o conservativa o rigenerativa o tante altre ancora.

L’agricoltura è una e una sola e l’obiettivo è uno solo, quello di produrre di più e meglio consumando di meno. Certo non possiamo pensare di ridurre le produzioni per migliorare l’impatto ambientale per unità di superficie se questo poi si traduce nell’importare quelle quote che noi non produciamo più in Europa da Paesi che coltivano con impatti ambientali ancora maggiori del nostro.

La risposta non può che trovarsi nella scienza che ci può dare soluzioni tecnologiche, siano esse digitali o genetiche, in grado di consentire di produrre utilizzando meno acqua, fertilizzanti, agrofarmaci. E le nuove tecnologie di evoluzione assistita possono aiutarci ad andare in questa direzione più velocemente di quanto non ci consenta il miglioramento genetico tradizionale: molti anche in Italia sembrano averlo capito, speriamo che anche chi oggi resta ancora scettico si faccia convincere dalla forza della ragione e non dalla paura dei cambiamenti.

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E pur si muove! - Ultima modifica: 2021-05-14T08:46:31+02:00 da K4

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