Innovazione e agricoltura sostenibile, Italia ancora in ritardo

Presentato a Roma, in occasione di un convegno organizzato dall’Associazione Coscioni sulla nuova agricoltura sostenibile, un indice elaborato da Nomisma che misura l’innovazione del settore primario: Italia ancora troppo indietro, dopo Paesi Bassi, Belgio, Germania e Danimarca

Innovazione e agricoltura: l’Italia non è efficiente. Il nostro Paese mette a segno 49 punti su 100 nell’indice elaborato da Nomisma che misura l’innovazione del settore primario. L’indice -da 0 a 100- mette a sistema indicatori di produttività delle colture, degli allevamenti, dei fattori di produzione e indicatori di sostenibilità ambientale. Il risultato? La leadership indiscussa è dei Paesi Bassi (88 punti su 100), seguiti da Belgio (62), Germania (62) e Danimarca (56). L’Italia è fanalino di coda nell’Unione europea anche per quanto riguarda la percentuale di popolazione con un livello di istruzione terziario (25%) - alle spalle della Romania - e rispetto a un valore medio per l’Ue di poco inferiore al 40%.

Stefano Baldi

Lo studio Nomisma, presentato da Stefano Baldi, nel corso del convegno romano organizzato dall’Associazione Luca Coscioni e Science for Democracy “La nuova agricoltura sostenibile”, ha evidenziato serie difficoltà del nostro Paese nel creare le condizioni per facilitare la nascita e la diffusione di innovazione tra le imprese.

«Solamente il 6% dei conduttori agricoli italiani ha una formazione agraria completa contro una media Ue dell’8% - ha ricordato Baldi -. Il 40% dei conduttori ha più di 65 anni di età e quindi un ridotto orizzonte di attività, le dimensioni fisiche ed economiche medie delle aziende (12 ettari e 43.000 euro di valore della produzione) non permettono margini di investimento rilevanti».

Nomisma, Osservatorio sull'innovazione dell'agricoltura italiana, 2017

 

La ricerca soffre la carenza degli investimenti

Il sistema della ricerca italiano deve fare passi in avanti: il numero di co-pubblicazioni scientifiche internazionali per milione di abitanti in Italia risulta essere di circa 552, in Danimarca i valori sono quattro volte superiori. Una delle cause di questo divario è il frutto di limitati investimenti pubblici in Ricerca e Sviluppo pari allo 0,54% del PIL - la media Ue è dello 0,72%.

Deborah Piovan

«L’Italia deve finanziare di più Ricerca & Sviluppo su tutta la filiera. La spesa pubblica in Italia in R&S in agricoltura è di appena 4,5 euro a persona, rispetto ai 20,2 euro dell’Irlanda -dati Eurostat 2016». Così Deborah Piovan, portavoce di Cibo per la Mente, il Manifesto per l’innovazione nel settore primario che riunisce 14 associazioni dell’agroalimentare italiano, ha commentato i dai dell’Agrifood Innovation Index di Nomisma. Piovan ha ricordato che l’Italia è agli ultimi posti anche per investimenti Venture Capital in R&S (pari allo 0,02% del Pil, media Ue 0,06%).

Il problema delle infrastrutture fisiche e digitali

L’innovazione si sviluppa e diffonde più rapidamente se avviene all’interno di un sistema con infrastrutture avanzate e anche qui l’Italia, secondo i dati Nomisma, è in forte ritardo rispetto all’Ue in termini di numero di imprese che accedono ad internet con velocità oltre i 30 Mb/s (16%), senza contare che una famiglia rurale su quattro non può accedere alla Rete, e in posizione intermedia per quanto riguarda il rapporto tra i km di strade e ferrovie e la superficie totale (in Germania i sistemi di viabilità sono più estesi di circa il 60% rispetto all’Italia).

Il biologico è davvero sostenibile?

Roberto Defez

Roberto Defez, del CNR di Napoli, ha ricordato che l’articolo scientifico (uno dei più importanti) pubblicato su Nature Communication: “Strategies for feeding the world more sustainably with organic agriculture”, evidenzia come il biologico non rappresenti di fatto la panacea alla 'questione sostenibilità'. Secondo lo studio scientifico, se il 100% delle coltivazioni agricole fossero biologiche aumenterebbe dal 16 al 33% il consumo di terra, la diversificazione aumenterebbe tra l’8 e il 12%, così come l’emissione di gas serra tra l’8 e il 12%, mentre l’uso di acqua salirebbe del 60% da qui al 2050. «Se continuiamo a non utilizzare l’innovazione in agricoltura lo scenario sostenibile non sarà positivo. Non esiste un modello unico di sostenibilità e il ruolo dell’innovazione è fondamentale, ciò comporta il principio di non esclusione di percorsi e soluzioni diverse che possano convivere a livello di sistemi agricoli».

Le New Breeding Techniques come opportunità

Marco Cappato

«Per un’agricoltura innovativa e sostenibile occorre che la scienza italiana venga messa in campo». Questo l’appello e il monito lanciato da Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, che ha poi sottolineato l’importanza in tal senso che avrebbero le New Breeding Techniques. «Ormai da decine di paesi iniziano ad arrivare studi che confermano la non pericolosità di queste nuove bio-tecnologie verdi, come CRISPR, e che le piante così prodotte potrebbero essere portatrici di straordinarie potenzialità per un’agricoltura sempre più eco-sostenibile - ha incalzato Cappato-. Una sostenibilità che unirebbe il rispetto dei diritti umani - il diritto alla scienza sui cui l’Associazione lavora da anni - col progresso tecno-scientifico». Cappato ha detto che la politica non reagisce, «E impedisce che il futuro della conoscenza possa andare a beneficio dell’interesse generale, limitando, di fatto e senza una motivazione, ricercatori e agricoltori nel fare il proprio lavoro».

Vittoria Brambilla

La biotecnologa Vittoria Brambilla della Statale di Milano ha ricordato come «La comunità scientifica europea si sia mobilitata durante l’estate scorsa in reazione alla sentenza della Corte di Giustizia europea che ha equiparato le nuove tecniche di mutagenesi agli OGM: una novità a cui guardare con attenzione».

Marco Perduca

Le fila del dibattito sono state tirate da Marco Perduca, coordinatore della piattaforma internazionale Science for Democracy, che ha lanciato un appello al Governo «Affinché chiarisca se e come intende adeguare le norme nazionali alla sentenza della Corte europea del luglio 2018, e individui quanto prima dei campi dove possano esser sperimentate le ricerche che oggi avvengono nei laboratori italiani». Allo stesso tempo l’Associazione si è rivolta al Governo affinché i dati relativi all’investimento nella Ricerca & Sviluppo in materia di biotecnologie verdi possano esser più facilmente aggregabili anche al fine di consentire una migliore valutazione delle reali dimensioni del sistema e dei suoi finanziamenti.

Lo studio Nomisma sulla situazione del mais e delle pesche nettarine in Italia.

L’import in Italia di mais è salito nel periodo 2006-16 del 71%, con un parallelo -68% di export. Nello stesso arco di tempo il valore della produzione è diminuito del -23,1%. L’autoapprovvigionamento, che alimenta la filiera d’eccellenza dei prodotti DOC, DOP e IGP, è sceso dall’80% al 60%. Intanto, sono aumentati il valore della produzione per ettaro (+23,2%) e la resa (+13,5%), mentre le superfici sono scese da oltre 1,1 milioni di ettari a 660mila ettari (614mila nel 2018, dato Istat).

La produzione di pesche e nettarine è diminuita di circa 200mila tonnellate fra 2006 e 2017. Benché l’Italia sia ancora in grado di soddisfare per il 112% il fabbisogno interno (con 1,5 milioni di tonnellate di prodotto), le superfici si sono ridotte da 101mila ettari nel 2000 a poco meno di 66mila nel 2016. Se la resa per ettaro è salita dell’8,8% (pesche) e del 17,8% (nettarine) nel periodo 2006-16, il valore per la stessa unità di terreno è sceso del 4,3% nel caso del pesco e aumentato appena del 3,8% per le nettarine. In questo scenario, l’import è aumentato del 58% e l’export sceso del 28% nel periodo 2006-17.

«Il settore maidicolo chiede azioni dedicate al miglioramento genetico e alla difesa delle colture minacciate da micotossine, piralide e diabrotica – spiega Deborah Piovan -. L’innovazione genetica aiuterebbe anche la filiera del pesco, che grazie alle New Breeding Techniques, potrebbe rapidamente sviluppare varietà resistenti al virus Sharka, diffuso in Veneto ed Emilia Romagna».

 

 

 

 

 

Innovazione e agricoltura sostenibile, Italia ancora in ritardo - Ultima modifica: 2019-03-20T13:18:55+01:00 da Laura Saggio

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