«Il tema degli OGM e della modificazione genetica delle piante coltivate» ha spiegato il Presidente dell’Accademia dei Georgofili Massimo Vincenzini nella sua introduzione al Convegno del 29 ottobre scorso «è un tema sensibile che si presta a contrapposizioni ideologiche e pregiudizi, mossi da interessi economici e politici. Il rischio è che, mancando un confronto e una ragionevole convergenza sugli obiettivi, ricerca, società e politica si perdano di vista e procedano in ordine sparso».
Da Mendel al Genome editing
L’obiettivo del convegno “I rapporti tra scienza, politica e società in relazione al progresso scientifico-tecnologico. Da Mendel al Genome Editing, passando per gli OGM” è stato quello di riportare al centro del dibattito l’innovazione biotecnologica e le promesse delle nuove tecniche di genome editing, ultime di un percorso innovativo che gli agricoltori hanno intrapreso migliaia di anni fa con la domesticazione delle piante coltivate, parlandone con serenità e onestà intellettuale come, ha ricordato Vincenzini, l’Accademia fa da più di due secoli avendo come obiettivo il benessere di tutta la società.
La velocità della scienza e l’immobilismo dei pregiudizi
Presenti tra i relatori i rappresentati della scienza, del diritto, e del mondo della produzione, Michele Stanca che ha moderato l’incontro, Laura Ercoli della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e Marco Nuti dell’Università di Pisa, Fabio Fornara dell’Università di Milano, Ferdinando Albisinni dell’Università della Tuscia di Viterbo e Marco Pasti, in rappresentanza dei maiscoltori italiani. Presente la senatrice a vita Elena Cattaneo, scienziata di fama internazionale, che tante battaglie sta conducendo sulla necessità di introdurre pareri scientifici autorevoli nelle decisioni politiche e nelle scelte legislative del Parlamento, opponendosi ai bias cognitivi fonte di pregiudizi, il cui superamento è molto più lento e difficile della velocità con la quale avanza il progresso scientifico.
Sono mancati invece, trattenuti da impegni istituzionali, i rappresentanti della politica nazionale e di quella regionale, l’assessore all’agricoltura della Regione Toscana Massimo Remaschi e l’onorevole Susanna Cenni, Vicepresidente alla Commissione Agricoltura, che ha inviato all’Accademia una nota di osservazioni sulla sua posizione e sulle azioni ritenute prioritarie per la scienza, l’agricoltura e la politica italiane.
Lo spunto per la discussione lo offre la sentenza della Corte di Giustizia Europea del 25 luglio scorso che, equiparando agli OGM le nuove varietà di piante ottenute con le tecniche di miglioramento genetico NBT di genome editing, anche nei casi in cui queste non introducano DNA estraneo ma si limitino a produrre mutazioni sito specifiche di correzione del DNA della pianta, crea un precedente critico per il futuro dell’innovazione.
L’assurda discriminazione tra mutagenesi
A differenza di quanto previsto per le varietà ottenute da tecniche di mutagenesi convenzionale più datate (nelle quali l’incremento della variabilità genetica si ottiene in modo aspecifico con mezzi chimici o fisici), esentate dalle regole relative a controlli, etichettatura e monitoraggio previste per le piante GM dalla Dir 2001/18 di riferimento, la Corte di Giustizia ha previsto per il genome editing lo stesso iter approvatorio di tutti gli OGM, non essendo presente per essi una “long hystory of safe use”, una storia di sicurezza di lungo periodo per l’uomo e l’ambiente.
Una necessità di valutazione della sicurezza per un periodo di anni peraltro non meglio definito, ha evidenziato Marco Nuti, che per altri prodotti, come per le stesse varietà ottenute nei decenni scorsi per mutagenesi, non è mai stata invocata.
Sono ancora una volta il ricorso al principio di precauzione e la reiterazione nell’errore di giudicare la tecnica, di per sé neutra, anziché il prodotto, che rischiano di frenare l’introduzione in agricoltura di un’innovazione estremamente promettente.
Perdita secca di competitività
Oggi che le prime varietà migliorate di funghi, pomodori, mais, patate e soia, ottenute con tecniche di genome editing stanno arrivando sul mercato (in USA e in Canada, paesi nei quali non a caso il percorso approvatorio si basa sulla valutazione del prodotto e non sul processo), ha osservato Fabio Fornara i problemi conseguenti alla sentenza di luglio, saranno ancora una volta, come è stato nel caso degli OGM, legati a un disequilibrio nella competitività dei diversi paesi, ma anche all’impossibilità di tracciare piante mutate con tecniche convenzionali o NBT, indistinguibili tra loro. “La ricerca di base e quella applicata così come le collaborazioni che stavano nascendo tra enti pubblici e piccole e medie imprese, coinvolte in queste tecnologie che per la loro semplicità ed economicità si prestano ad essere applicate anche su scala locale e su prodotti di nicchia, potranno andare incontro a forti limitazioni.” ha continuato Fornara introducendo l’appello degli scienziati europei (raggiungibile cliccando qui) per il breeding di precisione per un’agricoltura sostenibile, del quale si è parlato anche su Terra e Vita (leggi qui)
Un invito all’Europa a rivedere le sue posizioni e intervenire con nuovi strumenti legislativi più adatti alle piante ottenute con le biotecnologie NBT.