Rendere il sistema alimentare più sostenibile, regolando la commercializzazione delle nuove varietà vegetali migliorate, più resistenti al cambiamento climatico e ai parassiti e che richiedano meno fertilizzanti e agrofarmaci. È l’obiettivo delle norme approvate dal Parlamento europeo per le nuove tecniche genomiche (Ngt), in Italia note come Tea (Tecniche di evoluzione assistita).
Questo via libera apre ora la strada ai negoziati con i governi Ue per arrivare all’accordo finale. Attualmente tutte le piante ottenute con le nuove tecniche genomiche (tramite genome editing o cisgenesi, o una combinazione delle due, con la condizione che non contengano materiale genetico originato dall’esterno) sono soggette alle stesse regole degli organismi geneticamente modificati (Ogm). Con questa nuova regolamentazione, gli eurodeputati sono d’accordo con la proposta avanzata il 5 luglio dalla Commissione europea di suddividere le piante Ngt in due diverse categorie Ngt1 e Ngt2 soggette a vincoli diversi.
La separazione tra Ngt1 e Ngt2
Ngt1
Piante con max 20 modificazioni tra:
- Inserzioni (max 20 basi)
- Delezioni di qualunque dimensione
- Inserimento di un cisgene di qualunque dimensione a patto che non interrompa un gene endogeno
- Inversioni di qualunque dimensione.
Etichettatura delle sementi.
Non consentite in biologico.
Ngt2
Piante Ngt che non ricadono nella categoria precedente.
Tracciabilità integrale di semi e prodotti (come per gli Ogm).
Non consentite in biologico.
I singoli paesi membri non potranno vietare la coltivazione di Ngt2 autorizzate a livello comunitario.
Con Luigi Cattivelli del Crea - Centro di ricerca genomica e bioinformatica abbiamo cercato di fare il punto su come potrebbe cambiare l’agricoltura italiana, e non solo, con l’avvento delle Tea.
In campo cosa possiamo fare con le Tea che sarebbe difficile fare con il breeding convenzionale?
Con le Tea possiamo selezionare varietà resistenti identiche a quelle tradizionali (es. viti resistenti). Sviluppare nuove tipologie di resistenza a malattie (basate su geni di suscettibilità). Produrre nuove tipologie di prodotti. Così come nuove tipologie di piante (ad esempio piante arboree con ridotto periodo giovanile, piante da frutto auto-compatibili, piante annuali resistenti a erbicidi, ecc). O piante potenzialmente più produttive (con maggiore fotosintesi). Sviluppare alcuni meccanismi di resilienza alla siccità (caldo e salinità).
Entriamo nello specifico. Partiamo dalle varietà resistenti. Un esempio pratico?
Per quanto riguarda la resistenza alle malattie, parto dalla vite. Abbiamo una forte pressione per avere vitigni resistenti alla peronospora identici ai vitigni tradizionali. Le Tea consentono di selezionare viti resistenti a peronospora (cisgenesi) e oidio (genome editing) senza modificare in nulla le caratteristiche qualitative delle uve e dei vini. Così pure, possiamo ottenere varietà identiche a quelle tradizionali di melo resistenti a ticchiolatura mediante cisgenesi. O varietà identiche a quelle tradizionali di pero resistenti a fuoco batterico mediante cisgenesi. E ancora kiwi resistenti alla batteriosi mediante genome editing. Mentre nelle specie erbacee, caratterizzate da un rapido ricambio varietale, saranno disponibili pomodori capaci di bloccare lo sviluppo delle orobanche e resistenti a virosi ed altre patogeni.
Il tema fitofarmaci è quanto mai di attualità. La loro riduzione sarà comunque necessaria. Veramente le Tea potranno essere di aiuto alla rivoluzione green?
La resistenza alle malattie è un carattere relativamente facile da ottenere usando le Tea e ci sono pochi dubbi che un’estesa applicazione di queste tecniche porterà ad una riduzione dell’uso dei fitofarmaci.
Ora veniamo agli altri due temi cruciali: la siccità e l’incremento della produttività.
Su questi due aspetti sarei più cauto. Selezionare piante resistenti alla siccità è molto complesso. In passato sono stati fatti tanti tentativi con gli Ogm, ma sono quasi tutti falliti alla prova in campo (unica eccezione wheat HB4). Le Tea offrono sì nuove opportunità, ma i limiti restano la conoscenza dei meccanismi di resilienza e la variabilità della condizione di «siccità».
Quanto alla produttività ci sono lavori che mirano all’aumento della dimensione dei semi, anche se ad oggi non sappiamo quale sarà il reale effetto sulla produzione in campo. Così come è da verificare l’effetto di un miglioramento dell’efficienza fotosintetica delle piante, un carattere che rappresenta una grande scommessa scientifica con enormi ricadute pratiche.
L’uso di mutazioni per migliorare caratteristiche qualitative è una tendenza già in atto da anni. Le Tea accelereranno questa propensione?
Assolutamente sì. Sarà possibile produrre pomodoro con vitD. Pomodori da industria con maggior grado brix. Melanzane che non imbruniscono o senza semi. Cibi con maggior contenuto di antiossidanti. Frutti senza semi. Legumi con migliorate caratteristiche nutrizionali. Cereali con più amido resistente. Frumento a basso contenuto di asparagina. Frumento idoneo per celiaci.
L’Italia come potrà essere protagonista dell’innovazione vegetale?
Servono prima di tutto regole certe e semplici. Alle condizioni previste dalla bozza di regolamento il futuro sarà (quasi) tutto Ngt1. Poi saranno fondamentali gli investimenti. Nel 2017 l’Italia ha investito 5.800.000 euro con il progetto Biotech, finanziato dal ministero dell’Agricoltura e coordinato dal Crea. Abbiamo sviluppato conoscenze avanzate nell’ambito delle Tea relativamente alle più importanti specie agricole italiane (frumento, riso, pomodoro, vite, melo, agrumi, ecc).
L’apertura alle Tea è un’opportunità se il Paese, sia a livello pubblico che privato, saprà investire nella ricerca genetica e nella selezione delle nuove piante di cui ha bisogno l’agricoltura italiana e sarà protagonista del mercato dei semi, altrimenti saranno altri a dominare il settore. Faccio solo un esempio oltre confine. Dopo numerosi investimenti negli anni precedenti, a dicembre 2023 la Germania ha aperto un bando per il miglioramento genetico avanzato con una dotazione finanziaria di 50 milioni di euro. Alla luce di ciò l’Italia sarà in grado di rispondere? Le industrie sementiere nazionali sono pronte ad investire per sviluppare le Tea?