E’ più grave del previsto la conta dei danni dopo l’ondata di gelo che ha colpito il nord Lombardia: nell’occhio del ciclone, in particolare, i meleti valtellinesi che hanno subito danni con punte di perdita pari al 100% in alcuni areali non difesi dagli impianti d’irrigazione antibrina che, pure, coprono solo il 25% dell’ettarato vocato: questi ultimi erano stati attivati a fronte delle temperature crollate sottozero nel pieno della fioritura e, rivestendo le piante con un sottile strato di acqua ghiacciata, le hanno preservate di fatto da danni più gravi. O almeno in parte, dato che le temperature davvero basse hanno prodotto, anche tra i frutteti “protetti”, danni ancora in via di quantificazione.
Mentre cova l’interrogativo sul prossimo raccolto in Valtellina, l’assessore lombardo all’agricoltura Fabio Rolfi si è recato in valle per incontrare i produttori di mele (in particolare, è stato presso la sede di Melavì, realtà cooperativa che associa l’80% dei produttori valtellinesi, che conferiscono annualmente oltre 20mila t di mele).
I RISARCIMENTI
E L’OSTACOLO NORMATIVO
L’assessore Rolfi ha chiesto al Governo una deroga per poter procedere a interventi compensativi per danni, nonostante le mele rientrino tra le colture assicurabili raccogliendo, su questo punto, l’istanza già rilanciata da Coldiretti Sondrio nei giorni scorsi, attraverso il presidente Silvia Marchesini, che ha ribadito al termine la riunione l’urgenza di poter contare anche sull’effettiva disponibilità dei fondi.
IL CLIMA CHE CAMBIA E GLI INTERVENTI STRUTTURALI
I cambiamenti climatici sono “un’incognita pesante” con cui la frutticoltura valtellinese (e, più in generale, l’intero comparto agricolo) dovrà fare sempre più i conti nel presente e nel futuro.
Per questo, si è ragionato sulla necessità di estendere la rete di impianti irrigui antibrina quanto più possibile, favorendo una stretta collaborazione tra i produttori e puntando su progetti che possono trovare copertura nel Recovery Fund o in misure strutturali ad hoc. Su questo punto, Rolfi ha assicurato una fattiva collaborazione.
Il problema va affrontato con urgenza e con la consapevolezza che, soprattutto a ridosso della catena alpina, l’andamento degli eventi climatici estremi si fa sempre più marcato.
COLPITIFIORI E ORTOFRUTTA, APPRENSIONE PER LE API
Ma l’ondata di gelo non ha colpito solo la Valtellina. Il termometro è sceso sottozero anche nel Comasco e Lecchese, determinando un aggravio di costi, destinato a permanere anche nei giorni a venire: chi è stato costretto a riaccendere il riscaldamento in serra va incontro, in questo periodo, spese quasi raddoppiate, o comunque comprese in una forbice variabile dal 70% al 100% in più.
«Dal punto di vista vegetativo, il contraccolpo degli sbalzi termici non contribuisce affatto ad una crescita ottimale delle piante, anzi, ne ostacola uno sviluppo armonico» spiega Roberto Magni, florovivaista lecchese. Ciò vale anche per le fioriture di ciclo breve – le viole, ad esempio – dove le piante rischiano di non raggiungere i banchi di vendita in condizioni perfette.
Peraltro, il momento del trapianto può risultare più delicato, in quanto lo stress termico subito può determinare uno status di sofferenza delle piante stesse. La situazione sopra descritta è comune sia alle piante da fiore che alle piantine da orto. Per quanto riguarda il vivaismo, va da sé che, dove il gelo ha colpito, la fioritura degli alberi da frutto è stata compromessa.
A ciò si aggiungono i problemi di carattere vegetativo, con scompensi ormonali delle piante che ne rallentano la ripresa vegetativa.
E da Como, Enrico Ranghetti, apicoltore, evidenzia come il clima impazzito stia avendo effetti pesanti anche sull’apicoltura: «Freddo, sbalzi improvvisi ed elevate escursioni termiche hanno messo sotto stress le api, decimando gli apiari delle due province lariane, con una mortalità media pari al 50% della popolazione dell’alveare, con picchi fino all’80% a macchia di leopardo. Il gelo ha decimato i ciliegi colpito anche le gemme degli alberi di robinia, creando apprensione per le potenziali ripercussioni sul raccolto del miele d’acacia, che potrebbe registrare un crollo importante».