Il biochar contrasta la perdita di fertilità dei suoli agrari

biochar
il biochar incorporato nel terreno come ammendante ne contrasta la perdita di fertilità
Numerose le favorevoli potenzialità di questo ammendante. Se ne è discusso nel seminario “Biochar: esperienze a confronto per la sostenibilità e il risparmio idrico in agricoltura” organizzato dall’Alsia Basilicata nell’ambito del progetto Tinnogepra

La perdita di fertilità dei suoli agrari è un problema molto sentito, poiché la maggior parte dei suoli italiani vengono classificati “desertici” dal punto di vista microbiologico in quanto presentano un contenuto di sostanza organica inferiore all’1%. Le ripetute lavorazioni del suolo, associate alle condizioni climatiche tipicamente mediterranee, hanno determinato un impoverimento di sostanza organica nei suoli con conseguente aumento di anidride carbonica (CO2) in atmosfera. All’individuazione di tecniche gestionali per preservare la fertilità dei suoli e consentire di tutelare il capitale naturale, cioè i beni naturali della Terra (suolo, aria, acqua, flora e fauna), e i relativi servizi ecosistemici, che sono fonte di cibo, fibre, acqua, salute, energia e sicurezza climatica e quindi rendono possibile la vita sul pianeta, sta lavorando il progetto Tinnogepra (Trasferimento tecnologico di innovazioni gestionali delle pratiche agricole negli ecosistemi ortofrutticoli), finanziato dalla Misura 16.1 del Psr Basilicata 2014-2020. Un obiettivo perseguito sperimentando l’utilizzo come ammendante del biochar (bio- significa “pertinente alla vita”, dal greco antico bios, -char è la parte iniziale dell’inglese charcoal, carbone di legna o carbonella), cioè il prodotto (carbone) ottenuto dalla pirolisi della biomassa quando è incorporato nel suolo con finalità ammendanti. Il biochar agisce positivamente sulla biomassa microbica presente nel suolo e migliora la struttura, il pH e la capacità di scambio cationico del suolo stesso. Per approfondire l’attività del progetto Tinnogepra l’Agenzia lucana di sviluppo e di innovazione in agricoltura (Alsia Basilicata) ha organizzato il seminario “Biochar: esperienze a confronto per la sostenibilità e il risparmio idrico in agricoltura”.

Il biochar consente di stoccare carbonio nel suolo

Biochar incorporato nel terreno

L’obiettivo dell’Ipcc (Intergovernmental panel on climate change) è che l’incremento della temperatura sul pianeta Terra fino al 2050 non deve essere superiore a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali, ha introdotto Bartolomeo Dichio, docente dell’Università della Basilicata. «Occorre pertanto ridurre le emissioni nell’atmosfera fino al loro azzeramento. Ma l’umanità si trova davanti a un doppio problema: da un lato l’incremento della popolazione mondiale, che nel 2050 sarà pari a 9,8 miliardi di persone, dall’altro la perdita di suolo, che significa sia diminuzione del suolo disponibile sia perdita della fertilità del suolo restante, cioè della sua capacità potenziale di produrre cibo, alimenti. Perdita di fertilità significa perdita di sostanza organica, di carbonio, da parte del primo strato del suolo, cioè il suolo agrario (50-70 cm). Una perdita che è molto evidente in alcune aree dell’Italia, come la Puglia e il Metapontino, con meno di 40 t/ha di carbonio. Perciò bisogna migliorare la potenzialità produttiva dei suoli. Intento dell’Ue, nell’ambito del Green Deal e della strategia Farm to Fork, è infatti incrementare il contenuto di carbonio nei suoli. Stoccando il carbonio nel suolo (carbon farming) aumentiamo la fertilità del suolo e diminuiamo la quantità di CO2 nell’atmosfera. In tale direzione l'utilizzo del biochar come ammendante dei suoli può essere sicuramente molto utile».

Biochar, importante opportunità da non trascurare

Il biochar lo si conosceva da tanto tempo, ma Johannes Lehmann, docente della Cornell University, è stato il primo, nel 2006, che ne ha scoperto l’importanza dell’uso in agricoltura per contrastare e mitigare l’effetto dei cambiamenti climatici, ha considerato Francesco Primo Vaccari, ricercatore dell’Istituto per la bioeconomia (Ibe) del Cnr di Firenze e vicepresidente dell’Associazione italiana biochar (Ichar). «Il ciclo del biochar è a CO2 negativa, cioè fissa, e mantiene, molta più CO2 rispetto a quella che entra in esso. Il biochar è una matrice molto recalcitrante, che non viene attaccata e degradata, ma rimane stabile nel suolo per tantissimo tempo. Ecco perché il ciclo del biochar realizza la carbon sequestration».

Il biochar è una delle tecnologie accreditate carbon negative. Pertanto, ha aggiunto Vaccari, biochar e sostenibilità sono due termini intimamente connessi. «Il Green Deal europeo si concentrerà su cinque settori principali: clima, energia, edifici, industria e mobilità, dove nei prossimi anni ci saranno molte risorse: il biochar entra di diritto in quattro di tali settori. In questi mesi c’è grande attenzione sul biochar da parte di organismi internazionali per il riconoscimento dei crediti di carbonio derivanti dall’uso del biochar. L’Ibi (International biochar iniziative) a maggio 2021 ha ricevuto 1,85 milioni di dollari dalla Woka Foundation solo per sviluppare il mercato del biochar negli Usa. Chiara indicazione di come il biochar sia considerato un’opportunità importante».

La sperimentazione dell’Azienda agraria Stuard di Parma

E in Italia a che punto si è con l’utilizzo del biochar? Numerose sono le iniziative volte a sperimentarne l’impiego nei terreni agrari. Roberto Reggiani, direttore dell’Azienda agraria sperimentale Stuard di Parma, ha presentato esperienze sul biochar condotte dai Gruppi Operativi dell’Emilia Romagna, utilizzando le risorse del relativo Psr. «Stiamo partecipando a diversi progetti in cui utilizziamo il biochar come ammendante dei terreni. Progetti come: SCARABEO (Scarti di CAnapa – Riutilizzi Alimentari e Biovalorizzazione Energetica degli Oli), SCOOTER (Scarti Colture Orticole: Opportunità nella Trasformazione Energetica e nel loro Riutilizzo), FLAMBÈ (Fly Larvae Associated with Mixed Biochar for reducing swine manure Emission), PARMORIZZAZIONE (Filiera del PARMigiano reggiano: valORIZZAZIONE dei prodotti a scarto zero), PROZOO (PROcessi innovativi per la gestione dei reflui ZOOtecnici). Ma anche progetti che riguardano la gestione di foreste e argini fluviali, nei quali biomassa vegetale viene trasformata in biochar. La sperimentazione condotta incorporando biochar nel suolo ha permesso di ottenere interessanti risultati: miglioramento della tessitura e della struttura dei suoli, miglioramento delle proprietà chimico-fisiche dei suoli, sequestro di contaminanti, ritenzione idrica, effetti sinergici con concimazioni di diverso tipo, incremento di sostanza organica nel suolo, possibilità di interazione con microrganismi».

E in Basilicata si prova il biochar in 20 ha a fico

Anche in Basilicata il biochar è oggetto di prove in campo. Ad esempio da parte dell’Azienda agricola Fichi di Terre materane di Pomarico (Mt), che da alcuni anni sta investendo nella coltivazione di 20 ha a fico. «Lo utilizziamo per migliorare la qualità colturale dei terreni coltivati a fico – ha spiegato il titolare dell’azienda, Antonio Bengiovanni –. Abbiamo verificato che consente di ridurre gli apporti irrigui. Adesso stiamo valutando se e come produrre biochar in regione per essere autosufficienti».

Il biochar contrasta la perdita di fertilità dei suoli agrari - Ultima modifica: 2021-11-14T17:02:44+01:00 da Giuseppe Francesco Sportelli

1 commento

  1. Su questo interessante ed utilissimo argomento, il sottoscritto ha scritto una tesi di laurea triennale presso il DI3A di Catania sia in PDF che Power point. Se siete interessati, potete contattarmi via mail: tilaroc@gmail.com. Sono iscritto da alcuni anni alla vostra newsletter

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