Incredibile, ma vero: le piogge anche violente di questo periodo incidono minimamente sullo stato idrologico dell’Italia, soprattutto al Nord.
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«È l’ennesima evidenza di fenomeni meteorologici che, violenti sul piano locale, non apportano però benefici alla situazione idrologica complessiva – segnala Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei Consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle Acque Irrigue (Anbi) -. Per evitare che tali evenienze siano solo foriere di danni, che costano annualmente circa 7 miliardi al nostro Paese, è necessario adeguare la nostra rete idraulica e realizzare nuovi bacini, capaci di trattenere le ondate di piena, deviandole dai centri abitati e trasformandole in risorsa per i momenti di siccità».
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«In questo quadro – prosegue Massimo Gargano, direttore generale di Anbi – chiediamo di aprire un confronto con il Governo perché a fronte delle emergenze registrate soprattutto nel Sud Italia e di progettualità definitive, approntate dai Consorzi di bonifica per circa 2 miliardi di investimento, il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza mette a disposizione meno di 600 milioni. Eppure, il futuro del nostro Paese non può prescindere dalla sicurezza idrogeologica che, secondo una recente indagine, è ritenuta la principale preoccupazione per il 58% degli italiani».
La situazione al Nord
Il report settimanale dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche segnala che seppur in leggera crescita sono sotto media i laghi Maggiore e Lario (quest’ultimo al 31,2% del riempimento).
Decrescono i corsi d’acqua valdostani, così come il fiume Po, che in Emilia Romagna ha portate dimezzate rispetto alla media storica e circa il 30% di quelle dello scorso anno, segnando nel piacentino il secondo valore più basso registrato nei 15 anni più recenti (il record negativo è del 2017).
In Piemonte, è stabile la Sesia e calano le Sture di Lanzo e di Demonte, mentre crescono, ma di poco, Varaita, Pesio e anche il Tanaro, la cui portata è però meno della metà rispetto all’anno scorso.
Se tiene l’Adda in Lombardia ed i fiumi veneti sono complessivamente in linea con gli anni scorsi, resta largamente deficitaria la condizione dei principali corsi d’acqua in Emilia Romagna: sono tutti con portate minime, ma il Reno è addirittura in secca e il Trebbia segna una portata di 2,1 m3/sec, quando la media storica è pari a m3/sec 17 e l’anno scorso era di m3/sec 19,77 (fonte: Arpae)!
Scarse portate al Centro
In Toscana preoccupano le scarse portate di fiumi primari come l’Arno (28,70 m3/sec contro una media di 101,4 m3/sec ) e l’Ombrone (1,56 m3/sec contro una media pari a 23,38 m3/sec ).
Buone notizie arrivano finalmente dalle Marche, dove tutti i corsi d’acqua hanno portate superiori al 2019 ed anche i bacini registrano un lieve recupero.
La “verde” Umbria si avvicina alla stagione invernale dopo una prolungata estate siccitosa, che ha segnato addirittura -85% nei rilevamenti pluviometrici su Terni.
Stesso discorso vale per l’Abruzzo, dove a soffrire non sono ora solo i territori costieri del chietino e del pescarese, ma anche l’aquilano, principalmente nella Valle del Fucino e sul versante occidentale della Maiella.
Vistosi cali al Sud
Si presentano stabili, ma con tendenza al rialzo, i livelli dei fiumi laziali Liri e Sacco, mentre sono in calo le portate di Sele e Volturno, in Campania.
In Basilicata, dove a ottobre non si sono registrate precipitazioni di particolare intensità e le condizioni climatiche rimangono miti, gli invasi hanno rilasciato, in una decina di giorni, 6 milioni e mezzo di metri cubi d’acqua, mantenendo comunque oltre 83 milioni di metri cubi in surplus su quanto trattenuto a novembre 2020. I livelli particolarmente bassi del fiume Agri sono però il segnale di un bilancio idrico stagionale largamente deficitario, compensato solo dagli ottimi accumuli dello scorso inverno (fonte: Autorità di Bacino Distrettuale dell’Appennino Meridionale)
Anche in Puglia, in particolare nell’entroterra brindisino e lungo la costa adriatica della provincia di Lecce, si registrano condizioni di particolare aridità con livelli pluviometrici localmente inferiori ai 10 millimetri registrati nel mese di settembre.