Ci si attendeva il sereno dopo un 2018 disastroso, invece le ultime settimane hanno fatto rivedere al ribasso le stime produttive per il pomodoro in Italia. Non basta l'incremento dell'8% del prezzo riconosciuto agli agricoltori (da 79,75 a 86 euro a tonnellata al nord; da 87 a 95 euro per il tondo e da 97 a 105 per il pelato lungo al sud), per far tirare un sospiro di sollievo alle circa 7.000 aziende agricole produttrici, ma anche alle oltre 90 imprese di trasformazione e 10.000 addetti che compongono il secondo comparto al mondo per la produzione di pomodoro dopo gli Stati Uniti (California in particolare). Il clima ha condizionato in maniera pesante l'andamento della campagna, a partire dalle piogge di maggio per arrivare alle grandinate e alla siccità delle ultime settimane.
Pomodoro, industria preoccupata
Quest'anno sono quasi 65mila gli ettari coltivati a pomodoro (+6,5% rispetto al 2018), ma c'è una grande incognita sulle rese.
«Le abbondanti piogge del mese di maggio hanno provocato forti ritardi nei trapianti causando uno spostamento in avanti dell'avvio della campagna di trasformazione - spiega il presidente di Anicav Antonio Ferraioli - e se a questo aggiungiamo le condizioni climatiche non favorevoli delle ultime settimane sia al Nord che al Centro Sud, si prospetta una campagna lunga e caratterizzata da una grande incognita sulle rese».
«Soprattutto le varietà precoci sono in ritardo - racconta la responsabile commerciale di Opoe Cavicchi Elisabetta Biavati - stiamo continuando a spostare in avanti la raccolta per vedere se il pomodoro matura, ma è molto probabile che avremo un calo di resa del 10%, anche perché i frutti sono troppo piccoli e le macchine non li raccolgono».
Coldiretti punta il dito sul climate change
I cambiamenti climatici rovesciano la raccolta del pomodoro in Italia con il Nord che parte prima e anticipa il Sud anche per effetto del meteo pazzo e un'estate che ha visto in media 11 tempeste al giorno fra tornado e grandinate spesso nelle aree del Mezzogiorno. «Il caldo e i cambiamenti climatici - sostiene la Coldiretti - hanno modificato la distribuzione delle coltivazioni e i tempi di raccolta con il Nord che ormai rappresenta la metà del totale della produzione nazionale di pomodoro. Le aspettative in Italia sono per un raccolto attorno a 4,7 milioni tonnellate, con una buona qualità in termini di gradi Brix».
Nuove norme sull'etichettatura
Dal 26 febbraio 2018 è in vigore la norma sull'etichetta d'origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro grazie alla nuova normativa nazionale non è più possibile spacciare per Made in Italy i derivati del pomodoro importati dall'estero. Le confezioni di tutti i derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia devono avere obbligatoriamente in etichetta le seguenti diciture: a) Paese di coltivazione del pomodoro: nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato; b) Paese di trasformazione del pomodoro: nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato. Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi Ue, Paesi non Ue, Paesi Ue e non Ue. Se tutte le operazioni avvengono nel nostro Paese si può utilizzare la dicitura "Origine del pomodoro: Italia.