In assenza di significative precipitazioni si sta rapidamente esaurendo la portata del Po, praticamente dimezzata rispetto alla media storica e decisamente inferiore rispetto allo scorso anno. A Pontelagoscuro (Ferrara) il Po segna 631 m3/sec (la media è 1.140 m3/sec e l’anno scorso, in questo periodo, era 934 m3/sec), puntando alla prima soglia di criticità fissata a quota 600.
Il dato è segnalato nell’analisi settimanale dell’Osservatorio Anbi sullo Stato delle Risorse Idriche.
Situazione a macchia di leopardo
Diversa è la situazione dei principali fiumi lombardi (Adda, Chiese, Ticino, Mincio, Brembo), tutti nella media del periodo, perché stanno usufruendo dei rilasci dai grandi laghi, i cui livelli stanno, però, progressivamente diminuendo (attuale riempimento: lago Maggiore, 56,8%; lago di Como, 41,8%; lago di Garda, 85%; lago d’Iseo, 62,1%).
Tra i fiumi del Veneto, Piave e Livenza hanno livelli superiori allo scorso anno, ma non altrettanto Adige, Bacchiglione e Brenta. In Piemonte, dove in giugno è piovuto il 46,3% della media storica, sono in calo settimanale le portate di Dora Baltea, Sesia e Stura di Lanzo. In Emilia Romagna si mantengono sopra la media mensile sia Reno che Trebbia, mentre resta in grave sofferenza il Secchia, con portate praticamente dimezzate.
«La situazione complessiva nel Nord Italia – avverte Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque irrigue (Anbi) – obbliga ad alzare la soglia di attenzione sull’utilizzo delle risorse idriche, indispensabili all’agricoltura in un’importante fase dei processi colturali».
Segnali positivi dal Centro
Nel Centro Italia resta tranquillizzante la situazione dell’invaso della diga di Penne in Abruzzo (attualmente trattiene 6,91 milioni di metri cubi su una capienza massima pari a 8,80). Nel Lazio è superiore, all’anno scorso, il livello del lago di Bracciano, mentre è inferiore, anche se non preoccupante, il livello idrometrico del fiume Liri-Garigliano.
La crisi del Sud
In Sardegna il riempimento degli invasi è sceso a circa il 78% dopo che, nel mese di giugno, si è registrato un calo di quasi 100 milioni di metri cubi.
La grande sete continua ad attanagliare anche la Basilicata, le cui riserve idriche sono calate di 12 milioni di metri cubi in una settimana (con un deficit di 62,02 milioni di metri cubi rispetto all’anno scorso) e la Puglia, i cui invasi sono calati di 11 milioni di metri cubi d’acqua in 10 giorni (segnando una residua disponibilità inferiore di circa 81 milioni di metri cubi rispetto al 2019).
Resta deficitaria la situazione negli invasi siciliani, seppur l’isola sia stata colpita da disastrose “bombe d’acqua”, mentre la Calabria continua a vivere un 2020 idricamente felice (i bacini Sant’Anna e Monte Marello segnano il record d’acqua nel recente quadriennio) così come si segnalano in ripresa i livelli idrometri dei fiumi Sele e Volturno in Campania.
Un piano di adattamento
«Le situazioni differenziate nel Sud Italia, fortemente condizionate dall’estremizzazione degli eventi meteorologici, sono la fotografia della necessità di aumentare la resilienza dei territori, attraverso adeguate infrastrutture, che diano maggiori certezze produttive agli agricoltori, migliorando contestualmente la sicurezza idrogeologica – conclude Massimo Gargano, direttore generale di Anbi - Una prima risposta è presente nel nostro Piano di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, un portafoglio di progetti definitivi ed esecutivi, che mettiamo a servizio del Paese nel momento, in cui l’Unione Europea chiede scelte concrete per migliorare l’Italia».