Il report settimanale dell’Osservatorio Anbi sulle Risorse Idriche giunge in un periodo di evidente distrazione dell’opinione pubblica, giustificata dalla contingenza bellica, rispetto a elementi, che consolidano, rendendola quasi strutturale e perciò più grave, la condizione di crisi idrica nazionale e in particolar modo nel Nord Italia.
Veneto in allerta
Si segnala una grave criticità per i livelli di falda in Veneto, le cui riserve idriche sotterranee, in aprile, hanno registrato valori pari e in alcuni casi inferiori al minimo storico. Le situazioni più gravi sono state rilevate nell’alta pianura tra i fiumi Brenta e Piave e nel settore centrale della regione dove, in località Schiavon, è stato verificato un livello inferiore di ben 14 centimetri al minimo storico, toccando quasi il “fondo del pozzo”; il mese scorso, sul Veneto, il deficit pluviometrico si è mediamente attestato sul 33% (- 41% nel bacino Brenta-Tartaro-Canal Bianco), mentre manca il 40% della neve sulle Dolomiti (-246 centimetri) ed il 51% sulle Prealpi (-202 centimetri). Tra i fiumi cresce l’Adige, ma resta quasi 1 metro sotto il livello del 2021, rimanendo al livello più basso dal 2014; anche Piave, Livenza. Brenta e Bacchiglione si attestano su altezze idrometriche da record negativo (fonte: Arpav).
«Questa fotografia idrica del Veneto conferma l’opportunità, da noi ripetutamente sollecitata ed ora approvata unitariamente dalle forze politiche, di rinviare l’applicazione dei nuovi parametri di Deflusso Ecologico, la cui attuazione avrebbe prioritariamente colpito proprio territori già in crisi» ribadisce Francesco Vincenzi, presidente Anbi.
«Come indicato nell’emendamento al decreto legge Ucraina, occorre urgentemente affiancare a interventi strutturali, come il Piano Laghetti, una diffusa azione per ottimizzare l’utilizzo della risorsa idrica attraverso l’innovazione come dimostra, ad esempio, il sistema esperto Irriframe. L’obbiettivo - aggiunge Massimo Gargano, direttore generale Anbi - è rendere compatibili, nel rispetto delle norme esistenti, i diversi interessi, che oggi gravano sulle disponibilità d’acqua, ad iniziare da quelli prioritari per l’autosufficienza alimentare ed energetica».
L’incapacità di uscire da una condizione di crisi, nonostante le piogge, è ancora più evidente per il fiume Po, le cui portate, pur raddoppiate o addirittura triplicate rispetto a 15 giorni fa, restano, però, molto lontane dai valori medi del periodo (fonte: Arpae).
Situazione critica in Lombardia, meglio al Nord ovest
Ad accentuare questa tendenza alla cronicizzazione dello stato di emergenza idrica è la politica di contenimento dei deflussi dai grandi laghi, privilegiando l’incremento dei volumi invasati, ma penalizzando i territori a valle tant’è che, ad esempio, l’Adda non riesce ad uscire dalla condizione di criticità, nonostante i livelli del lago di Como, di cui è emissario, siano cresciuti del 10% in 7 giorni, così come quelli del Sebino; i bacini lacustri Maggiore e Benaco registrano performances inferiori, seppur in crescita. Ciò nonostante, in Lombardia cresce in maniera preoccupante il divario tra le risorse idriche stoccate nel 2022 e quelle degli anni precedenti (in una settimana si è passati da -51% a -55% sulla media storica).
Sono invece incoraggianti i dati dei corsi d’acqua a Nord-Ovest, dove crescono le portate sia in Piemonte, che in Valle d’Aosta.
Meglio in Emilia-Romagna, ancora problemi in Toscana
Analogo trend si registra in Emilia Romagna, dove le portate di tutti i fiumi sono in crescita e Savio, Lamone, Panaro, Secchia segnano valori superiori alla media dopo mesi di prolungata sofferenza; gli invasi piacentini (Molato e Mignano) non riescono invece a sfruttare il periodo favorevole ed è esigua la crescita dei volumi d’acqua trattenuti, rimanendo ai livelli più bassi dal 2017.
Un deficitario andamento pluviometrico continua invece a condizionare la situazione idrologica della Toscana, dove i livelli dei corsi d’acqua sono in calo (solo la Sieve è sopra media): ad Aprile è piovuto il 7% in meno sulla media regionale (mm.77); i deficit più importanti si registrano sulle isole e sulla costa meridionale (punte di -45%) con il record sull’Argentario con soli 19 millimetri di pioggia.
Marche, Umbria e Lazio ancora in calo
Ad eccezione del Tronto, anche nelle Marche si registrano cali nei livelli dei corsi d’acqua, seppur i bacini si mantengano su livelli inferiori solo al 2018 in anni recenti.
Cambia nuovamente l’andamento idrologico, trasferendosi in Umbria, dove la media delle precipitazioni in aprile (64,9 mm) è stata superiore agli anni scorsi; il lago Trasimeno, però, è al livello più basso dal 2003, mentre il fiume Tevere registra andamento migliore del triennio precedente, pur restando sotto media. Nello stesso alveo, però, scorrono portate in calo nel Lazio, così come per l’altro, principale corsa d’acqua regionale, l’Aniene, la cui portata è più che dimezzata rispetto alla media del periodo; pur in leggera crescita, restano a livelli minimi anche Sacco e Liri.
Meridione fra alti e bassi
In Campania, i livelli idrometrici dei fiumi Sele e Volturno si presentano in aumento, mentre risultano stabili il Garigliano e il Sarno; inoltre, si segnalano in lieve calo i volumi nei bacini del Cilento, mentre si registra un deciso aumento per quelli del lago di Conza. Il rischio di siccità resta comunque presente nella Campania settentrionale.
Restano stabili le disponibilità idriche negli invasi della Basilicata, mentre crescono quelle pugliesi (circa 1 milione e mezzo di metri cubi in più), avvicinandosi a quelle dello scorso anno (-3,82 milioni di metri cubi): una tendenza importante, poichè in Aprile, sui territori agricoli della Capitanata sono caduti solo 15 millimetri di pioggia, cioè una quantità largamente inferiore a quella degli anni scorsi.
In Calabria, i livelli del bacino Sant’Anna sul fiume Tacina continuano a diminuire e a discostarsi dalle medie degli anni recenti, mentre le disponibilità idriche nell’invaso di monte Marello sul fiume Angitola restano in linea con gli anni scorsi.
Infine, forte maltempo si è registrato in Sardegna con pesanti conseguenze per l’agricoltura; ne è esempio la zona di Sorso, dove in poche ore sono caduti oltre 63 millimetri di pioggia.