Una “tempesta perfetta” per la castanicoltura

Pesanti danni nel comprensorio del marrone Igp nell’appennino emiliano-romagnolo. Soffrono anche patata e cipolla: attorno al fiume Idice, a Medicina (bo) almeno 2mila ettari di campi allagati

La collina e la montagna, da Bologna alle Marche, hanno chiesto un conto salato. Migliaia le frane e centinaia le strade interrotte a causa degli smottamenti. Vi è tutto un comparto agricolo e zootecnico a rischio: è già difficile vivere e fare reddito in condizioni normali, figuriamoci dopo un evento alluvionale come quello di metà maggio.

«I danni più gravi – afferma Renzo Panzacchi, portavoce dell'Associazione Consorzi Castanicoltori Appennino Emilia-Romagna - si sono avuti nella provincia di Forlì-Cesena lungo la valle del Senio, nella provincia di Ravenna lungo la valle del Savio. E poi nella valle del Santerno, che interessa tutto il comprensorio del Marrone Igp di Castel del Rio e, anche se in misura minore, nell'area dell'Appennino Bolognese, tra la valle dell'Idice fino alla valle del Samoggia. Pochi danni nel Modenese e nel Reggiano».

Un territorio fragile, spesso trascurato

Pur trattandosi di un evento epocale, il portavoce dei castanicoltori sottolinea che ormai «tutte le colpe vengono addossate al cambiamento climatico, come se non ci fossero più responsabilità umane».

I castanicoltori della regione Emilia-Romagna ritengono che il fragile territorio dell'Appennino sia stato troppo a lungo trascurato dalle istituzioni preposte, creando le condizioni per la tempesta perfetta, che è puntualmente arrivata. Era solo questione di tempo.

«Mi riferisco alla mancata pulizia delle scoline laterali delle strade comunali e provinciali, che negli anni si sono riempite di detriti e rifiuti, impedendo il regolare deflusso delle acque; mi riferisco alla mancata pulizia dei tombini di raccolta delle acque piovane lungo le strade, spesso intasati da rami e detriti di ogni genere; mi riferisco infine alla mancata pulizia del letto di scorrimento di rii e torrenti, dove crescono indisturbati alberi e cespugli che trattengono rami rotti e tronchi secchi, creando vere e proprie dighe che poi cedono sotto la spinta dell'acqua, portando a valle migliaia di tonnellate di fango e detriti che provocano le esondazioni».

Bisogna riconoscere gli errori

L’altro tema, che è peraltro strettamente legato al primo, «riguarda l'atteggiamento ideologico e talebano con cui l'apparato amministrativo guarda all'ambiente dell'Appennino. Occorre il coraggio politico di riconoscere che qualcuno si è sbagliato; occorre farlo, per non continuare a sbagliare. Le decisioni che riguardano l'eventuale rimozione di un albero dall'alveo di un torrente le deve poter prendere chi vive e abita quel luogo, non il burocrate di turno, non qualcuno che è laureato in archeologia o in filosofia o scienze politiche e che di agricoltura semplicemente non sa».

Dai monti alla pianura

Tutto quando sceso dalle montagne e colline si è poi riversato in pianura. «Purtroppo il sistema idrico della regione, ma credo un po' in tutta Italia, è quello di 50 anni fa, con pochi miglioramenti. Mentre le aree cementificate sono aumentate enormemente. Tutta la rete idrica di scolo andrebbe ripensata non solo per queste emergenze, ma per la normale situazione». Lo afferma il produttore di patate e cipolle Alberto Zambon, della provincia di Bologna.

Campi di patate allagati a Medicina

«Attorno al fiume Idice, a Medicina di Bologna – continua - ci sono stati almeno 2000 ettari di campi allagati. Qui vi sono, fra le altre coltivazioni, anche tantissime patate, cipolle e pomodoro da industria».

Zambon conferma che, dove non vi è stata l'alluvione, ma solo ristagni idrici per le piogge abbondanti, le patate vanno monitorate perché potrebbero registrarsi problemi dopo pochi giorni Le cipolle sono più resistenti e, dove non vi è stata alluvione, dovrebbero riprendersi.

«I nostri nonni - aggiunge Zambon - citavano un proverbio che dice: 'la miseria arriva in barca'. Ciò sta a significare che le alluvioni, ma anche le piogge abbondanti fuori stagione, sono la prima causa di problemi, per gli agricoltori. Come purtroppo conferma la situazione attuale».


Edagricole sostiene l'iniziativa di raccolta fondi
per l'Emilia-Romagna alluvionata

L'Iban per la donazione, intestato a “Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile dell'Emilia Romagna” è il seguente:

IT69G0200802435000104428964

La causale da indicare è “Alluvione Emilia-Romagna"


 

Una “tempesta perfetta” per la castanicoltura - Ultima modifica: 2023-05-25T11:21:44+02:00 da Alessandro Maresca

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