Anno d’oro (a sorpresa) per la castanicoltura

castagne
Raccolta abbondante e di buona qualità per le aree castanicole del Nord Italia. è il segnale che la gestione sostenibile del cinipide ha consentito di superare la crisi innescata ormai 20 anni fa da questo insetto alieno di origine orientale. Ed è anche il merito di nuovi sistemi sostenibili per gestire il problema del bacato

Finita ormai la raccolta, fra i produttori di marroni e di castagne dell’Italia settentrionale si respira un’aria diversa, c’è soddisfazione e un briciolo di incredulità.

Mancano ancora i dati ufficiali ma la sensazione di un po’ di tutti gli operatori è che quest’anno, finalmente, la produzione di castagne e marroni sia abbondante e di buona qualità, a livelli pre cinipide.

L’inizio della crisi

Dryocosmus kuriphilus, cinipide galligeno del castagno mentre ovidepine su una gemma di un apice vegetativo di castagno

La crisi produttiva della castanicoltura era cominciata nel 2002, con l’arrivo in Italia del famigerato Dryocosmus kuriphilus (o Cinipide del castagno o Vespa cinese). In pochi anni questa minuscola vespina esotica, con la sua popolazione fatta di sole femmine, aveva colonizzato ogni castagneto italiano riempendo le piante con le sue caratteristiche galle che un po’ tutti, dai castanicoltori ai semplici escursionisti della domenica, hanno imparato a conoscere.

La diffusione del parassita sul territorio italiano è avvenuta in modo sorprendentemente veloce facilitata sicuramente dalla continuità delle aree castanicole ma, probabilmente, anche dallo spostamento di materiale vivaistico infestato. Il risultato finale di questa invasione silenziosa è stato il crollo della produzione e il forte stress delle piante di castagno in tutte le regioni italiane. Gli attacchi del Cinipide, infatti, danneggiando un numero elevato di gemme del castagno, portavano ad una minor produzione vegetativa e di fiori che poi si traducevano in una produzione potenziale inferiore e in stress fisiologico.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Lenta ripresa

Le piante sono rimaste stressate a lungo, anche quando il Cinipide è praticamente scomparso dalla maggioranza dei castagneti. I primi segni di ripresa cominciano nel 2015, ma è una ripresa produttiva lenta e “a macchia di leopardo”, forte in alcune regioni e molto più debole in altre. La ripresa si è ampliata anno per anno ma senza mai neppure sfiorare i livelli produttivi che si raggiungevano normalmente nel periodo precedente alla comparsa del cinipide. Anche per il 2022 non c’erano particolari attese; specialmente dopo una estate torrida e totalmente priva di piogge che veniva considerata inadatta a favorire la produzione dei castagni. E invece la produzione c’è stata ed è una buonissima notizia. La notizia cattiva è che non abbiamo capito perché.


L’annoso problema del bacato

Con la ripresa della produzione, è tornato di attualità anche il tema della difesa dal “bacato”, ovvero dal danno causato dalle diverse specie di insetti carpofagi che attaccano i ricci. Nell’Italia settentrionale il danno maggiore è causato dalla Tortrice intermedia (Cydia fagiglandana) e da quella tardiva (C. splendana) mentre appare di minore entità il danno provocato al Balanino (Curculio elephas) e dalla Tortrice precoce (Pammene fasciana). Il bacato spesso costituisce il vero fattore limitante alla convenienza economica della coltura. Recenti indagini, infatti, hanno stimato che il danno alla raccolta causato da questi insetti oscilla in media tra il 20 e il 40% con punte anche del 60% quando la produzione è quantitativamente minore.

Qualunque strategia di difesa da questi carpofagi deve tenere ben presente che i castagneti sono veri e propri ecosistemi forestali, che hanno una propria complessità che è garanzia di stabilità ecologica e di qualità delle produzioni. In questo contesto gli interventi con prodotti chimici sono sempre da evitare anche perché potrebbero essere di ostacolo a quell’equilibrio ecologico faticosamente costruito che ha permesso il contenimento del Cinipide. Fortunatamente quest’anno è stato possibile impiegare nuovamente il disorientamento sessuale per la lotta alle Cydie del castagno. Si tratta di un metodo di lotta ammesso in agricoltura biologica e ampiamente utilizzato nella difesa delle colture frutticole che si basa sul rilascio nell’ambiente di feromoni sessuali che creano delle false tracce che disorientano il maschio dell’insetto impedendogli di trovare la femmina. Il risultato finale di questa tecnica è la riduzione degli accoppiamenti della specie dannosa e quindi del numero di uova deposte e del danno ai frutti.

Anno d’oro (a sorpresa) per la castanicoltura - Ultima modifica: 2022-11-16T09:02:47+01:00 da K4

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