Il noce in espansione incontra nuovi nemici

Insetti fitofagi di recente introduzione e la prima segnalazione di un avversario impegnativo

Il noce è una delle più antiche piante da frutto conosciute dall’uomo ed è ancora ampiamente coltivato in diverse parti del globo.

Attualmente esistono circa 20 specie che compongono il genere Juglans ma l’interesse agronomico è riferito essenzialmente a Juglans regia, il noce europeo o comune. L’attuale produzione nazionale è concentrata per la maggior parte in Campania che, da sola, produce intorno al 70% del prodotto italiano.

Articolo da Terra e Vita 31/2022

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Negli ultimi anni però l’interesse per la nocicoltura è aumentato anche al Nord, specialmente in Veneto ed in Romagna in cui è stata intrapresa la strada della coltura intensiva con progetti di filiera che hanno puntato nella direzione dell’elevata specializzazione nella produzione attraverso pratiche di coltivazione meccanizzata.

La coltura è minacciata da diverse specie fitofaghe sia autoctone che importate, che creano danni spesso difficili da gestire (vedi tabella 1). Fra le specie autoctone la specie chiave è sicuramente la Carpocapsa (Cydia pomonella) ma stanno aumentando anche i danni provocati dalla tignola del carrubo (Apomyelois ceratoniae), una specie che sta trovando un ambiente favorevole nei nuovi noceti. Frequenti sono anche le infestazioni di cocciniglie, soprattutto Pseudalacaspis pentagona e di acari ed eriofidi. Fra le specie esotiche sta assumendo un peso sempre maggiore la mosca del noce (Rhagoletis completa).

Tabella 1 - Principali avversità del noce da frutto e metodi di lotta

AVVERSITà DANNI TECNICHE DI DIFESA
Carpocapsa (Cydia pomonella) Le larve penetrano nel frutto sviluppandosi a spese del gheriglio.

Le larve di prima generazione causano la cascola prematura dei frutti; le larve della seconda generazione pregiudicano la qualità finale del gheriglio

Confusione e disorientamento sessuale

Virus della granulosi

Nematodi entomopatogeni

Trattamenti insetticidi basati sul monitoraggio con trappole a feromoni (spinosad, emamectina, clorantraniliprole, deltametrina)

Panonychus ulmi Attacchi precoci possono indurre malformazioni nello sviluppo dei giovani germogli;

Attacchi estivi provocano ingiallimenti o arrossamenti delle foglie che successivamente possono disseccare e cadere.

Forti attacchi possono portare alla compromissione delle produzioni dell’annata in corso e di quella successiva

Evitare squilibri nutrizionali

Olio minerale

Tignola del carrubo (Apomyelois ceratoniae) Danneggiamento dei frutti sia in campo che in magazzino.

Cascola anticipata

Eliminazione dei frutti mummificati e delle noci infestate

Monitoraggio con trappole innescate con estratti di mandorle

Non esistono prodotti registrati per cui occorre sfruttare l’efficacia collaterale degli insetticidi applicati per il controllo delle altre avversità

Mosca del noce (Rhagoletis completa) Danneggiamento del mallo e suo successivo disfacimento. In seguito all’attacco il mallo aderisce al guscio e si distacca con difficoltà rallentando le lavorazioni in post-raccolta.

Il guscio viene macchiato di scuro in corrispondenza della zona del mallo colpita.

 

Tempestiva rimozione dei frutti infestati per impedire che le larve escano dalla noce e si possano impupare nel terreno

Monitoraggio degli adulti da metà giugno con trappole cromotropiche gialle innescate con un attrattivo ammoniacale

Esche proteiche

Attract and kill (trappole dotate di un dispenser impregnato di attrattivi alimentari e da un coperchio trattato sulla superficie interna con deltametrina)

Rodilegno rosso (Cossus cossus) Progressivo indebolimento della pianta causato dalle lunghe gallerie larvali che interrompono la continuità dei vasi che trasportano la linfa.

Progressivo disseccamento e morte delle giovani piante.

I fori favoriscono l’ingresso nel legno di altri parassiti che possono causare gravi danni secondari alle piante, ma anche di funghi e batteri potenzialmente letali.

Trappole a feromoni per la cattura di massa dei maschi con almeno 5-10 trappole/ha
Rodilegno giallo (Zeuzera pyrina) Le larve scavano gallerie sui cimali, attaccano i germogli e i rami, specialmente quelli più giovani, per poi passare, negli stadi larvali più avanzati, anche sui rami più vecchi di diametro maggiore, sulle grosse branche e sul fusto. Gli organi legnosi colpiti in seguito possono spezzarsi per azione degli agenti meteorici o dei carichi della vegetazione Trappole a feromoni per la cattura di massa dei maschi con almeno 5-10 trappole/ha

Confusione sessuale con 300 erogatori/ha da installare dai primi di maggio

Deltametrina

Erinosi (E. tristriatus ernea e Aceria tristriatus) Vistose e tipiche bollosità che presentano la parte convessa rivolta verso la pagina superiore e la concavità verso la pagina inferiore. La parte convessa della bollosità, appare inizialmente, di colore verde chiaro, poi diviene clorotica ed in fine necrotizza.
Afidi (Callaphis juglandis e Cromaphis juglandicola) Il danno è causato dalle punture di nutrizione e si manifesta con piccole deformazioni delle foglie e necrosi localizzate.

Elevata produzione di melata che può provocare asfissia fogliare e formazione di fumaggini

Lambdacialotrina
Cocciniglie (Psudalacaspis pentagona e altre specie) in caso di forti infestazioni trattare in inverno con Olio minerale o con Sali potassici degli acidi grassi

 

Carpocapsa sempre in agguato

La Carpocapsa (Cydia pomonella) è un lepidottero tortricide, originario dell’area europea e già conosciuto in epoca romana. Attualmente la specie è cosmopolita e risulta presente in tutti gli areali di produzione del noce e delle pomacee. Nei nostri ambienti C. pomonella svolge tre generazioni all’anno (2 nelle aree più settentrionali) e sverna come larva matura in diapausa dentro un bozzolo biancastro esternamente e candido all’interno, posto nelle anfrattuosità del tronco o nel terreno. In marzo aprile le larve svernanti si incrisalidano e i primi adulti, a seconda delle condizioni ambientali, compaiono a partire da metà aprile.

Le uova vengono deposte isolatamente e quelle della prima generazione vengono deposte per lo più sulle foglie o sui rametti in vicinanza delle fruttificazioni. Da ogni uovo ha origine una larva che penetra nel frutto sviluppandosi a spese del gheriglio. Dopo essere penetrata nei frutti, la larva scava una galleria nella parte edule del seme, provocando la cascola del frutto stesso o il suo deprezzamento. Raggiunta la maturità la larva matura esce dal frutto per impuparsi all’interno di un bozzolo sericeo posto generalmente alla base del tronco, nelle anfrattuosità della corteccia. Gli adulti di seconda generazione compaiono da fine giugno a tutto agosto e oltre, con un picco massimo nella prima decade di luglio. Al termine del volo della seconda generazione si ha l’indurimento dell’endocarpo e la lignificazione del peduncolo per cui finisce il periodo di rischio in quanto le larve di C. pomonella non sono più in grado di arrecare danni alla produzione. Il terzo sfarfallamento inizia da metà agosto, sovrapponendosi talvolta al secondo.

Noceto in produzione. Impianti presenti soprattutto in Campania e oggi in espansione in Veneto e Romagna

Una mosca piccola ma assai dannosa

Fra le principali avversità della coltura, sta prendendo una importanza crescente la Mosca del noce (Rhagoletis completa) una piccola mosca esotica che appartiene alla famiglia dei Tephritidae. Originario del continente americano, questo dittero è stato accidentalmente introdotto in Europa negli anni ‘80. In Italia, la sua presenza è stata segnalata dal 1991 anche se non ha ancora colonizzato completamente la penisola.

La mosca del noce compie un’unica generazione l’anno e compare in estate, a partire da fine giugno (con un massimo di presenze di solito tra fine luglio/inizio agosto). Ogni femmina di R. completa può deporre complessivamente 300-400 uova, in gruppi di 5-20 unità deposte in una cella scavata con l’ovopositore nel mallo. Come per altri ditteri, la femmina “marca” la noce dove ha deposto le uova con un feromone inibitore per le altre femmine per cui, su ogni frutto, si trova una sola cella. La nascita delle larve avviene dopo 5-7 giorni e lo sviluppo larvale comprende tre età e dura da 3 a 5 settimane. Raggiunta la maturità, le larve della mosca abbandonano il frutto e si lasciano cadere al suolo dove si impupano per poi emergere come adulti nell’estate dell’anno successivo e, a volte, anche dopo due o tre anni.

Sui frutti immaturi le punture della mosca sono riconoscibili perché causano delle piccole macchie scure da cui colano secreti nerastri. Le larve che si sviluppano sono di colore giallo biancastro e si nutrono del mallo, il quale diventa molle e vischioso ed infine nerastro in quanto ricco di tannino e caratterizzato da un odore sgradevole. Con la loro attività trofica le larve di mosca portano la polpa e la buccia del mallo a marcire. Il mallo rinsecchito aderisce al guscio, causando ulteriori difficoltà nelle operazioni di pulizia. La consistenza della polpa diminuisce ed infine secca. Occasionalmente, nei frutti infestati si inseriscono anche altre specie di ditteri che fungono da decompositori secondari e vengono attirati dai malli in decomposizione.

In caso di infestazione molto elevata, gli attacchi della mosca del noce possono causare una cascola anticipata dei frutti, ma è altrettanto frequente che essi dissecchino rimanendo sulla pianta.

Danno da carpocapsa su mallo
Tignola del carrubo

Tignola in campo e in post-raccolta

La tignola del carrubo (Apomyelois ceratoniae) è un lepidottero Piralide tipico delle regioni tropicali polifago in quanto attacca oltre al carrubo, anche il fico, il melograno, il dattero ma anche l’uva e il pistacchio. In Italia la specie è storicamente associata al carrubo europeo ma ultimamente sta creando gravi danni anche a noceti e mandorleti. La biologia di questa piralide è poco conosciuta ma è accertato che sverna come larva e che nel corso dell’anno ci sono almeno due generazioni. Gli adulti compaiono in aprile-maggio e sono presenti fino a settembre-ottobre. La popolazione raggiunge il suo apice nel periodo di fine estate.

La tignola del carrubo danneggia le noci in campo ma è in grado di svilupparsi e danneggiare i frutti anche in magazzino. In campo le femmine depongono fino a 120 uova sulla superficie del frutto. Per entrare nel frutto se larve della Tignola spesso si avvantaggiano dei fori praticati in precedenza dalle larve di Carpocapsa. Le larve si nutrono della polpa dei frutti arrivando fino ai semi e il loro attacco può favorire la formazione di funghi e marcescenze secondarie.

Nella maggior parte dei casi, l’attacco avviene in campo, ma può continuare anche in fase di post raccolta qualora le condizioni di stoccaggio non siano ideali. Per evitare danni in magazzino, nelle zone con presenza di A. ceratoniae, è importante ispezionare i frutti danneggiati per identificare la larva effettivamente responsabile del danno. Questa analisi è utile anche per avere indicazioni sulla potenziale pressione nella stagione successiva. Per la gestione delle infestazioni è importante agire preventivamente con la raccolta e l’eliminazione dei resti dei frutti mummificati lasciati sul terreno o sulle piante.


Arriva la Garella musculana?

Garella musculana è un lepidottero piralide di origine asiatica infeudato al noce che quest’anno è stato intercettato per la prima volta in Italia, nei dintorni di Venezia. Per ora è stato catturato un solo esemplare ma questa specie, purtroppo, ha le potenzialità per diventare uno dei maggiori pest per la coltura. L’areale di G. musculana, infatti, è in progressiva espansione: nel 2008 la specie è arrivata in Ucraina e, più recentemente, in Turchia, Bulgaria, Romania e Russia meridionale.

Nelle zone di origine la specie si sviluppa in tre generazioni; il volo della prima generazione di G. musculana si verifica di solito da inizio aprile a fine maggio. Il volo della seconda generazione si ha in giugno-luglio mentre la terza generazione vola in agosto. Gli adulti si nutrono di nettare e hanno vita breve. Mediamente la femmina depone 30-120 uova, di solito in gruppetti di due o tre elementi sui frutti in accrescimento, privilegiando i punti di contatto fra i frutti, o su germogli di un anno. Le larve neonate entrano nella noce attraverso il picciolo e cominciano ad alimentarsi. Durante il loro accrescimento le larve visitano più frutti anche se le noci infestate di solito ne contengono una sola. Le larve si sviluppano in 25-40 giorni e attraversano 4 stadi di sviluppo. Prima di impuparsi lasciano il frutto praticando un caratteristico foro rotondo, che è molto più grande del foro di ingresso e non è pieno di escrementi (foto). L’impupamento di solito avviene nelle fessure della corteccia. Le larve delle prime due generazioni possono anche impuparsi nell’erba o sui rami. Nel periodo autunnale le larve non riescono a penetrare in profondità nel frutto per cui si alimentano solo nel pericarpo.

Il noce in espansione incontra nuovi nemici - Ultima modifica: 2023-02-02T21:20:58+01:00 da K4

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