Negli ultimi sessant’anni la protezione delle colture mediante l’uso di prodotti fitosanitari di sintesi ha consentito di ottenere importanti incrementi di resa in tutto il mondo.
Tuttavia, la sostenibilità a lungo termine di questo approccio è messa sempre più in discussione a causa degli impatti negativi sulla salute umana, sulla biodiversità e sull’ambiente, oltre a evidenti problemi di ordine tecnico quali lo sviluppo di parassiti, patogeni e infestanti resistenti agli agrofarmaci e la progressiva riduzione dei principi attivi autorizzati.
È necessario cambiare rotta, ricercando soluzioni che consentano di raggiungere obiettivi ambientali non più prorogabili e, al contempo, di mantenere la produttività e la redditività delle colture.
La fine della lotta chimica
È importante che i produttori si rendano conto che la protezione delle colture basata unicamente sul mezzo chimico non è più applicabile, indipendentemente dallo sviluppo, sempre più difficile, di nuove molecole e dall’evoluzione delle normative in materia.
La gestione sostenibile delle avversità delle colture deve passare necessariamente attraverso la diversificazione dei sistemi colturali e da un approccio basato sulla prevenzione dei problemi piuttosto che sulla cura. Soluzioni indirizzate alla riduzione delle quantità di prodotti di sintesi, come l’agricoltura di precisione, sono senz’altro utili ma rappresentano solo la fase iniziale di una transizione che può e deve andare ben oltre, se vuole avere effetti duraturi.
Gli otto principi della gestione integrata della difesa delle colture (Integrated pest management, Ipm), inseriti nell’allegato III della Direttiva 2009/128/Ec sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, non devono essere visti come una costrizione ma come un’opportunità. Infatti, rappresentano linee guida fondamentali per una protezione delle colture moderna che raggiunga al contempo gli importanti obiettivi agro-ambientali ed economici che abbiamo di fronte.
Articolo pubblicato nello Speciale Difesa sostenibile di Terra e Vita
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Diversità e aumenti di resa
Esistono sempre più dati scientifici che dimostrano come i sistemi diversificati, rispetto a quelli specializzati, non soltanto riescono a cogliere gli obiettivi ambientali, ma permettono di mantenere o addirittura aumentare la resa e la redditività delle colture. Frasi come «non è possibile produrre senza agrofarmaci» e «la diversificazione delle colture porterà inevitabilmente ad un calo di resa» sono anacronistiche, superate dalle evidenze scientifiche, e rappresentano ormai solo la visione di chi ha interesse a mantenere lo status quo, che però non gioca certamente a favore dei produttori.
Lo dimostra una meta-analisi pubblicata circa tre anni fa su Science Advances, una delle più importanti riviste scientifiche al mondo. Secondo questa ricerca, per le colture di pieno campo la diversificazione colturale porta contemporaneamente a un aumento delle rese e dei servizi ambientali nel 63% dei casi, grazie soprattutto a effetti benefici sul controllo biologico dei parassiti e un aumento della salute del suolo, mentre i casi in cui a una maggiore diversificazione colturale corrisponde una riduzione di resa non superano il 15%.
tab. 1 - Rese e costi di girasole seminato su sodo su cover crop leguminosa | |
Resa in granella di girasole seminato su sodo su coltura di copertura leguminosa | 4-5 t/ha* |
Azoto fornito dalla veccia usata come coltura di copertura, terminata con roller crimper in epoca tardiva (70% di fioritura) | 135 kg N/ha |
Costi operativi | |
Girasole seminato su terreno arato senza coltura di copertura | 583 €/ha |
Girasole seminato su sodo su coltura di copertura terminata con glifosato a dose piena | 600 €/ha |
Girasole seminato su sodo su coltura di copertura terminata meccanicamente | 540 €/ha |
Come coltura di copertura è stata impiegata veccia vellutata, terminata meccanicamente con roller crimper. La rotazione colturale è stata: frumento, coltura di copertura (veccia), girasole. La sperimentazione è avvenuta in un’azienda commerciale ad indirizzo cerealicolo-industriale della collina toscana. L’esperimento è durato tre anni, i risultati indicati nella tabella rappresentano la media dei tre anni. *nessuna differenza significativa con la terminazione della coltura di copertura con glifosate a dose 100% o 50%. Fonte: Antichi et al. (2022), modificato. |
Soluzioni alternative al glifosate
Sistemi diversificati sono in grado anche di offrire soluzioni alternative all’uso di prodotti fitosanitari controversi, come il glifosate. Una ricerca triennale svolta in un’azienda commerciale a indirizzo cerealicolo-industriale della collina toscana ha dimostrato che, attraverso un’opportuna combinazione tra diversificazione colturale (inserimento di una coltura di copertura di veccia in una rotazione frumento-girasole), conoscenze ecologiche (epoca ottimale di devitalizzazione della veccia) e innovazione tecnologica (utilizzo del roller crimper), è possibile eliminare l’uso del glifosate in un sistema di semina su sodo mantenendo la resa del girasole e incrementando la sua redditività (tab. 1).
Questo è un esempio di come una protezione delle colture efficace può cogliere il meglio, offerto sia dalle conoscenze agroecologiche sia dall’innovazione tecnologica, se combinate in un sistema colturale diversificato. In definitiva, ciò non significa altro che recuperare le buone pratiche agronomiche e inserirle in un contesto moderno alla luce delle nuove conoscenze e delle nuove tecniche.
Un cambiamento da accogliere
Le emergenti evidenze scientifiche sull’efficacia di questo tipo di approccio alla difesa delle colture, che rappresenta un’evoluzione dell’Ipm ed è stata denominata “protezione agroecologica delle colture”, dovrebbero suggerire agli agricoltori e alle loro rappresentanze che non c’è motivo di aver paura del cambiamento né di ostacolare l’adozione di normative sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari.
Anzi, le pratiche di protezione agroecologica delle colture, se ben comprese e adattate alla realtà locale, possono offrire agli agricoltori interessanti opportunità non solo per produrre adeguatamente salvaguardando sia l’ambiente che la propria salute, ma anche per sfruttare al meglio i finanziamenti per le diverse misure agro-ambientali previste dall’attuale Pac.
Articolo pubblicato nello Speciale Difesa sostenibile di Terra e Vita
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Collaborazioni tra agricoltori, tecnici e ricercatori
La protezione agroecologica delle colture richiede agli agricoltori maggiori conoscenze di base e applicative per poter esprimere appieno la propria efficacia. E qui diventa importante il ruolo della ricerca e dell’assistenza tecnica. Il miglior modo per allineare la ricerca sulla protezione delle colture alle esigenze degli agricoltori è quello di coinvolgerli direttamente nel processo di produzione dell’innovazione, sin dall’inizio.
Questo è ciò che si prefiggono di fare alcuni progetti finanziati dalla Commissione Europea, tra i quali Ipm Works (www.ipmworks.net), che ha l’obiettivo di creare reti permanenti tra agricoltori, tecnici e ricercatori europei per trovare assieme soluzioni tecniche innovative per una protezione delle colture efficace e in linea con gli obiettivi della transizione ecologica dell’agricoltura europea.
Soluzioni green innovative ed efficaci per la protezione delle colture esistono e possono essere applicate in qualsiasi contesto. Anche parte dell’industria ha capito che conviene cogliere l’onda del cambiamento piuttosto che ostacolarlo, per questo sta investendo ingenti risorse sullo sviluppo di soluzioni tecniche innovative, come “bio-agrofarmaci” a base, per esempio, di estratti vegetali o microbici, la cui richiesta sta aumentando in maniera esponenziale in tutto il mondo.
La nuova strada è tracciata e bisogna percorrerla con convinzione, consapevoli che porterà a miglioramenti per tutti, agricoltori compresi.
L'autore è del Gruppo di agroecologia, Centro di scienze delle piante della Scuola superiore Sant’Anna di Pisa
Per ulteriori informazioni e riferimenti scientifici contattare l’autore all’indirizzo e-mail:
paolo.barberi@santannapisa.it