«Ci troviamo di fronte a una sovranità alimentare in cui l’industria, che mantiene quote di mercato, riesce a coprire i costi di produzione, mentre gli agricoltori perdono pezzi e non riescono a coprire i loro costi di produzione, aumentati di circa 16mila euro per azienda nell’ultimo anno. Non è questa la filiera che vogliamo e non è questa la sovranità alimentare che vogliamo». È il monito e il «grido di dolore», espresso dal presidente Cia Cristiano Fini durante la manifestazione nazionale organizzata dalla Confederazione a Roma. Lo stesso grido è arrivato dagli oltre due mila agricoltori giunti da tutta Italia riuniti in piazza Santi Apostoli che hanno chiesto di non lavorare più sottocosto.
«Sovranità alimentare, solo uno slogan»
Il presidente ha più volte sottolineato che «senza reddito e cibo, la sovranità alimentare resta solo uno slogan. Abbiamo avuto rincari fino al 500% dal campo alla tavola. I conti non tornano, abbiamo un calo del 60% del reddito netto delle imprese agricole. Serve subito quel piano agricolo nazionale sempre annunciato e mai realizzato, che rimetta al centro l’impresa».
«Il governo italiano e l'Europa diano risposte alle aziende agricole»
«I nostri terreni sono devastati dai cinghiali da anni. Abbiamo pensionati che devono sopravvivere con 500 euro al mese. Questo è un Paese civile? Questo è il sostegno all’agricoltura? Inoltre – ha incalzato Fini – dall’Europa continuano ad imporre vincoli inutili e dannosi. E gli agricoltori vengono ingiustamente attaccati. Ribadisco che noi non siamo il problema ma la soluzione. E ancora, la crisi climatica che ci impedisce di produrre è un problema solo nostro?».
A queste domande, ha sollecitato Fini, «devono essere date delle risposte. E se c’è qualcuno che si chiede perché oggi siamo qui, che non ne capisce il motivo, credo che veramente lui non capisca o faccia finta di non capire. La risposta è semplice: perché non ce la facciamo più. Noi siamo qui per rivendicare il ruolo centrale dell'agricoltura. L’agricoltura e gli agricoltori sono un valore, un bene comune, da difendere e tutelare».
«Servono risorse ad hoc in legge di stabilità per le filiere più in difficoltà»
Al termine della manifestazione il presidente Cia ha ribadito l’urgenza di attivare misure di sostegno mirate: «Abbiamo prodotto il 40% in meno di grano, il 40% in meno di frutta, il 12% in meno di uva da vino. Questo è insostenibile. Chiediamo che vengano messe in legge di stabilità risorse specifiche per queste filiere».
I numeri della crisi
L’ortofrutta è in ginocchio, con un taglio del 40% della produzione dopo la siccità record del 2022, le gelate e soprattutto gli effetti delle alluvioni di maggio.
Il vino made in Italy ha perso in media il 12% quest’anno, a causa degli attacchi distruttivi di peronospora, e con esso anche il primato mondiale a favore della Francia.
La zootecnia è in sofferenza, con un 2023 inaugurato dal calo del 30% della produzione di carne bovina e continuato con il proliferare della peste suina, che rischia di distruggere un comparto da 11 miliardi di euro.
E mentre i listini dei cereali sono in caduta libera (-40%), il carrello della spesa si fa più pesante con l’inflazione, facendo esplodere il divario tra i prezzi pagati agli agricoltori e quelli sugli scaffali dei supermercati. Oggi un produttore prende 35 centesimi di euro per un chilo di grano duro, mentre un pacco di pasta costa 2,08 euro, con un aumento del 494% dal campo alla tavola.
Stessa dinamica vale per il latte: all’allevatore vanno 52 centesimi di euro al litro, ma il consumatore per comprarlo spende 1,80 euro (+246%). Lo stesso per frutta e verdura: i pomodori vanno da 1,13 euro al chilo all’origine a 3,73 euro al consumo (+230%); le mele da 50 centesimi di euro a 2,43 euro al chilo (+386%); le pere da 1,64 a 3,55 euro al chilo (+116%); persino la zucca di Halloween, da 65 centesimi di euro a 2,76 euro (+325%).
Le proposte Cia per una vera sovranità alimentare
- Per garantire il giusto reddito agli agricoltori lungo la filiera, la Cia chiede che venga redistribuita a monte una quota degli aumenti sulla tavola per creare un sistema più equilibrato, aggiornata la normativa sulle pratiche sleali, certificati i costi di produzione agricola per assicurare prezzi dignitosi, ridotte le forme di finanziarizzazione legate alla produzione di materie prime.
- Favorire l’aggregazione aziendale e incentivare la crescita delle pmi, anche con una revisione degli strumenti di accesso alla terra e una legge sul ricambio generazionale, che vuol dire dall’altro lato agevolare l’uscita dal settore con una riforma strutturale per innalzare le pensioni minime agricole.
- Per il reperimento della manodopera richieste procedure più semplici e flessibili.
- Sul caro-energia Cia chiede lo stop di accise e Iva sui carburanti.
- Quanto alle calamità naturali e crisi fitosanitarie, la Confederazione sollecita la riforma del sistema delle assicurazioni, nazionale e Ue, considerando che oggi gli strumenti a disposizione coprono in media meno del 3% dei danni reali e i risarcimenti arrivano in estremo ritardo.
- In merito alla fauna selvatica: gestione e ripristino dell’equilibrio sono le parole d’ordine, da tradursi subito in fatti.
- Per frenare l’abbandono delle aree rurali, serve riportare sui territori i servizi alle imprese e alla persona, mettere in sicurezza le infrastrutture e incentivare la digitalizzazione.