E' crisi profonda per la birra artigianale e agricola made in Italy che segna un crollo del fatturato del 90% (dati Unionbirrai). Le restrizioni del canale Horeca, le chiusure confermate di ristoranti, pub e bar durante tutte le festività di Natale e il blocco di fiere, eventi, sagre con le attività legate allo street food, hanno infatti penalizzato una filiera innovativa che conta oltre 900 microbirrifici artigianali e migliaia di produttori di luppolo e orzo distico. Quella che prima della pandemia era una filiera dalle grandi potenzialità di sviluppo, oggi corre in rischio di non sopravvivere senza sostegni adeguati.
Filiera brassicola, «Il fondo di 10mln di euro previsto nella legge di Bilancio è una prima risposta, ma non basta»
«La pandemia è piombata su un settore in piena crescita, competitivo e di qualità, causando danni enormi. Dopo i ripetuti appelli a Parlamento e Governo ora le speranze degli operatori sono riposte nell’emendamento approvato alla legge di Bilancio 2021 che prevede un fondo di 10 milioni di euro a sostegno delle filiere agricole minori, tra cui quella della birra. In questo difficile periodo è una prima risposta importante, su cui sarebbe utile un coinvolgimento della filiera». Lo hanno affermato il presidente nazionale di Cia Dino Scanavino, e il direttore generale di Unionbirrai Vittorio Ferraris, nel corso dell'iniziativa congiunta “La birra indipendente artigianale e la filiera brassicola in Italia: il difficile presente, le azioni a supporto, le sfide del 2021”.
Birre artigianali «Serve codice Ateco specifico»
«L’emendamento da solo è insufficiente, sono necessari interventi strutturali e di lungo periodo per dare nuovo slancio al settore. A partire - ha sottolienato Scanavino - dalla costruzione di un codice Ateco specifico che differenzi il mondo artigianale della birra dalle grandi multinazionali».
Ad oggi, infatti, esiste un unico codice Ateco sia per i piccoli produttori che per le grandi industrie. «Con un codice Ateco specifico per i piccoli birrifici indipendenti - ha sottolineato Ferraris - si faciliterebbero future iniziative ad hoc per il comparto, separandolo dalla generica “produzione birra”. Inoltre, a differenza dell'industria, la birra artigianale ha solo in maniera minima uno sbocco commerciale nella grande distribuzione. Peraltro, si tratta di un prodotto che va tutelato perché non essendo pastorizzato né filtrato è estremamente deperibile».
Birre artigianali, l'identikit di un comparto giovane e in fermento
A rischio c’è un comparto che vale il 4% del mercato nazionale, che produce in media 500 mila ettolitri l’anno, di cui circa il 20% in biologico, fattura oltre 250 milioni di euro e dà lavoro a 7 mila addetti. Un prodotto che è entrato anche nel paniere Istat, a testimonianza del suo successo crescente nelle famiglie, e che ha conquistato i giovani, visto che il 60% dei millenial italiani si dichiara un conoscitore attento delle varie tipologie di birra artigianale, considerandole tipiche quasi quanto il vino.
Inoltre, l’Italia per numero di birrifici oggi è al quarto posto in Europa dietro paesi con una grande tradizione brassicola come Regno Unito, Germania e Francia.
Birre artigianali, Cia e Unionbirrai: «Subito misure per rilanciare il settore»
Numerose le richieste di Cia e Unionbirrai per rilanciare il settore. Da un allentamento degli obblighi fiscali e finanziari: ad esempio, una riduzione dell’Iva per il 2021 per la birra artigianale italiana, considerandola come prodotto della filiera agroalimentare; alla previsione di un credito d’imposta per gli esercenti che hanno acquistato e acquisteranno birra artigianale sfusa, così da aiutare i locali attualmente di nuovo in lockdown e rilanciare la produzione dei birrifici. E ancora, l’avvio di un dialogo costruttivo con la Gdo per entrare in maniera concorrenziale nei supermercati italiani, puntando sulla qualità.
«Serve anche un impianto normativo nuovo - ha incalzato Ferraris -. Il settore è normato da una legge del ’62, non più conforme alla produzione moderna».
Ricerca genetica a supporto della filiera del luppolo
Durante il confronto, il presidente Consorzio Luppolo Made in Italy Stefano Fancelli ha evidenziato l'urgenza di mettere in campo importanti investimenti per la micro-filiera del luppolo italiana. «E' una filiera complicata. Speriamo in strumenti di filiera nazionale. Oggi per avviare la produzione di un ettaro di luppolo ci vogliono circa 40mila euro. Serve continuità di sostegno al reddito degli agricoltori. La filiera del luppolo ha bisogno anche di investimenti in ricerca genetica per registrare varietà italiane che mancano».
«Il rischio di chiusure, oggi, è molto elevato. Bisogna dare ossigeno alle aziende per poter imboccare la strada della ripartenza - ha concluso il presidente Cia -. Solo con misure mirate si può salvaguardare un settore di prestigio capace di creare un circuito produttivo al 100% italiano, dal campo alla distribuzione».
L’Abbate: «Strutturare la filiera. No aiuti a pioggia»
«La filiera brassicola è giovane e ha ampi margini di crescita. Inoltre offre una grande opportunità per la nostra agricoltura, perché - ha dichiarato il sottosegretario Mipaaf Giuseppe L’Abbate - consente la diversificazione della produzione e evita l’abbandono delle aree interne, assicurando redditività ai territori».
Per valorizzare la filiera delle birre artigianali, L’Abbate ha indicato la strada della ricerca. «Non siamo auto sufficienti nella produzione di luppolo e sarà determinante trovare varietà italiane e prodotti fitosanitari mirati a difesa del luppolo. Temi questi di cui discutiamo già al ministero e al tavolo tecnico.
Dalla Pac potranno venire altri aiuti - prosegue L'Abbate -. Importante sarà però spendere bene le risorse per strutturare la filiera, per questo ritengo che la soluzione dei contributi a pioggia non sia quella giusta. Dobbiamo invece lavorare per aumentare la produzione e i contratti di filiera, facendo crescere il valore aggiunto delle imprese».
In conclusione, sulla questione della definizione del codice Ateco L’Abbate ha affermato che sarà importante costituire un tavolo con il Ministero dello Sviluppo Economico.