Sussidiarietà e snellimento burocratico. Con questi obiettivi in Sicilia la Giunta di governo, su proposta dell’assessore all'Agricoltura Edy Bandiera, ha deciso che ai Caa potranno essere delegate tre attività finora di competenza degli uffici della Regione. La concessione del carburante agricolo agevolato agli utenti di macchine agricole, la certificazione della qualifica di imprenditore agricolo professionale (Iap), e l’abilitazione all’esercizio dell’attività agrituristica e fattoria didattica e la relativa iscrizione negli elenchi regionali.
La scelta in direzione della sussidiarietà e della delega è stata dettata dalla necessità di snellire le procedure, soprattutto ora che gli uffici periferici dell’assessorato si vanno via via svuotando per via dei pensionamenti e del mancato ricambio del personale. Ma non solo. C’è stata anche la pressione delle organizzazioni professionali, Coldiretti in testa, che da anni ormai spingono per “appropriarsi” di certe attività in sostituzione della pubblica amministrazione, come del resto è stato già avviato da tempo in altre regioni.
Agronomi, periti e agrotecnici in allarme
La decisione aggiunge una preoccupazione in più ai liberi professionisti “agricoli” che operano nell’Isola. E guarda caso, è arrivata proprio nel momento in cui si è accesa la polemica nazionale tra Ordine degli agronomi e Collegi professionali di periti agrari e agrotecnici da una parte, e Agea dall’altra sul testo della nuova convenzione con i Caa.
Sebbene la novità siciliana riguardi attività di scarso interesse per loro, agronomi, periti agrari e agrotecnici iscritti ai relativi albi pensano che quanto deciso a Palazzo d’Orléans possa costituire un pericoloso precedente capace di insidiare il campo della loro attività professionale. Ma non solo. Osserva Paola Armato, presidente della Federazione regionale degli Ordini degli Agronomi e Forestali e presidente dell’ordine di Palermo: «C’è anche un problema di competenza professionale. Finora le attività che saranno delegate ai Caa in via sussidiaria sono state svolte presso gli uffici periferici dell’assessorato Agricoltura da impiegati in possesso di laurea o diplomi in materie agrarie, nel peggiore dei casi da geometri. E questo rassicura circa la correttezza tecnica dei procedimenti. Non è ancora chiaro se questa stessa competenza sarà pretesa agli operatori dei Caa».
Pratiche espletabili solo per gli iscritti agli albi?
In più, a detta dei liberi professionisti, nell’allegato alla delibera sono state definite più nel dettaglio le azioni che possono svolgere i Caa e alcune di queste sembrano inquadrarsi nelle competenze professionali specifiche e quindi, com’è noto, possono essere svolte solo dai professionisti “agricoli” iscritti all’albo.
«C’è da augurarsi - aggiunge Paola Armato - che il testo della convenzione sia più preciso e faccia chiarezza circa chi può fare cosa senza rimandi generici alla normativa sulla tutela della libera professione il cui rispetto, purtroppo, in assenza di puntuali controlli e verifiche da parte della Regione che vigila sui Caa, non sempre è efficace».
Ad oggi, la convenzione tra assessorato regionale all’Agricoltura e Caa non è stata ancora scritta e quindi non si conoscono i dettagli operativi ma è certo - almeno così assicurano all’assessorato agricoltura - che sarà a titolo gratuito. Un bell’acquisto, dunque per i Caa a cui sta già stretto, anzi strettissimo, il compenso che Agea riconosce per la tenuta dei fascicoli aziendali. Con i tre euro a fascicolo e un massimo di 350 fascicoli per operatore, è infatti impossibile coprire i costi del personale e quelli connessi all’attività, a partire dalla costosissima polizza assicurativa.
Il nodo della separazione degli incarichi
Ovvio pensare quindi, che per pareggiare i conti, all’agricoltore che si rivolge ai Caa per una delle tre attività in convenzione, così come accade già per tutte le domande Pac, potrebbe essere chiesto un pagamento per la predisposizione delle domande e di tutti gli altri adempimenti necessari a ottenere premi e contributi. Tutto lecito, ma solo se a predisporre la documentazione di corredo (mappe, relazioni tecniche, progetti, ecc) è un tecnico iscritto all’albo che non coincida con l’operatore abilitato a lavorare sul Sian. È, infatti, chiaramente scritto nella convenzione nazionale con Agea (in quella nuova, ma anche in quelle precedenti), che deve essere assicurata la separazione degli incarichi. Cosa facile a dirsi, decisamente più difficile a farsi e soprattutto da dimostrare e da verificare.
La polemica nazionale sulla convenzione Agea-Caa, ha sullo sfondo esattamente questa situazione di conflitto. Nessuno, né operatore del Caa, né libero professionista può allo stesso tempo ricoprire due ruoli, da una parte quello della sussidiarietà, dall’altra quello di progettista e consulente (ovviamente di parte) del potenziale beneficiario di premi e contributi.
Lo "schema" Sicilia via d'uscita per la vicenda Agea-Caa?
In Sicilia il panorama è diverso. Dal 2009, in aggiunta alla possibilità di convenzionarsi con un Caa o con una società di servizi a sua volta convenzionata con quest’ultimo, per gli agronomi esiste infatti la possibilità di convenzionarsi con l’Amministrazione regionale che ha permesso l’accesso al Sian che permette la consultazione del fascicolo aziendale e il caricamento delle domande di contributo del secondo pilastro della Pac. Quindi, tanto per fare un esempio, le domande di tutte le misure previste dal Psr (investimenti, biologico, indennità compensativa e altro ancora) o dall’Ocm vino. «Questo accordo - osserva Paola Armato - è ormai uno strumento indispensabile per la progettazione e per smorzare le polemiche potrebbe essere utile estenderlo a livello nazionale».